Una giornata Onu dedicata alle persone scomparse

Svaniscono nel nulla, ogni anno decine di migliaia di persone nel mondo, donne uomini, giovani e anziani ma in gran parte minori, lasciando dietro di sé scie di dolore e ferite esistenziali nei parenti e amici, oltre che frustrazione profonda nei governi e negli organismi non governativi, che si attivano nelle ricerche. A loro è dedicata la Giornata internazionale delle persone scomparseindetta dall’Onu nel 2011 per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su un fenomeno in aumento non solo nei Paesi in guerra o sotto regimi dittatoriali. Dal dicembre 2010 è infatti entrata in vigore la Convezione internazionale per la protezione di tutte le persone da sparizione forzata, firmata ad oggi da 96 Stati ma ratificata solo da 57, su 192 Paesi membri delle Nazioni Unite. La Carta Onu stabilisce il diritto di ogni persona a non essere vittima di questo crimine, di conoscere la verità sulle circostanze in cui si è consumato, sui progressi e risultati delle indagini e il destino delle persone scomparse.

Solo in Italia, secondo gli ultimi dati 2017 del Ministero degli Interni, sono scomparse dal 1974 ad oggi quasi 48 mila persone, di cui oltre 33 mila sotto i 18 anni, in gran parte stranieri. Ad occuparsi direttamente di questa tragedia è la Croce Rossa internazionale con un Ufficio dedicato RFL (ricerche e ristabilimento dei contatti familiari), attivo dal 2013, come spiega Rosario Valastro, vicedirettore della Croce Rossa italiana. Ma quanto è esteso questo fenomeno nel mondo?

R. – Non abbiamo dei numeri, possiamo fare solo delle stime: è la tragedia nella tragedia. Perché la scomparsa di una persona non solo ci pone dei dubbi sulla sua sopravvivenza o sulla sua qualità di vita, ma crea un vortice, un vuoto tra i suoi congiunti e tra le persone che sono la sua famiglia. E le stime ci dicono che questo fenomeno è cresciuto sempre di più, soprattutto con l’accrescersi del flusso migratorio degli ultimi anni.

D. – Come opera l’Ufficio di ricerca degli scomparsi della Croce Rossa?

R. – L’ufficio opera sul ricongiungimento dei legami familiari e cerca di mettere a sistema i dati sulle persone che arrivano sulle coste o che transitano da uno Stato all’altro; cerca in ogni modo di ricongiungere i legami familiari.

D. – Questa vostra rete è estesa a quanti Paesi?

R. – Potenzialmente è estesa a tutto il mondo, perché è presente in tutti i Paesi: dovunque si trovi una sede della Croce Rossa, c’è anche la possibilità di mettere a punto e a sistema questi dati. È un’operazione – non lo nascondo – molto molto complicata, anche perché molto spesso ci sono persone che volutamente si nascondono per problemi di propria sopravvivenza, a livello anche di persecuzioni politiche o altro. Però, cercando di incrociare i dati – già di tutte le Società nazionali di Croce Rossa insieme a quelli del Comitato internazionale – c’è la possibilità di riunificare le famiglie spezzate.

D. – Chi si trova in questa triste condizione di familiare o amico di persona scomparsa, come deve fare per attivare il vostro ufficio?

R. – Deve rivolgersi ad una sede di Croce Rossa oppure direttamente ai Comitati nazionale della Croce Rossa dove è attivo l’ufficio RFL (Restoring Family Links) per i ricongiungimenti familiari. Ma in ogni caso tutte le sedi hanno dei recapiti e la possibilità di avere il supporto dell’ufficio RFL nazionale in maniera tale da poter aiutare le persone che hanno denunce da fare di scomparsa di persone.

D. – In Paesi dove non è garantita la libertà, le persone possono trovare nei vostri uffici anche la garanzia dell’anonimato, della sicurezza?

R. –  Certamente, la Croce Rossa rispetta le leggi ma è indipendente dai pubblici poteri di cui comunque è ausiliaria. Ma in ogni caso chi si rivolge a un Comitato di Croce Rossa o a una sede di Croce Rossa in qualsiasi Stato ha garanzia che la sua dimensione di persona vulnerabile sia tutelata e aiutata.

Roberta Gisotti – News.va

31 Agosto 2017 | 08:00
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