Commento

Il comitato dei laici cattolici in Svizzera: la dichiarazione dei diritti umani è un inno alla difesa di ogni vita, anche del migrante!

Compie 70 anni la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU): un’età considerevole. Un’età che misurata a quella di un percorso umano, corrisponde (o dovrebbe) all’età della saggezza. Che ne è della Dichiarazione oggi? Ma soprattutto come stiamo noi, in rapporto a lei?

Ce lo chiediamo da laici, da uomini e donne cristiani, che di fronte a questa documento, nato settant’anni fa dal grido: «Mai  più» di una manciata di statisti all’indomani del disastro delle due guerre mondiali, vogliamo lasciarci interrogare nel profondo da questo documento che dietro alla sua apparente semplicità e ovvietà, apre a considerazioni profonde sull’umano. Ma anche sul divino, a cui però non fa mai riferimento.

Il dato più significativo che leggiamo al suo interno è che non si tratta di un documento che concede all’uomo dei diritti fondamentali, ma che glieli riconosce per nascita (Art. 1:»Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti»). Non si tratta quindi di un testo di legge che propugna delle leggi in favore dell’uomo. Ma del lavoro di un gruppo di statisti che hanno visto uccidere milioni di persone perché appartenenti a Paesi, religioni, etnie «sbagliate» e che riconoscono che ogni uomo o donna o bambino, è portatore di un diritto inalienabile alla vita, alla dignità, al rispetto… Noi cristiani aggiungeremmo perché «creatura», nata ad immagine e somiglianza di Dio. Indipendentemente dal fatto che nasca su un barcone che attraversa il Mediterraneo. Se appartenente ad una minoranza religiosa. Se condannato per omicidio.

Ma che succede se l’uomo, la donna, il bambino in questione stanno dalla parte «sbagliata» della storia? Hanno opinioni diverse dalle nostre? Se esprimono pensieri a noi sgraditi? Se la loro vita è segnata da errori? O solo, diversa dalla nostra? Qui la faccenda si complica. E la Dichiarazione diventa documento intransigente, che ci mette a dura prova. E, in ultima analisi, a confrontarci con il Vangelo.

Perché ci porta su un terreno non propriamente umano, dove è difficile e scomodo, restare. Sul terreno della gratuità,  dove «io ti dò anche se non meriti», «ti ascolto anche se non mi ritrovo in quello che mi dici»,  »ti accolgo anche se preferirei che tu te ne tornassi da dove sei venuto», ti «riconosco i tuoi diritti anche se hai infranto i miei».  Come fa Dio, che ci ama nonostante quello che siamo.

Questo, da settant’anni, ci raccomanda e ci ricorda la Dichiarazione universale dei diritti umani. Ci siamo riusciti? Come Stati? Come nazioni? Come fedeli? Ci siamo riusciti come cittadini? Come vicini di casa? Come insegnanti? Come padri, madri, mariti, mogli, figli, amici?

La risposta è purtroppo sotto gli occhi di tutti. L’indignazione che ha dato vita alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, si è affievolita. La memoria si è fatta corta. Oggi sull’Occidente del mondo è scesa una cappa di paura che porta a chiudere le frontiere, ad innalzare muri, a separando chi vive entro, da chi vi sta fuori. Le differenze sono ritornate importanti. E per tanto la Dichiarazione è stata un po’ messa da parte. Proprio come succede con i vecchi, che usciti dal ciclo produttivo, sperimentano l’ irrilevanza sociale. Il loro essere ormai fuori dai giochi che contano. Senza clamore. Senza mai dirlo. Una volta all’anno, ritornano protagonisti: il giorno del loro compleanno. Arrivano i parenti e ci si ritrova tutti insieme, intorno alla torta. Si soffia sulle candeline, si canta, si battono le mani. Poi, già la sera stessa, sul festeggiato ricade il silenzio.

L’invito del Comitato dei laici della Svizzera per questo 70esimo anniversario della DUDU è quello di voler alzare questa coltre di silenzio che la circonda e di volerla riprendere in mano. Facendoci portatori di quel «Mai più» che l’ ha vista  nascere, in tutti i luoghi che normalmente frequentiamo noi uomini e donne di buona volontà, che Dio ama.

 

Comitato Svizzero dell’Apostolato dei Laici (CSAL)

 

 

 

Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, composta da un preambolo e da 30 articoli.

Pur non essendo formalmente vincolante per gli Stati membri, in quanto dichiarazione di principi, questo documento riveste un’importanza storica fondamentale in quanto rappresenta la prima testimonianza della volontà della comunità internazionale di riconoscere universalmente i diritti che spettano ad ogni essere umano.

 

10 Dicembre 2018 | 18:00
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