Gli occhi di Josephine: un tatuaggio dell'animo

Estate, tempo di vacanza, di relax, di centri benessere…di giusto e meritato riposo per chi lavora e ha bisogno di uno stacco per ritemprare le forze e ritrovare se stesso. Come ritrovare se stesso quando il se stesso è stato deturpato? Smarrito, si spera e non perduto. Si chiami egoità, ipseità, la realtà tangibile rimane la stessa e identica: preme soltanto il proprio io e tutto vi deve essere centrato, convogliato per essere incorporato, fagocitando tutto quanto si trova sul proprio cammino.

Gli occhi sbarrati, immersi nel terrore dell’impotenza e dell’abbandono di Josephine dovrebbero rimanere in noi tanto da essere un tatuaggio dell’animo. Indelebile, impossibile da cancellarsi anche con il laser più potente ed affidabile.

Passiamo in rassegna il nostro dire: dalla filosofia ai social, passando, purtroppo anche per la teologia, per la ricerca di Dio o di un dio, cioè per la risposta al nostro vivere e al nostro dirci persone umane. Regge ancora la costruzione pseudo intellettuale o addirittura spirituale? Troppo facile è accusare la politica. Politica di chi, di quale Stato? L’accusa è sterile e diventa solo polemica. L’interrogativo deve dimostrarsi tagliente, saper penetrare nel grasso che offusca la nostra mente e la nostra psiche. Non intendo limitarmi alla concezione cristiana che accoglie il Misericordioso che si rivela e offre il suo amore, apro a chiunque guardando dentro di sé scopra una Presenza. (…)

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fonte: Agenziasir

18 Luglio 2018 | 11:52
Tempo di lettura: ca. 1 min.
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