Giornata mondiale contro la tratta. Bambini, non schiavi

«Sono bambini, non schiavi!». È il tema scelto per la terza giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone che si celebra l’8 febbraio. Ovvero nel giorno della festa liturgica di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, e quindi canonizzata nel 2000. Un simbolo, ancora oggi, per tante donne, uomini e bambini che lottano per spezzare le catene delle moderne schiavitù.

Il tema si ispira anche al messaggio di Papa Francesco per la giornata dei migranti, dedicata proprio ai minori: «specialmente quelli soli», scrive il Pontefice, che sollecita tutti «a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari».

Sono soprattutto loro, infatti, che rischiano di finire nelle più cupe zone d’ombra del grave sfruttamento che coinvolge, nel mondo, dai 21 ai 35 milioni di persone, costrette a prostituirsi o ai lavori forzati, ma anche «usate» per espianto illegale di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimoni precoci, adozioni illegali, gravidanze surrogate e reclutamento di bambini-soldato. Sono loro i nuovi schiavi del XXIsecolo.

Per questo — su sollecitazione di Papa Francesco che infaticabilmente denuncia quello che definisce «un crimine contro l’umanità» — è stata istituita nel 2015 la giornata mondiale ecclesiale contro la tratta, che viene promossa a livello internazionale da Talitha Kum, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone, in coordinamento con la Congregazione per gli istituti la vita consacrata e le società di vita apostolica, il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, la Pontificia Accademia delle scienze, Caritas internationalis, l’Unione internazionale delle associazioni femminili cattoliche (wucwo) e il gruppo di lavoro contro la tratta della commissione giustizia e pace delle Unioni internazionali delle superiore e dei superiori generali (Uisg-Usg).

«Ufficialmente — ricorda suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana, coordinatrice del comitato per la giornata — la schiavitù è stata abolita due secoli fa. Di fatto, però, non abbiamo mai avuto tanti schiavi nel mondo come oggi. E tra questi, circa un terzo sono minori. Un fenomeno in continua crescita, estremamente preoccupante e drammatico».

Si calcola infatti che, negli ultimi trent’anni, circa trenta milioni di bambini siano stati coinvolti nella tratta. E ancora oggi, nel mondo, ogni due minuti, una bambina o un bambino è vittima di sfruttamento sessuale. Mentre sono più di duecento milioni quelli costretti a lavorare, spesso in gravi condizioni di sfruttamento. Per un giro d’affari illegale stimato globalmente attorno ai 150 miliardi di euro. Un business enorme, che in alcune regioni del pianeta, compresa l’Europa, rende più del traffico di droga e di armi.

Le iniziative legate a questa giornata si sono moltiplicate, in questi anni, sia in Italia sia nel mondo, arrivando a coinvolgere ben 154 paesi. In Italia, sono cominciate già nei giorni scorsi, con un seminario che si è tenuto il 3 febbraio presso la Pontificia università Gregoriana, sul tema della giornata 2017: «»Sono bambini, non schiavi!». Voci di donne a confronto, sulla tratta di bambini, bambine e adolescenti». Vi ha partecipato, tra gli altri, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Il giorno successivo, nella parrocchia romana di Ognissanti, si è tenuta una veglia di preghiera contro il traffico di esseri umani, presieduta dal vescovo ausiliare Gianrico Ruzza. Inoltre nella mattina di mercoledì 8, proprio in coincidenza con la giornata, tutto il comitato partecipa all’udienza generale di Papa Francesco. E in serata, alla Casa internazionale delle donne di Roma, l’associazione Slaves no more, presieduta da suor Eugenia Bonetti — da oltre vent’anni in prima fila per combattere la tratta e proteggere le vittime — organizza un convegno per fare il punto sulla situazione italiana, tra criticità, sfide e buone pratiche. Il tema è: «Accoglienza, legalità, inclusione per le vittime di traffico degli esseri umani. Non si tratta!». Saranno presenti esperti e politici, ma soprattutto persone che lavorano sul campo per prevenire la tratta e proteggere le vittime. Per l’occasione, verrà presentato anche il libro Il coraggio della libertà (Cinisello Balsamo, Paoline, 2017, pagine 176, euro 13) di Blessing Okoedion, giovane nigeriana, ex vittima di tratta, che ha avuto non solo il coraggio di denunciare, ma anche di raccontare la sua storia.

Altro importante avvenimento, a Milano, dove il Pontificio istituto missioni estere (Pime), in collaborazione con Caritas ambrosiana e Mani Tese, organizza un convegno su «Migrazioni e traffico di esseri umani», riservato in particolar modo a giornalisti, insegnanti e assistenti sociali.

Molte iniziative si svolgeranno in altre parti d’Italia, dove si sono mobilitate diocesi, parrocchie, associazioni, scuole, biblioteche, a testimonianza di una crescente attenzione nei confronti di questa piaga. Lo stesso sta avvenendo in tutto il mondo.

«Questo terribile fenomeno ci deve riguardare e preoccupare per via della nostra fede, ma anche semplicemente perché siamo umani», ha fatto notare suor Carmen Sammut, presidente dell’Uisg. «Penso — ha proseguito — che se si incontra qualcuno che è stato vittima del traffico, non si possa dormire tranquilli fintanto che non si è fatto qualcosa. L’incontro anche solo con una persona vittima di tratta deve cambiare la nostra vita».

È lo scopo anche di questa giornata: creare più consapevolezza attorno a questo drammatico fenomeno e riflettere sulla situazione globale di violenza e ingiustizia che colpisce tante persone, che non hanno voce, non contano, non sono nessuno: sono semplicemente schiavi. Al contempo, si vuole stimolare tutti i soggetti istituzionali, ecclesiali e della società civile a dare risposte concrete e appropriate alle moderne forme di tratta di esseri umani.

È quello che stanno già facendo moltissime religiose in Italia e nel mondo, grazie a reti nazionali e internazionali, come Renate in Europa o, appunto, come Talitha Kum, che è presente in settanta paesi e cinque continenti. «Le religiose — precisa suor Sammut — sono coinvolte a diversi livelli: identificazione e aiuto alle vittime, promozione delle loro capacità di ottenere giustizia, protezione dei gruppi più vulnerabili, istruzione, educazione, sensibilizzazione, attività di lobbying. Ma dobbiamo diventare più consapevoli anche di come ciascuno di noi può diventare complice della tratta e delle nuove schiavitù attraverso le proprie abitudini di vita e di consumo. E ricordare quanto ci dice Papa Francesco, ovvero che «l’acquisto non è solo un fatto economico, ma anche un’azione morale»».

Ecco perché in questa giornata occorre ribadire, da un lato, la necessità di garantire diritti, libertà e dignità alle persone vittime del traffico e ridotte in schiavitù; e, dall’altro, denunciare sia le organizzazioni criminali sia coloro che usano e abusano della povertà e della vulnerabilità di milioni di persone per farne oggetti di piacere o fonti di guadagno, corpi-merce da vedere e comprare o braccia da sfruttare per il lavoro schiavo. «Dobbiamo unire le forze — insiste Papa Francesco — per liberare le vittime e per fermare questo crimine sempre più aggressivo, che minaccia, oltre alle singole persone, i valori fondanti della società e anche la sicurezza e la giustizia internazionali, oltre che l’economia, il tessuto familiare e lo stesso vivere sociale».

(Osservatore Romano)

8 Febbraio 2017 | 09:34
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