I 90 anni i Liliana Segre, testimone dell'orrore della Shoah

Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha telefonato questa mattina, 10 settembre, alla senatrice a vita Liliana Segre. Formulandole auguri affettuosi per il suo novantesimo compleanno, l’ha ringraziata per la sua alta e preziosa testimonianza contro l’odio e la violenza, in difesa dei diritti di tutti e nel rifiuto di ogni discriminazione.

Testimone della Shoah, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz, ebrea italiana colpita dalle Leggi razziste volute da Benito Mussolini duce del Fascismo e firmate da re Vittorio Emanuele III, Liliana Segre compie oggi 90 anni. Nata a Milano il 10 settembre del 1930 in una famiglia ebraica laica, era figlia di Alberto e Lucia Foligno, che muore quando lei ha meno di un anno.

Una ragazza italiana come tante su cui nel 1938 si abbatte la violenza vergognosa della discriminazione razziale. Da allora nulla sarà come prima per tanti ebrei italiani come Liliana, che a 8 anni viene espulsa dalla scuola. Alla discriminazione segue la persecuzione. Nei primi giorni del dicembre del 1943, Segre con il padre e due cugini prova a scappare in Svizzera. «Fu la prima volta che sentii questa parola: ‘scappare’. Scappare – ha raccontato nel ‘Libro della Shoah italiana’ di Marcello Pezzetti (Einaudi) – è così terribilmente negativo come termine… e un ladro che scappa, è qualcuno inseguito che scappa. Beh, noi non eravamo ladri, ma certamente eravamo inseguiti».

Ci sono voluti 45 anni a Liliana per «rompere il silenzio» sulla Shoah, come è accaduto a molti sopravvissuti: solo nel 1990 comincia a raccontare incontrando studenti e professori. Da allora non si è più fermata. «Spero che almeno uno di quelli che hanno ascoltato oggi questi ricordi di vita vissuta – ha detto in sua testimonianza – li imprima nella sua memoria e li trasmetta agli altri, perchè quando nessuna delle nostre voci si alzerà a dire ‘io mi ricordo’ ci sia qualcuno che abbia raccolto questo messaggio di vita e faccia sì che 6 milioni di persone non siano morte invano per la sola colpa di essere nate. Altrimenti tutto questo potrà avvenire nuovamente, in altre forme, con altri nomi, in altri luoghi, per altri motivi. Ma se ogni tanto qualcuno sarà candela accesa e viva della memoria, la speranza del bene e della pace sarà più forte del fanatismo e dell’odio».

Ansa/red

10 Settembre 2020 | 15:06
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