Chiesa

Festa familiare in Vaticano per i neo cardinali di 4 continenti

Ieri Papa Francesco ha creato cinque nuovi cardinali. Per essere anche noi un po’ partecipi dell’evento, ne facciamo la cronaca. L’ospite più atteso, il neocardinale Jean Zerbo del Mali, va via presto, prima di essere preso d’assedio da telecamere e taccuini. Ma nell’afa del pomeriggio romano la folla si dirada presto anche attorno agli altri quattro porporati creati oggi dal Papa a San Pietro. Concistoro insolito, di mercoledì pomeriggio e con sole cinque nuove porpore, seguito da altrettanto insolite visite di cortesia, quelle che un tempo si chiamavano «visite di calore»: tra i nuovi cardinali non c’è nessun italiano e nessun curiale, e i fedeli, i sacerdoti, i semplici curiosi che solcano l’ingresso vaticano del Petriano per rende omaggio ai cinque cardinali di quattro continenti sono pochi rispetto agli anni passati. Nell’atrio dell’aula Paolo VI, dove si sistemano, prevale, rispetto ad un’epoca non lontana in cui l’appuntamento si svolgeva anche nei saloni affrescati del Palazzo apostolico, un clima famigliare, dal quale emergono le differenze di colori, di voci, di culture dei vescovi scelti da Papa Francesco ad integrare il collegio cardinalizio che un giorno sceglierà il suo successore.

 

L’arcivescovo di Bamako arriva presto e va via presto a bordo di un auto blu con vetri oscurati. I nuovi porporati dopo il Concistoro sono andati con il Papa a salutare Benedetto XVI, che li accolti con poche parole e grande cordialità. A chi ha il tempo di salutare Jean Zerbo, il porporato parla dell’emozione per la cerimonia in San Pietro e dice che «c’è bisogno di preghiera» perché «c’è così tanta violenza e mancanza di fraternità non solo in Africa ma in tutto il mondo». Rilascia un’intervista, sì, ma alla televisione del suo paese. Dove la berretta cardinalizia è stata salutata come un enorme onore. Con lui sono venuti a Roma, per l’evento di oggi, il ministro degli Esteri del Paese, il ministro del Culto, ed erano presenti l’ambasciatore presso la Santa Sede, residente a Parigi, e quello presso il Quirinale. Nei mesi scorsi sulla stampa francese è emersa una storia di ingenti conti correnti in Svizzera, la conferenza episcopale maliana ha respinto le accuse e rivendicato la trasparenza finanziaria. Ma attorno al porporato ancora si respira qualche diffidenza verso le domande dei giornalisti. «Se vedi il modo in cui vive capisci che non ha soldi, non è possibile vivere in quella povertà e avere soldi in banca», commenta da parte sua Gabriele Avanzi della ong lombarda di volontari «Mali-Gavardo». Il cardinale è gia lontano. Nel suo entourage qualcuno confida che Zerbo è rimasto così male per le voci infondate sui soldi in Svizzera da ammalarsi, tanto da essere stato portato a Parigi per essere curato e venire a Roma solo all’ultimo – da qui verrebbe l’incertezza della sua presenza – ma ancora convalescente. Non ha pronunciato lui il discorso introduttivo al Concistoro, pur essendo il primo dell’elenco dei nuovi cardinali. Il 15 luglio, ad ogni modo, a Bamako sarà festa grande per la sua porpora.

 

Per il cardinale Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, vicario apostolico di Pakse, in Laos, invece, non è probabile una festa al ritorno in patria. Paese complesso, governo comunista, i cattolici sono minoranza. Il porporato sorride, saluta amabile, ma parla poco. E tre quarti d’ora dopo che i cancelli si sono aperti per le visite di cortesia, alle 18, si siede in disparte, un po’ affaticato dal caldo.

 

A poche decine di metri l’arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella, continua invece a stringere mani, abbracciare, benedire. Per lui c’è il gruppo di fedeli più numeroso, bisogna fare la fila per salutarlo. «La Chiesa deve essere samaritana come Paolo VI», spiega riecheggiando il discorso che ha tenuto, al posto del cardinale malese, al Concistoro. «Bisogna dare la gioia del Vangelo come ci dice Papa Francesco». Intorno a lui si affollano preti e suore, fedeli e curiosi, salgono cori, applausi, voci festanti.

