Esportazioni d'armi, Giustizia e Pace: la Svizzera perde la sua credibilità

Il Consiglio federale ha deciso di recente che in futuro il materiale militare potrà continuare ad essere esportato nei Paesi in guerra.

Per il Presidente della commissione Giustizia e Pace della Conferenza dei Vescovi svizzeri, Thomas Wallimann-Sasaki, questa scelta del governo è una mancanza verso i diritti umani e ignora le conseguenze dei conflitti armati per privilegiare esclusivamente delle considerazioni economiche.

«Fornire armi a dei Paesi in conflitto e a delle regioni in preda alla guerra civile non rende il mondo né più sicuro né più pacifico»: è questo il messaggio che Giustizia e Pace (che consiglia la Conferenza dei Vescvi svizzeri sulle questioni di etica sociale) ha comunicato per iscritto già in autunno dello scorso anno alla commissione governativa competente.

La decisione presa di recente dal Consiglio federale stride con la tradizione umanitaria e i valori cristiani della Svizzera. Il Consiglio federale – dice Giustizia e Pace – ha mostrato che gli interessi economici nazionali contano di più che la sicurezza delle persone nelle zone di guerra. Si riconferma drammaticamente ciò che Papa Francesco aveva detto in Evangelii gaudium: «Questa economia uccide».

Nel 2012 la Svizzera si è impegnata per dei controlli più severi sulle esportazioni di armi. Oggigiorno, uno dei Paesi economicamente più forti, resta tuttavia incapace di rafforzare la sua economia se non con l’esportazione militare in zone di guerra, denuncia Giustizia e Pace.

Fonte Giustizia e Pace

 

 

 

 

27 Giugno 2018 | 17:30
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