Chiesa

«Grande dolore per Gaza, lo Spirito porti pace in Terra Santa»

La Chiesa, «nonostante i suoi secoli di storia, è sempre una ventenne» e la sua missione è «portare nel mondo Dio e nient’altro». È un «brutto segno quando le comunità vivono per l’autoconservazione», avverte Francesco nell’omelia di Pentecoste. «Negli Atti degli Apostoli – che è un libro tutto da scoprire, dove lo Spirito è protagonista – assistiamo a un dinamismo continuo, ricco di sorprese», sottolinea il Papa. E «quando i discepoli non se l’aspettano, lo Spirito li invia ai pagani. Apre vie nuove, come nell’episodio del diacono Filippo». Lo Spirito «lo sospinge su una strada deserta, da Gerusalemme a Gaza – come suona doloroso, oggi, questo nome! Lo Spirito cambi i cuori e le vicende e porti pace nella Terra santa».  

 

Su quella strada «Filippo predica al funzionario etiope e lo battezza; poi lo Spirito lo porta ad Azoto, poi a Cesarea: sempre in nuove situazioni, perché diffonda la novità di Dio». C’è poi Paolo, che, costretto dallo Spirito, viaggia fino agli estremi confini, portando il Vangelo a popolazioni che non aveva mai visto. Quando c’è lo Spirito succede sempre qualcosa, quando Egli soffia non c’è mai bonaccia», osserva il Pontefice.  

 

«Quando la vita delle nostre comunità attraversa periodi di «fiacca», dove si preferisce la quiete domestica alla novità di Dio, è un brutto segno. Vuol dire che si cerca riparo dal vento dello Spirito – afferma Francesco – Quando si vive per l’autoconservazione e non si va ai lontani, non è un bel segno».  

 

Il Papa entra in processione nella basilica di San Pietro per celebrare la Messa nella solennità della Pentecoste. A concelebrare la liturgia con il Pontefice, in paramenti rossi, cardinali, vescovi e sacerdoti. «La giovinezza, nonostante tutti i tentativi di prolungarla, prima o poi passa; è lo Spirito, invece, che previene l’unico invecchiamento malsano, quello interiore – sostiene Francesco – Come fa? Rinnovando il cuore, trasformandolo da peccatore in perdonato. Questo è il grande cambiamento: da colpevoli ci rende giusti e così tutto cambia, perché da schiavi del peccato diventiamo liberi, da servi figli, da scartati preziosi, da delusi speranzosi».  

 

Così «lo Spirito Santo fa rinascere la gioia, così fa fiorire nel cuore la pace», evidenzia. «Lo Spirito soffia, ma noi ammainiamo le vele – sottolinea Jorge Mario Bergoglio nell’omelia – Eppure tante volte l’abbiamo visto operare meraviglie.Spesso, proprio nei periodi più bui, lo Spirito ha suscitato la santità più luminosa! Egli è l’anima della Chiesa, sempre la rianima di speranza, la colma di gioia, la feconda di novità, le dona germogli di vita».  

 

Come quando, prosegue Francesco, «in una famiglia, nasce un bambino: scombina gli orari, fa perdere il sonno, ma porta una gioia che rinnova la vita, spingendola in avanti, dilatandola nell’amore».  

 

Ecco, «lo Spirito porta un sapore di infanzia nella Chiesa». Secondo il Papa, «opera continue rinascite, ravviva l’amore degli inizi: lo Spirito ricorda alla Chiesa che, nonostante i suoi secoli di storia, è sempre una ventenne, la giovane Sposa di cui il Signore è perdutamente innamorato».  

 

Perciò, esorta il Pontefice, «non stanchiamoci allora di invitare lo Spirito nei nostri ambienti, di invocarlo prima delle nostre attività: Vieni, Spirito Santo!».  

 

Egli, assicura il Papa, «porterà la sua forza di cambiamento, una forza unica che è, per così dire, al tempo stesso centripeta e centrifuga». È centripeta, cioè spinge verso il centro, perché «agisce nell’intimo del cuore». Quindi, «porta unità nella frammentarietà, pace nelle afflizioni, fortezza nelle tentazioni». Lo ricorda Paolo nella seconda Lettura, scrivendo che il frutto dello Spirito è gioia, pace, fedeltà, dominio di sé, ricorda Francesco. «Lo Spirito dona l’intimità con Dio, la forza interiore per andare avanti. Ma nello stesso tempo Egli è forza centrifuga, spinge cioè verso l’esterno – spiega il Pontefice – Colui che porta al centro è lo stesso che manda in periferia, verso ogni periferia umana, Colui che ci rivela Dio ci spinge verso i fratelli. Invia, rende testimoni e per questo infonde – scrive ancora Paolo – amore, benevolenza, bontà, mitezza. Solo nello Spirito Consolatore diciamo parole di vita e incoraggiamo veramente gli altri. Chi vive secondo lo Spirito sta in questa tensione spirituale: si trova proteso insieme verso Dio e verso il mondo».  

