Il vescovo di Lugano mons. Lazzeri.
Diocesi

Discorso di Mons. Vescovo Valerio Lazzeri in occasione della riapertura della Cattedrale

Eccellenza Reverendissima, Mons. Gullickson, Rappresentante del Santo Padre,
Caro Vescovo Pier Giacomo,
Caro Vescovo Peter,
Signori Canonici del Capitolo cattedrale,
Onorevoli Signori Consiglieri di Stato,
Lodevoli Autorità civili di ogni rango e grado,
Stimati Benefattori,
Signore e Signori rappresentanti delle Maestranze,
Gentili Signore, Egregi Signori,
Cari Amici,
L’evento che stiamo vivendo celebra il compimento di un desiderio da lungo tempo coltivato, non solo dalle varie componenti della Chiesa che è a Lugano, ma anche da tutti coloro che hanno a cuore il ricco patrimonio di fede, arte e cultura del nostro Cantone. Molti hanno atteso di vedere la nostra Cattedrale, la chiesa madre della Diocesi, nella condizione più confacente a esprimere tutto ciò che essa rappresenta. Una comunità ecclesiale e un intero popolo hanno aspettato con trepidazione, curiosità e legittima impazienza questo momento.
Ciò che questa sera possiamo ammirare, così immediato e unitario nel suo darsi a noi, dopo sette anni di cantiere – ma molti di più di interventi parziali, di pensieri e di proposte varie – è, di fatto, il punto di arrivo di un lungo cammino. È il frutto di un percorso in cui sono state investite energie e risorse da parte di molti, che hanno creduto all’importanza dell’opera per il nostro presente e per il nostro futuro.
Numerosi, in questa occasione, sono i sentimenti che si affacciano al nostro cuore. Anzitutto, la gioia che nasce spontanea di fronte a una grande impresa felicemente conclusa. Lo stupore per il risultato raggiunto. Il sollievo per la conclusione di un lavoro complesso e, spesso, non privo di ostacoli. A dominare su tutto, però, è la gratitudine: profonda, cordiale, sincera e anche, sicuramente, difficile da esplicitare fino in fondo, tanti sono i volti e i nomi delle persone a cui essa è dovuta.
Il mio pensiero riconoscente si volge oggi soprattutto a quanti, a diverso titolo, nei diversi settori e secondo le rispettive competenze, sono intervenuti per un obiettivo diventato comune, ossia per fare risplendere la nostra Cattedrale di «nobile semplicità», secondo l’espressione, orientativa e densa di significato, che il Concilio Vaticano II ha voluto affidarci nel documento sulla Liturgia, Sacrosanctum Concilium.

Voglio dire grazie ai Vescovi, miei predecessori, che tanto hanno avuto a cuore questa chiesa di San Lorenzo, a cui nel corso del tempo, è stato affidato il ruolo di centro pulsante, vivificante e unificante, di tutta la vita diocesana. Non dirò mai abbastanza il mio affetto e la mia riconoscenza, in particolare, al Vescovo Pier Giacomo. È lui che ultimamente ha messo sui binari giusti il treno che oggi giunge festosamente in stazione. Con coraggio e determinazione, ha dato l’impulso decisivo a un progetto di rinnovamento globale, che già il Vescovo Giuseppe Torti aveva, con altrettanta dedizione, cominciato a realizzare con il restauro della facciata e della Cappella della Madonna delle Grazie, tanto cara ai luganesi.
Con i Vescovi, però, devo ringraziare vivamente quanti hanno operato nei diversi settori: la Commissione e l’Ufficio dei beni culturali, la Commissione diocesana appositamente nominata per questo restauro, gli studiosi, che con sapienza hanno ricostruito la storia architettonica e artistica di questo edificio sacro; gli architetti, Tita Carloni e Franco Pessina, che hanno rispettivamente progettato e guidato la prima e la seconda tappa del restauro, Camilla Rezzonico e Stefano Alberio, collaboratori dello Studio Pessina, l’architetto Giovanni Ferrini, che ha curato le relazioni tra committenza e progettisti, le ditte e le maestranze, che hanno lavorato per anni in questa chiesa.
Un sentitissimo grazie va poi ai tanti benefattori pubblici e privati: Confederazione, Cantone, Città di Lugano e Comuni, Corporazioni civili-ecclesiastiche cantonali, Comunità parrocchiali, diversi Enti e Fondazioni, e numerosi singoli fedeli. Tutti hanno generosamente sostenuto e reso possibile un’operazione, straordinaria da tanti punti di vista, ma anche tanto impegnativa dal profilo finanziario.
Oggi, davanti alla Cattedrale rinnovata, possiamo davvero parlare di una bella e significativa avventura, coronata da una mirabile riuscita e insieme apportatrice di stimoli per il percorso che ci sta davanti. Oso sperare, infatti, che la luminosità e la freschezza di questo spazio liturgico ritrovato rinvigoriscano in tutti la passione per lo sforzo condiviso a servizio del bene comune. Dalla bellezza delle realtà materiali, messe al servizio della lode di Dio e dell’edificazione dell’organismo vivo della Chiesa nella storia, nasce l’invito a trarre nuova linfa per il nostro impegno, come appartenenti alla comunità cristiana, ma anche come uomini e donne sensibili alla storia del nostro territorio. Tutti siamo desiderosi di custodire le testimonianze più preziose del nostro passato. Ancor più nel nostro tempo, tormentato e smarrito, si fa forte il bisogno di riscoprire e proteggere le radici. Vogliamo però anche essere aperti al futuro, da pensare nel confronto, nell’ascolto reciproco, nella collaborazione positiva per un vivere insieme caratterizzato dalla ricerca instancabile di «tutto ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato» (Fil 4,8), come dice l’Apostolo Paolo.
È l’invito che possiamo ricevere, oggi, sostando davanti a ogni affresco segnato dal tempo, al nuovo arredo liturgico, ai ritrovamenti inaspettati ora adeguatamente messi in luce. Non ci sfuggano i particolari! Non c’è angolo che non sorprenda e non affascini. Vi possiamo riconoscere le tracce della fede, del fervore, della speranza dei nostri antenati.

