Chiesa

Dedicata ai bambini la terza Giornata di preghiera contro la tratta

Si terrà il prossimo 8 febbraio e sarà dedicata al tema: «Sono bambini! Non schiavi». È la 3.a Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, iniziativa fortemente voluta da Papa Francesco. Stamani la presentazione a Roma. L’ha seguita Giada Aquilino:

Ogni due minuti, una bambina o un bambino è vittima di sfruttamento sessuale. È una delle cifre di un fenomeno, quello della tratta di esseri umani, che negli ultimi trent’anni ha coinvolto circa 30 milioni di piccoli. Ma i numeri sono in crescita, con un giro d’affari illecito che movimenta 150 miliardi di dollari l’anno. Ecco perché Francesco ha definito la tratta «la schiavitù più estesa» del ventunesimo secolo. Proprio per volere del Papa, a partire dal 2015 si svolge ogni anno la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, nella memoria Liturgica di Santa Bakhita, che conobbe le sofferenze della schiavitù. Ad organizzarla la Rete Internazionale della Vita Consacrata contro la tratta di persone, denominata Talitha Kum, in coordinamento con diverse realtà del mondo della Chiesa e della società civile. Suor Gabriella Bottani, coordinatrice del comitato per la Giornata:

«Per il fenomeno tratta, si parla dai 21 milioni di persone nei documenti ufficiali delle Nazioni Unite, fino ad altre organizzazioni non governative che parlano di 45 milioni. Quello che sappiamo è che la maggioranza sono donne e che c’è un preoccupante aumento di bambini ed adolescenti. È per questo che quest’anno vogliamo mettere l’accento su questo gruppo di persone. Sono circa un terzo delle vittime; il numero è crescente e sono sempre più piccoli e più giovani. Raccontano il dolore, la sofferenza, ma anche le loro speranze e i loro sogni. Quest’anno abbiamo raccolto storie come quella di tre cugine delle Filippine di sei, otto e nove anni. Sono state coinvolte nel cosiddetto ›cyber sex’: i bambini, in un piccolo spazio, davanti ad una telecamera collegata via internet a clienti in tutto il mondo, principalmente europei, fanno quello che queste persone chiedono di fare; si tratta appunto di atti sessuali o pornografici. Momentaneamente le tre bambine si trovano in un Centro di accoglienza protetto e per loro c’è bisogno di tutto un processo educativo, di cura, di integrazione, che può aiutarle a ricostruire la loro vita, il loro presente e il loro futuro».

Tanti gli eventi che culmineranno con l’iniziativa dell’8 febbraio, preceduta – com’è possibile verificare sul sito www.preghieracontrotratta.org – dalla veglia di preghiera contro la tratta, sabato prossimo a Roma, da giornate di studio e manifestazioni nelle Filippine, in Nigeria, in Australia. E tante le storie di giovani vittime. Al loro fianco, a Catania, opera suor Rosalia Caserta, responsabile della Casa Famiglia «San Giuseppe», che ospita ragazze minorenni, perlopiù nigeriane, sfuggite al controllo e allo sfruttamento di gruppi criminali, spesso identificati in donne che loro chiamano «madame»:

«Loro arrivano sulle coste siciliane comprate, vendute, con un debito alle spalle. Per cui già al porto ci sono persone che le aspettano. A volte hanno solo un semplice numero di telefono, nascosto nelle treccine dei loro capelli, perché è quello il numero che ›devono’ chiamare quando arrivano in un Centro di accoglienza, dove magari non sempre – visto l’affollamento – si può tutelare la minore, il minore. Quindi tramite questo numero possono raggiungere la ›madame’ che subito viene a prenderle. Quando vengono portate via, c’è la strada; non c’è altro: la strada più cruda e più buia che ci possa essere. Quindi a questo gruppo di ragazzine che noi accogliamo – sono tutte minorenni – non facciamo altro che offrire loro un ambiente alternativo, cercando di tutelarle da quelli che sono i rischi della tratta: il dormire, il vivere sotto un tetto pulito, ordinato, accogliente, pieno di calore umano, non di cose superflue, fa tanto»!

Iana Matei, presidente della ong Reaching Out Romania, racconta di una piaga che ancora non viene sconfitta anche a causa della mancanza di educazione: parla di madri e padri «irresponsabili», perché a volte un figlio viene considerato una «forma di profitto» in contesti di povertà estrema. Ma tratta delle persone non vuol dire soltanto sfruttamento sessuale: indica diritti negati, lavoro minorile, traffici di organi, matrimoni forzati. Lo racconta Gianpaolo Trevisi, direttore della scuola di Polizia di Peschiera del Garda, che in un piccolo libro è riuscito a trasformare storie di drammi in racconti di speranza:

«Anni fa scrissi ›Fogli di vita’, un piccolo libro che parla di immigrazione. In qualche modo sono racconti che partono dalla realtà per poi regalare nel finale una cosa un po’ diversa, surreale, che sa di sogno. Questo rende le storie più leggibili. Con lo stesso criterio ho raccolto varie storie, tra cui quella di una bambina che si trova in Australia. I suoi genitori sono del Pakistan e le dicono che vogliono portarla nel loro Paese d’origine per le vacanze estive. In realtà, quando arriva, si ritrova un matrimonio già organizzato con una persona molto più anziana. Quindi ho trasformato il racconto, come se quello fosse solo un brutto incubo per la giovane: lei invece si sveglia la mattina e va a sposare un ragazzo australiano di cui si era innamorata, perché ora il suo Paese è l’Australia».

(Da Radio Vaticana)

2 Febbraio 2017 | 13:14
Tempo di lettura: ca. 3 min.
minori (30), tratta (35)
Condividere questo articolo!