I tre volontari della Diocesi di Lugano ad Haiti
Diocesi

Haiti: viaggio nelle sfide quotidiane dei missionari ticinesi

Mauro Clerici della Conferenza missionaria della Svizzera italiana è stato ad Haiti nelle scorse settimane per visitare i tre missionari laici Nicola Di Feo, Francisco Fabres e Nicole Agustoni partiti dal Ticino circa un anno fa e che operano nell’isola per un progetto educativo della Diocesi haitiana di Anse-à-Veau-Miragoâne in cooperazione con la Diocesi di Lugano.

Mauro Clerici, quale situazione ha trovato ad Haiti?

La situazione del paese è abbastanza allarmante, la loro democrazia non decolla. Le elezioni sono state l’anno scorso in autunno, dopo che erano state annullate tre volte. Adesso il problema era di nominare un nuovo primo ministro, dopo le dimissioni del precedente a causa delle dimostrazioni di piazza (aumento esagerato del costo del combustile). È stato nominato dopo 72 ore di discussione in parlamento.

Qual è la posizione della Chiesa?

Il dialogo tra la Chiesa e lo Stato è in una fase di stallo. Il governo sembra prediligere le Chiese neo protestanti provenienti dagli Stati Uniti; sono comunità che fanno un grande lavoro di propaganda ma non aiutano la crescita di uno spirito critico nella popolazione. Al contrario la Chiesa cattolica si sta impegnando a formare la popolazione ai valori. C’è però un segno di speranza: il nuovo primo ministro è colui che ha svolto per anni il ruolo di avvocato della Conferenza episcopale haitiana…

Come stanno i tre volontari partiti un anno fa dal Ticino per Haiti?

Non si sono mai ammalati nonostante l’alimentazione quotidiana sia costituita solo da fagioli e riso. Si può considerare un mezzo miracolo quello che in pochi mesi hanno fatto. In modo critico ma con grande pazienza sono riusciti a dialogare con i locali che hanno visioni molto diverse, riuscendo a far accettare una strategia educativa che ora si rivela pagante.

Nel concreto?

Per ora hanno affrontato, nella formazione con i direttori, tre temi: il metodo scolastico, l’identità della scuola cattolica, la questione delle punizioni corporali. Non è scontato ad Haiti introdurre metodi educativi e approcci attivi laddove la conduzione delle classi è solo basata su lezioni frontali e su un apprendimento solo mnemonico. Poi i volontari hanno affrontato una necessaria riflessione sull’identità della scuola cattolica, visto che di questa identità molto ormai si era perso. L’ultimo aspetto educativo affrontato è quello delle punizioni corporali a scuola, che è una prassi ancora in atto nelle scuole haitiane. I nostri volontari hanno trasmesso questi concetti rinnovati ad un primo gruppo di direttori di scuola ed ora si vorrebbe condividerli anche con gli altri. Per sviluppare questo lavoro i nostri volontari sono stati inviati a Plaisance, che è un luogo distante tre ore di viaggio da dove abitano. Lì hanno ricostruito con l’aiuto della popolazione tre scuole che erano state distrutte due anni fa, dal passaggio dell’uragano Matthew.  Nicola Di Feo mediante un atelier ha insegnato delle piccole tecniche di falegnameria a dei giovani locali. Un’attività che in futuro potrebbe essere trasformata in un lavoro redditizio. Inoltre i missionari propongono a scopo educativo delle proiezioni cinematografiche serali in tre diverse scuole, brevi filmati in lingua creola, fatti seguire da una discussione con la popolazione.

Durante la sua recente visita ad Haiti, lei è andato anche a visitare le carceri. Anche lì c’è un’attenzione da parte dei missionari ticinesi…

In primavera unitamente a Caritas Ticino avevamo fatto un’azione di raccolta di materiale per l’igiene personale dei detenuti. In passato avevo già visitato queste prigioni, portando nelle carceri di Anse-à-Veau degli atelier di lavoro proposti ai detenuti che stavano per concludere il loro periodo di carcere. Questa volta ci siamo recati nelle carceri insieme a dei membri di Giustizia e Pace per verificare quale fosse la situazione. Abbiamo trovato un contesto tragico, con un peggioramento delle condizioni di carcerazione, che a me sono parse infraumane.

Dopo che nel 2016 l’uragano Matthew ha colpito e distrutto buona parte dell’isola in Ticino la Diocesi ha lanciato una colletta che ha raccolto circa 140mila franchi a favore dell’isola. A che punto è la ricostruzione?

Abbiamo visitato dei luoghi ricostruiti grazie all’aiuto dei ticinesi, dove ci siamo resi conto che i soldi raccolti sono stati ben spesi. Sono state sistemate scuole, chiese e delle case parrocchiali. Da ultimo è stato ricostruito il centro comunitario del «Villaggio della misericordia», che è un quartiere di Miragoâne  edificato circa 80 anni fa da un sacerdote al fine di ospitare i senzatetto della città. Ora resta da intervenire ancora sulle casette per gli ospiti. Della somma raccolta in Ticino restano ancora a disposizione 30 mila franchi che saranno probabilmente utilizzati dai nostri missionari per il lavoro di ricostruzione di alcune scuole e cappelle.  La presenza dei nostri missionari sull’isola offre indubbiamente un controllo sulla qualità dei lavori.

Quali saranno i prossimi impegni dei nostri missionari ad Haiti?

La formazione didattica dei docenti nella zona di Plaisance dove i nostri missionari dovrebbero fermarsi fino al mese di giugno. Terminata questa tappa, ai nostri volontari sarà assegnato un altro ambito di intervento, a partire dai risultati dell’indagine condotta nei mesi di gennaio e febbraio 2018.

red

I tre volontari della Diocesi di Lugano ad Haiti
16 Ottobre 2018 | 06:10
Tempo di lettura: ca. 3 min.
diocesi (196), missione (221)
Condividere questo articolo!