Da sin.: Mario Branda, sindaco, Fausto Riva, presidente consiglio parrocchiale, don Regazzi e Christian Paglia, municipale riuniti per l’inaugurazione
della nuova illuminazione della Collegiata il 26. 2.2018 (CdT)
Diocesi

I 50 anni di sacerdozio di don Pierangelo Regazzi: «Grazie a lui la Collegiata è diventata la casa di tutti»

50 anni di sacerdozio, di cui 13 anni a Bellinzona. I ricordi, per don Pierangelo Regazzi, sono davvero tanti: dai molteplici pellegrinaggi – uno o due all’anno – organizzati con i parrocchiani di Bellinzona e di altre parrocchie precedenti, tra cui uno degli ultimi in Armenia, agli sforzi per portare avanti il discorso ecumenico, fino a quelli, molto più remoti nel tempo, dei primi anni da sacerdote a Locarno. Ma poi alla sua memoria si affacciano anche altre sue parrocchie: Pollegio e Personico, Camorino, l’Alto Malcantone, Rancate. Nel Vicariato delle Tre Valli don Pierangelo si ricorda tra l’altro di un giovanissimo ragazzo che partecipava a volte alle attività giovanili vicariali: Valerio Lazzeri.

Don Pierangelo Regazzi saluta Papa Francesco in occasione di un pellegrinaggio parrocchiale a Roma per il Giubileo della Misericordia sabato 2 marzo 2016.

A Cademario, invece, è testimone di un momento storico: l’insediamento delle prime monache nel monastero delle clarisse. «I primi anni – ricorda – quando ancora la clausura non era stata istituita, io pranzavo da loro e loro da me. Si è creato un bellissimo rapporto di amicizia. Penso spesso a suor Giuseppina, che vive ancora lì».

Ma a commuoverlo è anche il ricordo di don Giuliano Bonci, parroco a Breno-Fescoggia, Miglieglia e Novaggio, che si ammalò nei suoi anni a Cademario e che fu chiamato a sostituire, per la Parrocchia di Breno: «Fino alla sua morte, ogni anno, ho fatto in modo che dalle parrocchie fosse organizzato un pullman per andare a trovarlo a casa sua, a San Giovanni Valdarno, nella diocesi di Fiesole, in provincia di Arezzo». Un gesto di amicizia e di vicinanza che rivela un tratto caratteristico di don Pierangelo. «Credo di poter dire dopo 50 anni di sacerdozio che il segreto per riuscire a portare avanti bene la propria missione sia quello di coltivare la convivialità, che deve venire prima ancora dei programmi pastorali. Il Vicariato del Malcantone per me in questo senso è stato di grande esempio. Erano i tempi di don Guido Crivelli, tra i sacerdoti c’era davvero affiatamento».

E dell’affiatamento, nella sua ultima parrocchia a Bellinzona, don Pierangelo ne ha fatto il suo metodo di lavoro, anzitutto contribuendo alla crescita della collaborazione delle due curazie istituite qualche anno fa, quella del Sacro Cuore e di Cristo Redentore. «Quelle che in origine erano due quasiparrocchie – ci spiega – sono state riunite sotto l’unica parrocchia di Bellinzona. Sulla carta un cambiamento facile, ma che nel tempo ha richiesto un costante lavoro di unificazione. Oggi le due curazie festeggiano alcune celebrazioni assieme, e lo stesso vale per le catechesi dei bambini e dei ragazzi. L’idea è quella dell’unità nella diversità. Ma è un tentativo di collaborazione che deve essere ancora approfondito».

Bellinzona per don Pierangelo è stata una realtà particolarmente stimolante sotto tanti punti di vista. Lo ritroviamo ad esempio, in quel fatidico 2008, al fianco degli operai delle Officine, per lo sciopero che avrebbe contribuito al loro mantenimento in città. Ma c’è anche quel venerdì santo del 2006, quando, finite le celebrazioni, decise di raggiungere la comunità protestante di Bellinzona per sedersi anonimamente nell’assemblea ed assistere al culto, «in segno di fratellanza », ci dice. Il ricordo gli è caro, perché sarebbe stato l’inizio di un lungo rapporto di amicizia, ancora oggi vivo, con i riformati presenti sul territorio della parrocchia.

Negli anni il lavoro svolto da don Pierangelo è stato molteplice. Ne è testimone Suor Assunta, che da anni lo aiuta in molti compiti, in particolare l’assistenza ai malati: «Io e don Pierangelo ci occupiamo da sempre dei malati in parrocchia. Quando vengo a conoscenza della sofferenza di qualcuno, ne riferisco sempre a don Pierangelo e insieme ce ne occupiamo. Li seguiamo, li accompagnamo, ci occupiamo delle loro necessità fisiche e morali, ne seguiamo il percorso, anche quando vengono ricoverati in casa anziani o in ospedale.  È una vera missione parrocchiale, che si rafforza nei tempi forti dell’anno liturgico».

«Inoltre, faccio in modo che in parrocchia ci sia l’accoglienza giusta dei vari gruppi, ad esempio quelle delle mamme: preparo i pranzi, le merende, tutto quanto occorre per farli sentire a casa. Per molte persone la nostra presenza è un sollievo, ma io ripeto sempre: è il Signore che fa, è Lui che opera tra di noi, manda le persone al momento giusto. Egli dona sempre, a tutti quanti, la persona giusta quando c’è bisogno».

