Flavio Cotti (1939-2020), politico ticinese fu consigliere federale dal 1987 al 1999
Ticino e Grigionitaliano

Flavio Cotti interprete di una politica fortemente ispirata all’etica sociale cristiana

È con particolare mestizia che ho appreso della dipartita di Flavio Cotti, amico politico e membro di Lepontia Cantonale in seno alla quale ci siamo trovati negli ultimi anni. Il mio primo incontro con lui fu però al tempo del liceo quando venne al Collegio Papio per discutere con gli studenti – la maggior parte senza diritto di voto – sull’adozione dello Spazio economico europeo. Conobbi un Flavio Cotti capace di dialogare con le giovani generazioni, preparatissimo e coinvolgente, non tanto per l’oratoria, precisa e assai efficace, piuttosto per la conoscenza del tema e per quella mite capacità di trovare le ragioni del bene comune da realizzare nella più ampia cerchia possibile di persone e a tutti i livelli della società. La moderazione come espressione di una capacità di governare guardando lontano e leggendo i segni dei tempi non è solo il frutto di un carattere mite e riflessivo. Essa rispecchia una cultura politica che mette al centro l’uomo e di conseguenza, nel dibattito democratico, trova quelle soluzioni che oltre gli estremi, migliorano la realtà facendo fare alla società notevoli scatti in avanti con un ampio consenso. Un esempio lampante è il varo della assicurazione malattia obbligatoria per tutta la popolazione con una formula pubblico-privato che, nel segno della solidarietà e della sussidiarietà, esce dagli sterili schemi della contrapposizione Statomercato realizzando un ulteriore pilastro del moderno Stato sociale svizzero. Questa cultura politica – che unisce il Paese – è la concretizzazione di un metodo che deriva direttamente dall’insegnamento sociale della Chiesa. Flavio Cotti ne è stato un interprete al più alto livello del governo in Svizzera e sul piano internazionale. Nella sua veste di ministro degli esteri si è speso personalmente per realizzare la pace in Europa e nei Balcani impegnandosi in seno alla Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) che presiedette nel 1996, anno in cui si attuarono gli accordi di pace di Dayton e gli sforzi di pace nel Caucaso e si tennero le prime elezioni in Bosnia, e che terminò con il vertice di Lisbona durante il quale i capi di Stato e di governo adottarono il modello di sicurezza comune e globale per l’Europa del ventunesimo secolo. Un uomo di Stato, Flavio Cotti, che inspirandosi all’insegnamento sociale cristiano, fu in grado di leggere i segni dei tempi, di capire i profondi cambiamenti della nostra società e la necessità di sapersi adeguare senza però rinunciare ai valori della nostra tradizione. Espresse bene questa aurea mediocritas in un’intervista del 1990 pubblicata nel libro «36 interviste al Ticino che cambia». Alla domanda finale di Mario Gallino «Cosa augura per il Ticino e i ticinesi», rispose: «Auguro di essere in grado di aggiornarsi, di tenere il passo con gli sviluppi più avanzati della moderna società tecnologica, da una parte; senza dimenticare i valori in cui è stato tradizionalmente legato dall’altra parte. Aprirsi al mondo senza riserve, partecipare ai suoi sviluppi, e contribuire con propri impulsi agli stessi; e non rinnegare gli alti valori che una nobile tradizione, per quanto a lungo caratterizzata dalla povertà, ha inculcato nell’animo della nostra gente». L’augurio di Flavio Cotti espresso allora è ancora attuale, anzi attualissimo e dimostra la sua capacità e la sua volontà di guardare al futuro senza paura, con i piedi ben piantati nei valori della nostra Terra che, come forti radici, permettono all’albero secolare di stendere i propri rami verso quel cielo che rappresenta il futuro che, se vogliamo, possiamo plasmare insieme. Grazie Flavio per il tuo impegno a favore del bene comune.

Alessandro Simoneschi, Coordinatore della Rete Laudato si’ e presidente di Lepontia Cantonale

Flavio Cotti (1939-2020), politico ticinese fu consigliere federale dal 1987 al 1999
18 Dicembre 2020 | 13:21
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