Elin, l’eroina di Facebook. Con una diretta social riesce a bloccare un ingiusto rimpatrio in Afghanistan

Facebook si può anche usare bene. Elin Ersson, studentessa svedese e attivista per i diritti umani, che studia per diventare assistente sociale, salva la vita di un uomo di 52 anni con una diretta Facebook di 14 minuti. Il fatto avviene all’aeroporto di Göteborg. Elin, resasi conto che sul suo stesso volo c’era un richiedente asilo afgano a cui era stata negata la protezione e che quindi, se fosse tornato in patria sarebbe certamente andato incontro alla morte, inizia una diretta in cui dice «non ho intenzione di sedermi finché questa persona non sarà fatta scendere».
Uno steward e un passeggero inglese cercano di toglierle il telefonino perché, fino a quando lo tiene acceso, l’aereo non può decollare ma alla fine Elin riesce nel suo intento e, tra le sue lacrime e gli applausi di molti passeggeri, il richiedente asilo afgano scende.

Pare che adesso Elin rischi una brutta multa o fino a sei mesi di carcere e per questo, in segno di solidarietà per Elin, il video della protesta a bordo del velivolo, quello dove lei dice tra l’altro a un signore «non voglio che qualcuno venga spedito all’inferno solo perché lei non vuole perdere il suo volo», sta diventando virale sia su Facebook che su YouTube.
Quando Gesù ci dice di essere operatori di pace, non ci dice di organizzare in primo luogo convegni e conferenze, ma ci dice proprio di agire personalmente, cioè in prima persona. Di fare qualcosa, ognuno di noi, perché il bene si imponga: anche solo puntare i piedi con una «diretta Facebook».

È come nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il miracolo avviene non perché Gesù interpelli direttamente quel giovane ma perché è quel giovane a farsi avanti: mosso dalla sua responsabilità e generosità mette a disposizione quello che ha. In secondo luogo poi ci sono altri che aiutano il giovane, come quelli che diffondono il video della Ersson. Sto pensando ai discepoli che distribuiscono il cibo o a coloro che prendono le ceste per gli avanzi.
Nel costruire la pace ognuno di noi è protagonista. Per «fare la pace» bisogna prima prendere in mano la propria vita e trovare quel qualcosa che è sempre possibile fare per gli altri.

Il peggior nemico dell’amore non è l’odio ma è l’indifferenza, la tendenza a non immischiarsi con la vita degli altri condannandosi cosi a rimanere anche ai margini della propria.
Non è un caso che il video di Elin Ersson abbia avuto una eco eccezionale. Nel mondo dei social non è affatto vero che è tutto effimero. Quando una ragazza agisce per il bene e ci mette la faccia, il social dà a quel coraggio una forza dirompente. Come merita chi agisce facendo diventare le proprie idee carne per la costruzione del mondo migliore che sogna.

Mauro Leonardi/FaroDiRoma

27 Luglio 2018 | 16:16
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