Francesco ai cattolici cinesi: «La fede cambia la storia»

«Vorrei farvi sapere che, da quando mi è stato affidato il ministero petrino, ho provato grande consolazione nel constatare il sincero desiderio dei Cattolici cinesi di vivere la propria fede in piena comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro, il quale è «il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi che della moltitudine dei fedeli» (CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23). Di tale desiderio mi sono giunti nel corso di questi anni numerosi segni e testimonianze concreti, anche da parte di coloro, compresi Vescovi, che hanno ferito la comunione nella Chiesa, a causa di debolezza e di errori, ma anche, non poche volte, per forte e indebita pressione esterna. Perciò, dopo aver attentamente esaminato ogni singola situazione personale e ascoltato diversi pareri, ho riflettuto e pregato molto cercando il vero bene della Chiesa in Cina». È quanto scrive Bergoglio nel messaggio ai cattolici del mondo e della Cina pubblicato oggi e diffuso in occasione dello storico accordo tra il Vaticano e la Cina sulla nomina dei vescovi che di fatto, consente al Papa di nominare i presuli della Chiesa cinese dopo decenni in cui era lo Stato a deliberare tali nomine, creando così una Chiesa di Stato, parallela alla Chiesa tradizionale, i cui vescovi nella clandestinità politica, erano nominati dal Papa. Ora la frattura con «l’accordo provvisorio» si è sanata. Il Papa, cosciente delle difficoltà ancora presenti e dei punti da chiarire, ha voluto scrivere un messaggio al popolo cinese e ai fedeli cattolici del mondo intero, dopo che ieri in conferenza stampa, ha spiegato di essere lui il responsabile di questo storico accordo. 

Il Papa entra subito nella questione: torbinio di opinioni che hanno creato confusione

Il Papa entra subito nel vivo della questione: «Negli ultimi tempi, sono circolate tante voci contrastanti sul presente e, soprattutto, sull’avvenire delle comunità cattoliche in Cina. Sono consapevole che un tale turbinio di opinioni e di considerazioni possa aver creato non poca confusione, suscitando in molti cuori sentimenti opposti. Per alcuni, sorgono dubbi e perplessità; altri hanno la sensazione di essere stati come abbandonati dalla Santa Sede e, nel contempo, si pongono la struggente domanda sul valore delle sofferenze affrontate per vivere nella fedeltà al Successore di Pietro. In molti altri, invece, prevalgono positive attese e riflessioni animate dalla speranza di un avvenire più sereno per una feconda testimonianza della fede in terra cinese». Una situazione – sottolinea – che si è accentuata con l’Accordo Provvisorio fra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi, firmato nei giorni scorsi a Pechino. Successivamente il Papa esprime ammirazione per i cattolici cinesi e loda la loro resistenza nel lungo tempo della prova. Papa Bergoglio rende omaggio anche ai suoi predecessori Benedetto XVI e San Giovanni Paolo II e vede nell’accordo il «frutto del lungo e complesso dialogo istituzionale della Santa Sede con le Autorità governative cinesi», inaugurato da papa Wojtyla e proseguito da Benedetto XVI, (cfr. lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi). 

La nomina dei vescovi

Dopo aver esortato i cattolici cinesi ad affidarsi con fede a questo nuovo cammino che si apre davanti a loro, papa Bergoglio affronta la questione della nomina dei vescovi. «Era fondamentale – spiega il Papa – affrontare, in primo luogo, la questione delle nomine episcopali. È a tutti noto che, purtroppo, la storia recente della Chiesa cattolica in Cina è stata dolorosamente segnata da profonde tensioni, ferite e divisioni, che si sono polarizzate soprattutto intorno alla figura del Vescovo quale custode dell’autenticità della fede e garante della comunione ecclesiale. Allorquando, nel passato, si è preteso di determinare anche la vita interna delle comunità cattoliche, imponendo il controllo diretto al di là delle legittime competenze dello Stato, nella Chiesa in Cina è comparso il fenomeno della clandestinità».

