«Dante e il suo poema», affresco di Domenico di Michelino nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Ticino e Grigionitaliano

Dante: «Un autore che stimola ancora la ricerca del senso della vita»

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, moriva uno dei più grandi poeti e intellettuali del Medioevo euromediterraneo e della letteratura italiana ed europea di ogni tempo. Dante Alighieri fu poeta nel senso più stretto e pieno del termine: la Commedia lo dimostra senza equivoci di sorta, in modo culminante.

Fu un intellettuale secondo un’accezione ampia ed esistenziale: opere letterarie diversissime tra loro come Vita Nova, Convivio, De vulgari eloquentia, De monarchia e l’azione politica, a Firenze e altrove, denotano che il fiero avversario dei Guelfi Neri e di Bonifacio VIII ha cercato costantemente di vivere secondo valori multiformi:  dall’immanente al trascendente, tra luci e ombre, tra sofferenze e gioie, tra fede tenace e infedeltà relazionali. Tali condizioni furono proprie di un uomo condannato per buona parte della sua vita a restare in esilio lontano dalla sua città e dai suoi affetti più cari.

La cultura universale, dall’Italia all’Europa al mondo, gli deve moltissimo per tutto quanto attiene, in primo luogo, all’uso più ampio possibile della parola. Basta scorrere le sue opere letterarie sino alle tre celeberrime cantiche per avere almeno un’idea di quanto formativo sia, anche per le donne e gli uomini della cultura essenzialmente visiva del nostro tempo, un confronto con l’arte compositiva, la fantasmagoria lessicale, l’intensità morale che i vocaboli danteschi sanno manifestare. Il rapporto del grande fiorentino con le parole bibliche fu di notevolissima importanza: basta ripercorrere l’intera Commedia per cogliere a livello esplicito o allusivo concetti, immagini e suggestioni che da testi e valori scritturistici sono ispirati. La preghiera del Padre nostro (cfr. Purgatorio XI, vv. 1-24) costituisce una significativa espressione sintetica di tale rapporto.

Ma perché leggere ancora le opere di Dante Alighieri oggi? E perché farlo nelle classi scolastiche, dalla scuola media inferiore a quella superiore? Una risposta profondamente documentata a questa domanda è certamente complessa e richiederebbe competenze letterarie che esulano da quelle del sottoscritto e uno spazio ben maggiore rispetto a quello di questo articolo. D’altra parte, se solo si pensa alle nozioni di amore, ricerca intellettuale, impegno socio-politico, fedeltà al cuore del Vangelo di Gesù Cristo, fuga dall’ignavia esistenziale, le affermazioni e le riflessioni dantesche, dalla Commedia a varie altri suoi scritti presentano spesso un’intensità e una capacità di interpellazione interiore e sociale di grandissimo rilievo. Certo: occorre evitare ogni moralismo e aiutare qualsiasi persona interessata, all’interno e al di fuori del sistema scolastico-universitario, a sapersi confrontare anzitutto con una lingua italiana d’altri tempi, di una ricchezza semantica e culturale che è indubbiamente spesso al di là dei ridotti lessici contemporanei anche nel campo della cosiddetta «cultura colta». E bisogna poter entrare nei contesti sociali, politici e religiosi in cui l’Alighieri è vissuto, occorre esserne consapevoli, facendo soffrire altri e soffrendo pesantemente in prima persona. Ha senso farlo oggi? Mi pare proprio di sì e penso che tante altre persone, di varia ispirazione spirituale, sarebbero d’accordo con me. L’inferno, il purgatorio e il paradiso sono invenzioni cultural-dottrinali con pochissimi «fondamenti» biblici e molti al di fuori delle Scritture ebraiche e cristiane? Verosimilmente sì, ma nessuno può negare che tale concezione dell’oltremondano, dalle fonti tardo-antiche e medioevali dell’Alighieri alla sua lettura ed interpretazione della sorte degli esseri umani dopo la morte, ha influenzato notevolmente la spiritualità cristiana e umana in genere. E questo fatto stimola, ancora oggi, la ricerca del senso della vita e delle sue prospettive anche a partire dall’interpretazione che Dante ha dato di tante figure importanti della storia umana prima di lui e dei valori che ne hanno segnato la vita. L’augurio più cordiale che rivolgo a me stesso e ai lettrici e lettori di «Catholica» è questo: che, dopo le amplissime e multiformi celebrazioni dantesche di questo pur tormentato ed incerto anno 2021, abbiamo desiderio di prendere o riprendere tra le mani gli scritti di questo deciso, intenso e provocatorio cittadino del XIII e XIV secolo, capace di parlare alla libertà e alla responsabilità delle donne e degli uomini dei secoli successivi ai suoi pagando di persona tante sue scelte. Di valori come l’amore, la curiosità culturale e scientifica, una fede cristiana intimamente evangelica, il gusto di un impegno socio-politico adulto e generoso e la capacità di esprimersi con un lessico italiano ragionevolmente ricco vi è un bisogno davvero evidente. E se celebrare il 700esimo anniversario della morte dell’Alighieri sarà servito a far ritornare molti a confrontarsi anche con uno soltanto di questi aspetti, l’incidenza «popolare» del grande fiorentino avrà forse conosciuto un nuovo momento di realizzazione.

L’Associazione Biblica della Svizzera Italiana ha dedicato l’ultimo numero del suo periodico «Parola&parole» al rapporto tra Dante Alighieri e la Bibbia. Per averne una copia: info@absi.ch.

Ernesto Borghi

«Dante e il suo poema», affresco di Domenico di Michelino nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze.
19 Settembre 2021 | 07:18
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!