Vi sono raccolti gli aneliti, i gemiti e le attese delle persone che di volta in volta vi hanno messo mano. Se ne possono intuire perfino le esitazioni e le contraddizioni. Come per incanto, però, tutto si unifica e converge sull’essenziale: la Cattedrale è davvero la casa del popolo di Dio, la dimora dove si celebra l’unità della Chiesa locale, raccolta attorno al suo vescovo.
Qui torneranno ad accadere gli avvenimenti più qualificanti della nostra vita ecclesiale. Avranno luogo le celebrazioni presiedute dal Vescovo, che segnano l’annuale cammino liturgico, le Ordinazioni episcopali, presbiterali e diaconali. Si continuerà così a sottolineare che dalla Cattedrale parte il cammino dell’annuncio e dell’evangelizzazione, il dinamismo destinato a raggiungere capillarmente tutte le nostre comunità e soprattutto il cuore della nostra gente.
Qui la cattedra, l’altare e l’ambone, anche al di fuori delle celebrazioni, rimarranno solido, silenzioso e permanente rimando all’Origine, alla predicazione apostolica della morte e risurrezione di Gesù Cristo, Signore della storia e del mondo, alla celebrazione della Salvezza, resa accessibile, nello spazio e nel tempo, a tutti coloro che vi si avvicinano per accoglierla.
Infine, anche la stessa collocazione della nostra Cattedrale ha una sua eloquenza. Essa guarda dall’alto le strade, le case e le piazze, dove ci muoviamo ogni giorno. Da secoli, ci parla di un altro punto di vista possibile, più chiaro, semplice e vero, sulle cose del mondo, sulle nostre relazioni, sui nostri grovigli e sulle nostre paure. C’è davvero da augurarsi che i contenuti di storia, di arte, di devozione e di vita, di questo edificio a noi tanto caro, facciano risuonare nel nostro cuore il forte richiamo a rendere sempre più leggibile, eloquente e vigorosa la testimonianza della Chiesa di pietre vive, che siamo noi, Popolo di Dio, fatto di peccatori salvati, rimessi in piedi e inviati dalla misericordia del Signore.
In questo modo, il restauro della Cattedrale avrà assunto il suo più profondo significato e continuerà a essere per tutti, dopo la riapertura delle sue porte, fonte sicura di vera e sincera gioia, respiro di bellezza e motivo di consolazione e di speranza.
Vegli sul nostro cammino la materna protezione della Madonna delle Grazie! Consolidi la nostra vocazione di missionari credibili del Vangelo! Le pietre della nostra Cattedrale tornano a proclamare in silenzio lo splendore della grazia inesauribile che ci raduna. Rafforzino la nostra voce, la rendano umile e ferma nel dire a tutti la liberazione portata da Gesù. Con il nostro coraggio e la nostra fedeltà, ci facciano passare dall’esperienza di casa che facciamo di nuovo in questa chiesa, al dono di noi stessi come casa, dignità, calore e ospitalità, a ogni fratello e a ogni sorella in umanità che finora non è riuscito a trovarne.

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Per i discorsi ufficiali di tutte le autorità intervenute:

Arch. Franco Pessina

Arch. Stefano Alberio

Capo Ufficio Beni Culturali

Consigliere di Stato Claudio Zali

Sindaco Marco Borradori

Il vescovo di Lugano mons. Lazzeri. | © catt
13 Ottobre 2017 | 20:40
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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