Giudici e avvocatesse del mondo in Vaticano per un summit su criminalità e tratta umana

Una si è appena dimessa dopo una estenuante campagna diffamatoria da parte del governo del suo Paese, l’Argentina, che ha incluso alcune denunce e un rinvio a giudizio. L’altra è stata costretta ad abbandonare il Venezuela dopo essersi opposta all’avanzata del regime di Nicolás Maduro e alla sua riforma costituzionale. Sono Alejandra Gils Carbó e Luisa Ortega, procuratrici generali di Argentina e Venezuela, donne dal forte impatto, personalità discusse nei rispettivi Paesi. Entrambe saranno presenti nei prossimi giorni in Vaticano insieme a giudici, avvocatesse e donne impegnate per la legalità in tutto il mondo per un summit dedicato alla piaga del traffico di essere umani e del crimine organizzato.

 

L’incontro si terrà nei giorni 9-10 novembre prossimi nella Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, nel cuore dei Giardini Vaticani. La lista degli ospiti è ampia e varia, e include personalità incisive a livello internazionale. Come il sindaco di Madrid, giudice emerito e referente di «Podemos», Manuela Carmena; Rabaa Al Zreqat, magistrato siriano attualmente rifugiata nei Paesi Bassi; Agatha Okeke, giudice nigeriana responsabile dell’inchiesta sul rapimento di oltre 80 persone per mano del gruppo terroristico Boko Haram. Per l’Italia sarà presente Carla Marina Lendaro, presidente dell’Associazione Donne Magistrato Italiane.

 

La delegazione argentina è quella più numerosa. Probabilmente perché uno degli artefici del summit è Gustavo Vera, responsabile dell’associazione che lotta per i diritti umani «La Alameda» e amico di lunga data di Papa Francesco. Sempre lui era dietro all’organizzazione del primo incontro tra giudici e procuratori di tutto il mondo, svolto nello stesso luogo nel giugno 2016.

 

In totale, spiegano gli organizzatori, parteciperanno al colloquio 70 donne provenienti da Perú, Stati Uniti, Jamaica, Uganda, Trinidad e Tobago, Tanzania, Guatemala, Regno Uniyo, Irlanda, Ungheria, Nuova Zelanda, Haití, Messico, Italia, Filippine, Polonia, India, Ecuador, Costa de Marfil, Paraguay, Pakistan, Sri Lanka, Australia, Colombia e Panamá.

 

«Le giudici e le procuratrici che partecipano a questo importante incontro sono convocate per scambiare le loro esperienza, proporre nuovi modelli e valorizzare quelli già esistenti», si legge nella brochure dell’evento. Speranza degli organizzatori è che «la loro sensibilità femminile, prodiga di tenerezza e delicatezza, come pure di ponderazione ed equità, possa avere un ruolo decisivo per imporre la giustizia in ogni caso e proporre migliori pratiche».

 

«Non per nulla la giustizia è sempre rappresentata da una donna – si legge ancora nel testo – che è una personificazione allegorica della forza morale che dovrebbe avere il sistema giudiziario. Senza dubbio, alla base di tale allegoria c’è il riconoscimento universale del valore etico e umano della donna. Comunemente si riconosce che la donna è più capace dell’uomo di dirigere la sua attenzione verso la persona concreta nelle sue diverse situazioni e che la sua vocazione per la giustizia e la società – dar ad ognuno il suo – sviluppa ulteriormente questa disposizione. La dignità del giudice donna è strettamente legata al bene e alla severità che deriva dall’amore che è capace di porsi in relazione interpersonale».

 

Secondo il programma del summit, ognuna delle partecipanti avrà un proprio spazio d’intervento prima della seduta plenaria pari a 15 minuti. Al termine tutti firmeranno una dichiarazione finale.

Andrés Beltramo Alvarez – VaticanInsider

3 Novembre 2017 | 07:10
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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