«Penso, ad esempio, ad una famiglia in grave difficoltà che abbiamo ospitato per breve tempo. Era purtroppo un nucleo famigliare che si stava dividendo; con don Pierangelo l’abbiamo accolta, nonostante le gravi difficoltà. La porta qui è sempre aperta e in questo si sente l’umanità di don Pierangelo. Le mamme spesso ci chiedono aiuto, ci espongono problemi famigliari. Con loro si crea comunione, scambio reciproco».

Emma Brugnoli, invece, segretaria del Consiglio pastorale della Collegiata ha apprezzato soprattutto i corsi di introduzione al Vangelo: «Con don Pierangelo abbiamo davvero percepito le novità introdotte dal Concilio Vaticano II. Ci ha spiegato molto bene tutti i cambiamenti e poi ci ha abituati ad avere un approccio personale al testo evangelico. Con lui abbiamo fatto tantissimi corsi di lettura del testo sacro, basandoci sul brano della domenica. Ci ha sempre invitato a dire la nostra opinione».

Uguale abilità comunicativa don Pierangelo l’ha sempre avuta anche con i bambini, come ci testimonia Margarita Vincentini, che anima il gruppo del dopo comunione con i ragazzi di quarta e quinta elementare. «I ragazzi lo adorano. Pur essendo molto colto, espone i concetti con estrema facilità, sa raccontare anche i passi del Vangelo più difficili in modo molto comprensibile, facendo divertire anche i ragazzi più irrequieti. Mai una parola forte verso di loro, solo molte risate e dei modi cordiali». «L’ho visto – aggiunge – superare anche dei momenti umanamente difficili, ma la sua reazione è sempre stata pacifica. Si è sempre impegnato per portare la pace dove c’è stato bisogno».

La signora Anita Banfi, già sagrestana in Collegiata e anche consigliera comunale e partecipante di molteplici pellegrinaggi organizzati dalla parrocchia, invece sottolinea la cura con cui don Pierangelo si è sempre preparato, rendendo il pellegrinaggio, oltre che un’esperienza di fede, anche un percorso storico-culturale: «Don Pierangelo nei suoi pellegrinaggi pensa proprio a tutto, come un’agenzia viaggi », ci rivela sorridente. «Dagli aspetti pratici alla formazione spirituale, che è sempre molto ricca; il bello è che invita i partecipanti ad interrogarsi anche sul loro vissuto. Ci ha portato più volte a Roma, l’ultima volta per la canonizzazione di Romero e Paolo VI, regalandoci una grande opportunità». «In vero, noi bellinzonesi abbiamo scoperto la voglia di documentarsi di don Pierangelo fin da subito, da quando è arrivato 13 anni fa a Bellinzona: ricordo che si è subito informato in modo approfondito sulla storia della Collegiata. Inoltre, apprezzo molto che abbia fatto di questa chiesa «la casa di tutti», grazie alla sua disponibilità e apertura mentale».

Fausto Riva, presidente del Consiglio parrocchiale, conferma a sua volta che  «sicuramente don Pierangelo è un cattolico innovativo, un prete fedele allo spirito e al messaggio del Concilio Vaticano II voluto da papa Giovanni XXIII, suo conterraneo. Un messaggio di speranza e di solidarietà, oggi purtroppo molto indebolito, quasi silente. L’atteggiamento molto profilato di don Pierangelo non sempre è stato compreso. Le personalità forti sollecitano, provocano, fanno discutere e soprattutto inquietano e disturbano; per questo non trovano consensi unanimi. Le persone come don Pierangelo, indipendenti, coraggiose e determinate, sono fondamentali. Ci ricordano che seguire il Vangelo non è attenersi ad un apparato di dogmi, divieti e consuetudini, ma compiere nel quotidiano l’unico comandamento che Gesù ha dato agli apostoli durante l’ultima cena: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi».

«Don Pierangelo, nel rispetto dei differenti carismi dei nostri presbiteri, ha contribuito ad un rinnovato dialogo tra le comunità della Collegiata, di Cristo Redentore dell’Uomo e del Sacro Cuore, favorendo «l’unità nella convivialità delle differenze».

La testimonianza di Mario Branda, sindaco di Bellinzona

Anche l’onorevole Mario Branda ci conferma che «don Pierangelo si è fatto apprezzare in tutti questi suoi anni a Bellinzona per la sua disponibilità al dialogo; aperto alla società e partecipe della vita cittadina, senza però mai risultare invadente, rispettoso dei limiti e delle competenze». «In particolare, ci è piaciuto il modo in cui ha messo a disposizione gli spazi della «sua» Collegiata per attività civili e culturali. Anzi, pareva ci tenesse personalmente che la chiesa, luogo sacro per i credenti, potesse anche diventare un punto d’incontro e d’interesse per tutti». In questo modo si sono rafforzati anche i legami tra parrocchia e Comune: «Se c’era da attivarsi per chiedere interventi di sistemazione – prosegue Branda – lui sapeva come muoversi e non vi era municipale che potesse pensare di sfuggire alle sue domande, in fondo però sempre nell’interesse pubblico. È stato quindi facile dialogare con don Pierangelo e così, anche per suo merito, avvicinare su un terreno di reciproca comprensione e rispetto il mondo della religione e quello dell’azione civile. Un aspetto, questo, come sappiamo, tutt’altro che scontato».

Laura Quadri

Da sin.: Mario Branda, sindaco, Fausto Riva, presidente consiglio parrocchiale, don Regazzi e Christian Paglia, municipale riuniti per l’inaugurazione della nuova illuminazione della Collegiata il 26. 2.2018 (CdT)
13 Luglio 2019 | 13:20
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