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Fine Ramadan: mons. Spreafico (Cei) «la fede è una grande porta aperta»

«Esprimiamo ai nostri fratelli e sorelle musulmane la nostra vicinanza in questo momento così importante per la loro vita spirituale. In questo tempo difficile, di grande contrapposizione in cui tante volte sembra che il mondo voglia portarci allo scontro e alla divisione, credo che il Ramadan vissuto dalla comunità musulmana come uno dei pilastri fondamentali della loro fede, possa portare anche nel nostro Paese frutti di pace, di bene e di reciproca comprensione e dimostrare che è possibile una convivenza migliore, più fraterna tra di noi».

Raggiunto telefonicamente dal Sir, sono queste le prime parole che il vescovo di Frosinone, monsignor Ambrogio Spreafico, in qualità di presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, esprime per la festa di «Eid El Fitr». Si conclude, infatti, oggi il Ramadan, mese nel quale tutti i musulmani del mondo hanno osservato il digiuno con tutte le sue regole. Molti sono i vescovi italiani che hanno personalmente portato ai «fratelli musulmani» che vivono nelle loro città, gli auguri delle comunità cattoliche.

Questi messaggi – commenta il vescovo Spreafico – sono «un segno che dice che è possibile vivere insieme in questo Paese ed esprimere nella nostra differenza una fede che accoglie il diverso, lo straniero, il profugo. Un messaggio che dobbiamo dare insieme perché ne abbiamo tutti bisogno».

«La diversità mette paura e la paura è un sentimento normale di fronte a chi non si conosce», osserva il vescovo. «Ma noi non dobbiamo dare ragione alla paura. Nella Bibbia, quante volte leggiamo: non temere, abbi fede. Significa che la fede è una grande porta aperta verso l’incontro con l’altro, la sua conoscenza e, quindi, il dialogo«. «Sono convinto che gli italiani hanno nel cuore un profondo senso di accoglienza verso il diverso che oggi però viene oscurato da tanti fatti. È oscurato dalla paura, è oscurato da cifre che si danno sull’immigrazione che non sono reali. È oscurato da una propaganda che non aiuta la reciproca comprensione».

Il vescovo lancia quindi un invito: «Proviamo a capire meglio la realtà che abbiamo di fronte». «Teniamo aperto il cuore. Governiamo il problema migratorio affinché tutti anche in Europa si prendano le loro responsabilità. E, soprattutto, ricordiamoci che siamo di fronte ad esseri umani che non possiamo lasciare nel deserto o in mezzo al mare.

AgenziaSir

15 Giugno 2018 | 15:52
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