 

Più ordinati i fedeli che salutano Anders Arborelius, l’arcivescovo di Stoccolma. Dalla Svezia sono arrivati circa 450 persone, nessun esponente del Governo. C’è la vescova luterana AntjeJackelén che aveva accolto il Papa a Lund per i 500 anni della riforma protestante, si fa una foto con il direttore della Civiltà cattolica Antonio Spadaro, ma ci sono anche esponenti ortodossi ed evangelici del Consiglio cristiano svedese invitati personalmente dal neocardinale, una spiccata sensibilità ecumenica. I cattolici svedesi sono una minoranza del due, tre per cento, ma sono in crescita grazie all’arrivo di immigrati siriani o iracheni. E la curiosità per la Chiesa cattolica cresce, tanto più nel sud del paese dopo il viaggio di Jorge Mario Bergoglio: aumentano le persone a messa, crescono i curiosi del cattolicesimo. In fila per il nuovo porporato spuntano molte teste bionde. Arborelius saluta con cordialità. Quando il Papa ha annunciato la sua nomina era in una parrocchia a fare le cresime, un sacerdote che lo accompagnava guardava l’iphone – il vescovo non risponde mai al cellulare – ha visto la notizia: «Lei sarà cardinale». Lui non ci ha creduto, pensava fosse uno scherzo.

 

Tra i nuovi porporati passano il cardinale Tarcisio Bertone, lo statunitense Sean O’Malley, l’ungherese Peter Erdo. Il fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi si accompagna a mons. Vincenzo Paglia, l’ambasciatrice inglese presso la Santa Sede Sally Jane Axworthy va disciplinatamente la fila per salutare i neoporporati, c’è il comandante dei gendarmi Domenico Giani. Il cardinale venezuelano Baltazar Porras si ferma ad abbracciare il nuovo cardinale Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di San Salvador. Anche lui, come i neoporporati di Svezia, Laos e Mali, è il primo cardinale del paese. Il suo nome è legato a doppio filo con l’arcivescovo martire Oscar Arnulfo Romero, beatificato su spinta di Jorge Mario Bergoglio, del quale è stato fedele collaboratore. A lui è dedicato l’immaginetta che il nuovo cardinale distribuisce in occasione del Concistoro. Sul retro una sua citazione: «La parola rimane e quella è la gran consolazione di colui che predica. La mia voce sparirà ma la mia parola che è Cristo rimarrà nei cuori che l’abbiano voluta accogliere».

 

A partire da ieri, dunque, il collegio cardinalizio conta 220 porporati. A fine aprile scorso, quando il cardinale Sistach ha compiuto 80 anni, i cardinali elettori sono scesi a 116. I cardinali elettori diventano 121 (erano 115 sia nel Conclave del 2013 che ha eletto Jorge Mario Bergoglio che in quello del 2005 che ha eletto Joseph Ratzinger). Limitando il calcolo ai porporati elettori, gli europei salgono a 53 su 121, gli asiatici a 15, gli africani a 15, i latino-americani a 17. I cardinali italiani che entrerebbero in un eventuale Conclave oggi sarebbero 24, tra un anno, a causa del sopraggiungere degli ottant’anni di cinque porpore italiane, scenderanno a 19. In termini percentuali, dal 2005 l’Europa passa dal 50,4 al 43,8 del collegio cardinalizio, l’America latina dal 16,5 al 14,05, l’Africa dal 9,6 al 12,4, l’Asia dal 9,6 al 12,4. Il Nord America è ora al 14,04% (era al dal 12,2& nel 2013), l’Oceania al 3,3% (1,7%). L’Italia è passata in questi anni di Bergoglio dal 17,4% al 19,8%. Percentuali che, almeno in parte, avvicinano la composizione del Collegio cardinalizio alla geografia del popolo cattolico, che, notoriamente, è maggioritario in America latina, cresce in Asia e Africa, diminuisce negli Stati Uniti e in Europa. In cinque anni, secondo l’ultimo Annuarium Statisticum Ecclesiae pubblicato a marzo dal Vaticano, quello relativo al 2015, mentre in Africa si registra un aumento del 19,4% dei fedeli, essendo il numero dei cattolici passato, nello stesso periodo, da 186 a 222 milioni, in Europa invece si manifesta una situazione di stabilità (nel 2015 i cattolici ammontano a quasi 286 milioni e sono poco più di 800mila rispetto al 2010 e 1,3 milioni in meno rispetto al 2014). Situazioni intermedie tra le due sopra descritte sono quelle registrate in America e in Asia, dove la crescita dei cattolici è certamente importante (rispettivamente, +6,7% e +9,1%), ma del tutto in linea con lo sviluppo demografico di questi due continenti. Da oggi 19 cardinali elettori sono stati creati da Giovanni Paolo II, 53 da Benedetto XVI e 49 da Francesco (l’ultimo cardinale creato da Paolo VI insieme a Joseph Ratzinger, il brasiliano Paul Evaristo Arns, è morto lo scorso dicembre).

Iacopo Scaramuzzi (VaticanInsider)

29 Giugno 2017 | 08:00
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