Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose.
Chiesa

Enzo Bianchi: «Siamo gli ultimi cristiani?»

Jean-Marie Tillard, grande teologo dal soffio ecumenico, e per me maestro e amico, negli ultimi anni di vita domandava spesso: «Siamo gli ultimi cristiani?». Era un discepolo di Gesù, non colto da pessimismo o da amarezza, ma quella domanda gli sorgeva spontanea; ed era spinto a porla e a porsela non dalle statistiche che rivelavano la diminuzione del numero dei cristiani nel nostro occidente, ma constatando il venir meno della passione, della convinzione da parte di molti battezzati che pur continuavano a dirsi cristiani e magari confessavano un’appartenenza alla chiesa.

Ormai anziano, sono anch’io tentato di pormi questa domanda, e per l’evidenza delle stesse ragioni. Raramente, infatti, trovo cristiani che nutrono una passione per Gesù Cristo, per il Vangelo, e sono davvero convinti non solo che Gesù possa essere una risposta alle loro domande di senso della vita, ma sia la loro vita, il loro futuro. È vero, oggi si può constatare tra i cristiani una ricerca di vita spirituale o interiore molto intensa, forse più intensa di ieri. Ma sovente si tratta di una spiritualità che si nutre di una certa credenza in Dio, di una ricerca di benessere interiore, e attende non il Regno che viene, non Gesù Cristo, ma un insegnamento etico per vivere meglio, una didascalia antropologica che consenta di trovare pace, armonia in sé e con gli altri.

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Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose.
14 Gennaio 2019 | 17:42
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