 

Dunque, invita il Papa, «chiediamogli di essere così. Spirito Santo, vento impetuoso di Dio, soffia su di noi. Soffia nei nostri cuori e facci respirare la tenerezza del Padre. Soffia sulla Chiesa e spingila fino agli estremi confini perché, portata da te, non porti nient’altro che te. Soffia sul mondo il tepore delicato della pace e il fresco ristoro della speranza. Vieni, Spirito Santo, cambiaci dentro e rinnova la faccia della terra».  

 

Nella Prima Lettura proposta dalla liturgia domenicale, la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste è paragonata a «un vento che si abbatte impetuoso». Che cosa «ci dice questa immagine? Il vento impetuoso fa pensare a una forza grande, ma non fine a sé stessa: è una forza che cambia la realtà. Il vento infatti porta cambiamento: correnti calde quando fa freddo, fresche quando fa caldo, pioggia quand’è secco. Anche lo Spirito Santo, a ben altro livello, fa così: Egli è la forza divina che cambia il mondo. La Sequenza ce l’ha ricordato: lo Spirito è «nella fatica, riposo; nel pianto, conforto», qui la supplica: «Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina». Egli entra nelle situazioni e le trasforma, cambia i cuori e cambia le vicende. Cambia i cuori. Gesù aveva detto ai suoi Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo e di me sarete testimoni». E avvenne proprio così: quei discepoli, prima paurosi, rintanati a porte chiuse anche dopo la risurrezione del Maestro, vengono trasformati dallo Spirito e, come annuncia Gesù nel Vangelo odierno, «gli danno testimonianza». Da titubanti diventano coraggiosi e, partendo da Gerusalemme, si spingono ai confini del mondo. Timorosi quando Gesù era tra loro, sono audaci senza di Lui, perché lo Spirito ha cambiato i loro cuori». Lo Spirito «sblocca gli animi sigillati dalla paura, vince le resistenze – puntualizza Jorge Mario Bergoglio – A chi si accontenta di mezze misure prospetta slanci di dono. Dilata i cuori ristretti. Spinge al servizio chi si adagia nella comodità. Fa camminare chi si sente arrivato. Fa sognare chi è affetto da tiepidezza. Ecco il cambiamento del cuore». 

 

Infatti, prosegue il Pontefice, «tanti promettono stagioni di cambiamento, nuovi inizi, rinnovamenti portentosi, ma l’esperienza insegna che nessun tentativo terreno di cambiare le cose soddisfa pienamente il cuore dell’uomo». Inoltre «il cambiamento dello Spirito è diverso: non rivoluziona la vita attorno a noi, ma cambia il nostro cuore, non ci libera di colpo dai problemi, ma ci libera dentro per affrontarli, non ci dà tutto subito, ma ci fa camminare fiduciosi, senza farci mai stancare della vita». E, precisa Francesco, «lo Spirito mantiene giovane il cuore». Oggi, dunque, «impariamo che cosa fare quando abbiamo bisogno di un cambiamento vero». E «chi di noi non ne ha bisogno? Soprattutto quando siamo a terra, quando fatichiamo sotto il peso della vita, quando le nostre debolezze ci opprimono, quando andare avanti è difficile e amare sembra impossibile». Allora «ci servirebbe un ricostituente forte: è Lui, la forza di Dio, è Lui che, come professiamo nel Credo, dà la vita». E «quanto ci farebbe bene assumere ogni giorno questo ricostituente di vita! Dire, al risveglio: Vieni, Spirito Santo, vieni nel mio cuore, vieni nella mia giornata». Infatti, garantisce il Pontefice, «lo Spirito, dopo i cuori, cambia le vicende, come il vento soffia ovunque, così Egli raggiunge anche le situazioni più impensate». 

Giacomo Galeazzi – VaticanInsider

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20 Maggio 2018 | 12:12
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