Internazionale

Giornata contro la tratta: l’impegno di suor Eugenia Bonetti. Il tweet del Papa.

«Quante lacrime ho asciugato. Quanta sofferenza ho visto a causa di quello che deve essere definito un crimine contro l’umanità». Così suor Eugenia Bonetti, presidente dell’associazione Slaves no more onlus (Mai più schiave), racconta la sua esperienza di «missionaria della strada» che la vede impegnata da oltre 20 anni nella lotta alla tratta degli esseri umani, un fenomeno che Papa Francesco definisce «la schiavitù più estesa in questo XXI secolo». E proprio nella Giornata mondiale contro questo fenomeno, il Pontefice rilancia un tweet dal suo account Pontifex: «Preghiamo perché il Signore liberi le vittime della tratta e ci aiuti a rispondere attivamente al grido di aiuto di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità e libertà. #EndHumanTrafficking»

La Giornata mondiale
La tratta di esseri umani è un crimine che vede 21 milioni di persone vittime di gravi abusi, tra i quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. Ed è proprio per sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti che, nel 2013, l’Assemblea Generale dell’Onu ha proclamato il 30 luglio la Giornata mondiale contro la tratta di persone.

L’impegno di suor Eugenia Bonetti
Era il 2 novembre del 1993 quando suor Eugenia Bonetti incontrò Maria, una giovane donna che bussò alla sua porta in cerca di aiuto. «’Sister please, help me!’ urlò. E io – racconta la missionaria a Vatican News – di fronte a questo grido mi sono sentita gelare. Ho visto le sue lacrime e da quel momento non ho avuto più pace. È stato lì che il Signore mi ha fatto capire che la mia missione era aiutare queste persone». Da quel giorno, infatti, la suora anti-tratta non ha mai smesso di lottare per liberare le donne dalla schiavitù dello sfruttamento sessuale.

Le schiave del XXI secolo
«Si pensa che la parola schiavo appartenga ad un retaggio culturale passato. E invece, anche nel nostro secolo, ci sono persone che vivono la loro via crucis sulle nostre strade», denuncia la religiosa sottolineando che «davanti a tanto dolore, il male più grande è l’indifferenza dell’uomo» che non fa nulla per porre fine alle sofferenze di queste donne «messe lì sui marciapiede come fossero statuette di ebano».

Il male più grande
«Tutti, come io stessa all’inizio, tendiamo ad etichettare queste donne e a non occuparci di loro. È un atteggiamento terribile perché con la nostra indifferenza diventiamo complici dello sfruttamento «, confessa suor Eugenia ricordando come anche il Santo Padre abbia evidenziato la drammaticità di quella che lui stesso, nel messaggio diffuso in occasione della giornata mondiale della pace, ha definito «la globalizzazione dell’indifferenza».

Tutti ne siamo responsabili
Ed è per questo che «la denuncia e la lotta al fenomeno sono una grande sfida per tutti. «Noi, come Chiesa, dove siamo?» si interroga la religiosa spiegando come «tutti, dai capi delle Nazioni ai responsabili ecclesiastici, dovremmo diventare una voce fortissima contro questa piaga che affligge sempre i più poveri».

Uniti per spezzare le catene
«Solo lavorando insieme – prosegue la presidente dell’associazione Slaves no more onlus – saremo una grande forza capace di spezzare le catene della schiavitù. Solo se uniti in comunione possiamo diventare la voce di coloro che non ne hanno per gridare forte il loro dolore e combattere le loro ingiustizie. Solo se ognuno di noi romperà un anello allora la catena si spezzerà automaticamente e nel mondo non ci saranno più schiavi».

Dalla polvere della strada alla maestà di San Pietro
«In questi anni, grazie all’associazione, siamo riuscite a togliere dalla strada più di 6mila donne» dichiara la religiosa. Tra queste c’è anche una giovane 18enne che «dalla polvere della strada è passata alla maestà di San Pietro». «Questa giovane donna era incinta e non aveva più legami con la sua famiglia. Non voleva far sapere a sua mamma quello che stava vivendo. Con il tempo – racconta la missionaria – siamo riuscite a convincerla ad andare via dalla strada e a contattare sua mamma che, quando le parlò al telefono, la rassicurò dicendole che un bimbo è sempre un dono di Dio». Adesso questa ragazza è una donna e vive felice con il suo bambino. «Tempo fa ha ricevuto il battesimo da Papa Francesco» racconta la religiosa evidenziamo come «per me è stata una grande gioia perché non c’è nessuno che non sia degno di essere chiamato figlio di Dio».

(Vatican News)

30 Luglio 2019 | 17:45
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