Emanuela Orlandi: si chiede indagine su una tomba nel cimitero teutonico

Nella basilica romana di Sant’Apollinare, sette anni fa, alla ricerca di una traccia della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, fu controllata invano la tomba del boss della Magliana, Renatino De Pedis. Erano stati ex componenti della banda criminale a richiamare l’attenzione degli inquirenti sul collegamento tra la scomparsa nel 1983 della figlia 15enne di un commesso pontificio e il riciclaggio di denaro sporco allo Ior. Adesso, dentro le mura leonine, ad essere aperto sarà, probabilmente già nei prossimi giorni, il loculo nel cimitero teutonico indicato in una lettera anonima come il luogo della segreta sepoltura della ragazza per la quale Giovanni Paolo II lanciò reiterate richieste di liberazione. La famiglia Orlandi, attraverso il suo legale Laura Sgrò, ha presentato formale istanza al segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, per riaprire la tomba sospetta nel campo santo in Vaticano.

Archiviata la storia che lo scorso autunno aveva riacceso flebili speranze, con il ritrovamento nella sede della Nunziatura apostolica di Roma di alcune ossa, poi ricondotte a una necropoli di duemila anni fa, adesso i riflettori sono puntati su un piccolo campo santo, per via di questa lettera anonima.

La tragica scomparsa della giovane italiana avvenuta ormai il 22 giugno del 1983 resta avvolta nel mistero.

6 Marzo 2019 | 11:30
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