Diocesi di Lugano: Le chiese possono essere case accoglienti anche in tempo di coronavirus

In queste ore difficili, Gesù non lo trovi solo in chiesa ma anche per le strade. Cosi è stato, ad esempio, nell’Alta Vallemaggia, dove don Elia Zanolari ha appena terminato, insieme ai suoi collaboratori, di attraversare i paesini della Valle con il Santissimo. La gente ha riservato all’iniziativa un’accoglienza calorosa: «C’è chi dalle finestre si è messo a spargere incenso, chi ci ha accompagnato con la fisarmonica. È un segno, il passaggio di Gesù, di cui c’era proprio bisogno». Spostandoci nel Sottoceneri, a Novazzano, invece, don Angelo Crivelli ha pensato di portare un po’ di positività tra i suoi parrocchiani, passando fuori dalle loro case con un cartello recante parole di incoraggiamento. «Una specie di visita pastorale, ma un po’ insolita», spiega. «Ogni giorno ho percorso una via di Novazzano. Suonavo, scambiavo dal terrazzo qualche parola, poi mostravo il cartellone. Un modo per incoraggiarci reciprocamente». Prevenzione, dunque, non significa per forza «meno vicinanza». A Balerna lo sa bene don Gian Pietro Ministrini, che tastando il polso alla vita parrocchiale di questi giorni, guarda con riconoscenza, prima di tutto, ai mezzi messi a disposizione dalla Diocesi e dai suoi canali: « La gente segue le messe via streaming con il Vescovo. Inoltre, sono molto richiesti i sussidi liturgici elaborati dall’Ufficio liturgico ». Don Gian Pietro, vicario foraneo, assieme ai sacerdoti che collaborano con lui, ha a disposizione, per restare in contatto con i suoi parrocchiani, il sito della parrocchia e quello di Famiglie in Rete (www.famiglieinrete.ch), che riunisce oltre 200 famiglie del Mendrisiotto. Purtroppo la particolarità del momento richiede anche di condividere situazioni drammatiche: nella sola parrocchia di Balerna sono ben 10 le persone morte di coronavirus. «Non li chiamerei funerali, che del resto sono stati vietati dalla diocesi, in rispetto alle misure preventive», sottolinea don Gian Pietro, riferendosi a questi congedi. «Sono brevi momenti di preghiera, che comunque ti strappano il cuore». Ma, in mezzo alla disgrazia, ci sono anche motivi per sperare: è di qualche giorno fa la notizia che una piccolissima vita, colpita da coronavirus, è rientrata a casa, dopo diversi giorni di ospedalizzazione. Sempre nel Sottoceneri, sentiamo don Fiorenzo Maritan, parroco di Breganzona, che sottolinea la generosità dei suoi parrocchiani: «Abbiamo incentivato alcune iniziative: l’aiuto a fra Martino Dotta e a don Emanuele per l’Ape del cuore. Anche se l’appello è stato solo virtuale, la risposta è notevole». Parrocchiani che, nella chiesa della Trasfigurazione, sempre aperta, si recano spesso, soprattutto all’altare della Madonna. «La domenica le candele sono tutte accese», sottolinea don Fiorenzo. E proprio la chiesa come una casa accogliente, una madre dalla braccia aperte, è quella che sogna anche don Pierangelo Regazzi, nel Sopraceneri, parroco della Collegiata di Bellinzona e vicario foraneo, per la sua parrocchia: «Ogni mattina entro, accendo qualche candela e lascio qualche meditazione sull’altare, che i fedeli durante il giorno possono passare a prendere. La gente percepisce questa attenzione ed entra». «È da quasi 51 anni che sono prete», aggiunge. «La Settimana Santa è il culmine dell’anno liturgico; non averla potuta vivere appieno è la fatica più grande». Nel frattempo, don Pierangelo ha anche indirizzato una lettera ai ragazzi della Prima Comunione: «Volevo invitarli a vivere la Pasqua nel modo migliore». A guidarlo, in questi momenti bui, una consapevolezza: «Ricordiamoci che il Signore, che lo vogliamo o no, sa fare bene anche senza di noi».

Laura Quadri

11 Aprile 2020 | 17:35
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