I vescovi svizzeri si incontrano dopo il lockdown
Rivedendosi per la prima volta dopo il lockdown imposto dal coronavirus, i vescovi svizzeri, convenuti ad Einsiedeln, hanno iniziato i lavori della loro assemblea ordinaria, affidando la Svizzera a Maria, in risposta anche a diverse richieste giunte dai fedeli ai vescovi. Durante la celebrazione dei vespri (a cui è stato possibile assistere anche in livestream), l’8 giugno Mons. Felix Gmür, attuale presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), ha ripreso le parole che S. Giovanni Paolo II aveva pronunciato nel 1984, durante la sua visita in Svizzera, davanti alla Madonna Nera di Einsiedeln: «Ave o Maria, ti affido oggi, o santa madre di Dio, questo Paese, la Svizzera…».
Al primo punto dell’ordine del giorno dell’assemblea dei vescovi, c’era la discussione e lo scambio sull’esperienza del coronavirus: lo scoppio della pandemia, il coordinamento tra la CVS, le diocesi, le istanze governative. La tempestività delle reazioni della Conferenza ad ogni nuova decisione della Confederazione, si è rilevata molto importante per poter sostenere e rassicurare i fedeli e i diversi responsabili locali. D’altra parte, si sono verificate anche delle tensioni perché non tutti hanno accolto le decisioni con la medesima comprensione, essendo la situazione pandemica molto differente da regione a regione. I vescovi, inoltre, si sono detti sorpresi per la risonanza positiva messa a segno dalla diffusione via internet, ma anche attraverso le televisioni, di messe, rosari e preghiere.
Al secondo punto dell’ordine del giorno c’era la pastorale dei malati: che è stata in tutte le diocesi, potenziata. A questo proposito la CVS ha deciso di aderire – su richiesta del Ministero dell’interno- alla «Piattaforma nazionale dedicata alla demenza».
Molte naturalmente le attività e i progetti che il virus non ha permesso di portare avanti: uno su tutti il dossier «In cammino insieme, per rinnovare la Chiesa», spostato all’assemblea ordinaria prevista in autunno.