Papa e Vaticano

«Dio ci guarisca dall'ingordigia e dall'ambizione del prevalere» 

«Nella frenesia che caratterizza la vita di tutti i giorni il rischio è che fatti e persone ci scivolino addosso». E invece «l’Eucaristia è il sacramento dell’unità», spiega il Papa che sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano celebra la messa del Corpus Domini, per la prima volta di domenica invece che di giovedì per decisione dello stesso Pontefice che ha voluto evitare eccessivi disagi alla città.

Prima della messa, per circa mezz’ora il Papa ha incontrato un gruppo di una ventina di rifugiati di diverse nazionalità insieme a monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana, nel palazzo della Canonica, attiguo alla Basilica lateranense. Nell’omelia rivolta alle centinaia di migliaia di fedeli presenti in piazza, Jorge Mario Bergoglio – che tiene in mano un pastorale in acciaio donatogli dagli operai dell’Ilva di Genova durante la visita dello scorso 27 maggio – evidenzia che «l’Eucaristia non è un sacramento «per me», è il sacramento di molti che formano un solo corpo». Lo ricorda San Paolo: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane».

Quindi, avverte il Papa, «chi la accoglie non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo Dna spirituale, la costruzione dell’unità». E «questo Pane di unità – è l’auspicio del Pontefice – ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti».

Francesco riflette poi sulla solennità di oggi che, spiega, «ci ricorda che nella frammentazione della vita il Signore ci viene incontro con una fragilità amorevole, che è l’Eucaristia». «Nel Pane di vita il Signore viene a visitarci facendosi cibo umile che con amore guarisce la nostra memoria, malata di frenesia, perché l’Eucaristia è il memoriale dell’amore di Dio: lì si fa memoria della sua passione, dell’amore di Dio per noi, che è la nostra forza, il sostegno del nostro camminare». Ecco perché, sottolinea il Vescovo di Roma, «ci fa tanto bene il memoriale eucaristico: non è una memoria astratta, fredda e nozionistica, ma la memoria vivente e consolante dell’amore di Dio».

Nell’Eucaristia, prosegue, «c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della sua Pasqua, la fragranza del suo Spirito. Ricevendola, si imprime nel nostro cuore la certezza di essere amati da Lui e mentre dico questo, penso in particolare a voi, bambini e bambine che da poco avete ricevuto la Prima Comunione e siete qui presenti numerosi». Così l’Eucaristia «forma in noi una memoria grata, perché ci riconosciamo figli amati e sfamati dal Padre; una memoria libera, perché l’amore di Gesù, il suo perdono, risana le ferite del passato e pacifica il ricordo dei torti subiti e inflitti; una memoria paziente, perché nelle avversità sappiamo che lo Spirito di Gesù rimane in noi».

Inoltre, evidenzia Papa Francesco, «l’Eucaristia ci incoraggia: anche nel cammino più accidentato non siamo soli, il Signore non si scorda di noi e ogni volta che andiamo da Lui ci ristora con amore». L’Eucaristia, anche, «ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo, come il popolo nel deserto raccoglieva la manna caduta dal cielo e la condivideva in famiglia, così Gesù, Pane del cielo, ci convoca per riceverlo insieme e condividerlo tra noi».

Francesco indica come nella solennità del Corpus Domini torni più volte il tema della memoria: «Il pane vivo, disceso dal cielo, è il sacramento della memoria che ci ricorda, in modo reale e tangibile, la storia d’amore di Dio per noi. «Ricordati», dice oggi la Parola divina a ciascuno di noi. Dal ricordo delle gesta del Signore ha preso forza il cammino del popolo nel deserto; nel ricordo di quanto il Signore ha fatto per noi si fonda la nostra personale storia di salvezza».

Ricordare, dunque, «è essenziale per la fede, come l’acqua per una pianta: come non può restare in vita e dare frutto una pianta senza acqua, così la fede se non si disseta alla memoria di quanto il Signore ha fatto per noi». La memoria è «importante», ribadisce ancora il Papa, «perché ci permette di rimanere nell’amore, di ri-cordare, cioè di portare nel cuore, di non dimenticare chi ci ama e chi siamo chiamati ad amare». Eppure, puntualizza Bergoglio, «questa facoltà unica, che il Signore ci ha dato, è oggi piuttosto indebolita: nella frenesia in cui siamo immersi, tante persone e tanti fatti sembrano scivolarci addosso». Così, osserva il Pontefice, «si gira pagina in fretta, voraci di novità ma poveri di ricordi: bruciando i ricordi e vivendo all’istante, si rischia di restare in superficie, nel flusso delle cose che succedono, senza andare in profondità, senza quello spessore che ci ricorda chi siamo e dove andiamo». Allora «la vita esteriore diventa frammentata, quella interiore inerte».

Ora, conclude Papa Francesco, «vivendo l’Eucaristia, adoriamo e ringraziamo il Signore per questo sommo dono: memoria viva del suo amore, che forma di noi un solo corpo e ci conduce all’unità». Al termine della messa si è svolta la processione eucaristica che, percorrendo via Merulana, termina alla basilica di Santa Maria Maggiore nella benedizione solenne impartita dal Pontefice con il Santissimo Sacramento.

Giacomo Galeazzi (Vaticaninsider)

| © Vatican Media
19 Giugno 2017 | 08:00
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