«Ai vescovi riconciliati chiedo di esprimere l’unità in modo visibile»

Francesco rivela di aver provato «grande consolazione nel constatare il sincero desiderio dei Cattolici cinesi di vivere la propria fede in piena comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro», compresi i Vescovi «che hanno ferito la comunione nella Chiesa, a causa di debolezza e di errori, ma anche, non poche volte, per forte e indebita pressione esterna». «Perciò – aggiunge – dopo aver attentamente esaminato ogni singola situazione personale e ascoltato diversi pareri, ho riflettuto e pregato molto cercando il vero bene della Chiesa in Cina» e «davanti al Signore e con serenità di giudizio, in continuità con l’orientamento dei miei immediati Predecessori, ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi ›ufficiali’ ordinati senza Mandato Pontificio e, avendo rimosso ogni relativa sanzione canonica, di riammetterli nella piena comunione ecclesiale. In pari tempo, chiedo loro di esprimere, mediante gesti concreti e visibili, la ritrovata unità con la Sede Apostolica e con le Chiese sparse nel mondo, e di mantenervisi fedeli nonostante le difficoltà». Il pontefice, nella missiva, invita successivamente i cattolici cinesi a reciproci gesti di riconciliazione tra loro. «In questo spirito – rileva il  Papa – si può dare inizio a «un percorso inedito, che speriamo aiuterà a sanare le ferite del passato, a ristabilire la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi». Riguardo alla scelta della nomina dei vescovi nel futuro, il Papa chiede alla comunità ecclesiale cinese e ai laici di «cercare insieme buoni candidati, pastori secondo il cuore di Gesù impegnati a operare generosamente al servizio del Popolo di Dio, specialmente dei più poveri e dei più deboli e non dei funzionari». Il papa invita poi i fedeli ad essere tessuto vivo nella società civile cinese, esprimendo anche posizioni critiche in uno spirito però costruttivo e di dialogo allo scopo di edificare una società più giusta, più umana e più rispettosa della dignità di ogni persona».

Il Papa invita poi i vescovi e i fedeli a superare qualsiasi forma di contrapposizione aprendosi all’evangelizzazione. Ai giovani chiede di entrare in un nuovo spirito missionario, superando qualsiasi contrapposizione tra gruppi e comunità. E Bergoglio invita pure i fedeli cattolici del mondo interno a non lasciare soli i fedeli cinesi davanti a questa nuova sfida, ma di accompagnarli nella preghiera e nella fraterna amicizia.

Alle autorità della Cina

Il Papa invita le autorità cinesi con la Chiesa a proseguire il dialogo, sottolineando ora, in questa nuova fase,  che «c’è da imparare un nuovo stile di collaborazione semplice e quotidiana tra le Autorità locali e quelle ecclesiastiche – Vescovi, sacerdoti, anziani delle comunità –, in maniera tale da garantire l’ordinato svolgimento delle attività pastorali, in armonia tra le legittime attese dei fedeli e le decisioni che competono alle Autorità». E ribadisce: «La Chiesa in Cina non è estranea alla storia cinese, né chiede alcun privilegio».

Due vescovi cinesi al prossimo Sinodo dei giovani?

A margine del messaggio del Pontefice si è appreso da fonti dell’episcopato cinese che per la prima volta dei vescovi cinesi potranno partecipare al prossimo Sinodo dei vescovi. I presuli sono Giovanni Battista Yang Xaoting e Giuseppe Guo Jincai e rappresentano, di fatto, i due primi vescovi cattolici che potrebbero prendere parte a un’assemblea generale del Sinodo della Chiesa cattolica.  Non era mai successo che vescovi cinesi potessero prendere parte a questa Assise permanente del Collegio episcopale della Chiesa cattolica costituita nel 1965 da Paolo VI.

 

26 Settembre 2018 | 12:51
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cina (108), Papa (1254), PapaFrancesco (1457)
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