Alcuni partecipanti del gruppo svizzero collegati online da Wislikofen
Ticino e Grigionitaliano

Dall'Assemblea sinodale europea la voce di tre delegate svizzere online: «Tensioni necessarie per andare avanti»

Malika Schaeffer, del dipartimento di comunicazione della Chiesa cattolica vodese, la sua collega Marie-Antoinette Lorwich, della pastorale di strada, e Valantina Anzini, ticinese, coordinatrice della pastorale giovanile della diocesi di Lugano, sono strette insieme dietro lo schermo per l’intervista online che stanno rilasciando a cath.ch da Wislikofen (AG) dove seguono con gli altri rappresentanti del gruppo svizzero in forma online l’assemblea continentale sinodale di Praga. Hanno poco tempo, avvertono. Le sessioni e gli incontri online sono andati avanti per tre giorni. E tutto si sta accelerando con l’avvicinarsi della fine dell’assemblea, almeno per i laici.

di Bernard Hallet (cath.ch/ adattamento e traduzione catt.ch)

Hanno subito espresso la loro preoccupazione per l’annuncio, dato all’inizio della giornata, della pubblicazione di un secondo testo di sintesi scritto dai vescovi e che sarebbe stato inviato a Roma. I presidenti delle Conferenze episcopali presenti a Praga continueranno i loro lavori fino al 12 febbraio. Cosa conterrà questo testo e come si relazionerà con il documento continentale? «Al momento non sappiamo di più», dicono.

Porre le domande giuste

«Il fatto che la Chiesa cominci a porsi le domande giuste e che sia disposta a mettere in discussione il suo funzionamento mi rassicura», afferma Malika Shaeffer, una dei dieci partecipanti svizzeri al sinodo di Praga, online da Wislikofen. Ritiene che il sinodo sia l’inizio di un modo di intendere e vivere la Chiesa che non ammette passi indietro.

«La Chiesa deve imparare ad ascoltare e non solo quello che le piace», aggiunge la responsabile della pastorale di strada. Dall’apertura di questa fase continentale del Sinodo, il 6 febbraio, sono stati numerosi gli interventi a Praga, dove i delegati sono saliti sul podio per discutere i vari aspetti della crisi che la Chiesa cattolica sta attraversando.

Interventi piuttosto fluidi

«I discorsi erano piuttosto scorrevoli», ha affermato Maria Antonietta Lorwich, «il celibato dei sacerdoti era appena accennato. Sono stati discussi i «dolori» causati dall’abuso sessuale, spirituale e di potere. Le tensioni dottrinali/pastorali sono state oggetto di molte dichiarazioni, così come l’opposizione tra misericordia e verità. Tuttavia, la Lorwich sottolinea che «si tratta di tensioni necessarie che ci permettono di andare avanti e di trovare l’armonia».

«Ci aspettavamo di sentire parlare di più del ruolo delle donne nella Chiesa», dice Maria Antonietta Lorwich, e Valentina Anzarini e Malika Schaeffer concordano. La Lorwich si è sentita ben rappresentata dalle parole dei delegati della Caritas presenti a Praga, riguardo ad un tema che le è caro, quello dei poveri. «Il loro discorso avrebbe potuto essere il mio», dice con soddisfazione.

«Cura», «Comunione», «Conversione» sembravano essere le parole chiave dell’incontro di Praga.

Riunioni online

Anche se non hanno potuto partecipare alle sessioni in presenza a Praga, le rappresentanti femminili della Svizzera francese e del Ticino non si sono annoiate. Dopo aver partecipato a riunioni della durata di circa tre ore, i rappresentanti online dei diversi Paesi d’Europa si sono «incontrati» a distanza in gruppi linguistici per discutere questioni di loro interesse. Gli abusi ecclesiastici sono stati al centro dell’attenzione del gruppo di lingua francese. Nel gruppo di lingua italiana si è parlato di accompagnamento dei giovani nella Chiesa e anche di «formazione»… «A partire dalla sinodalità! Molte persone non sanno ancora cosa sia», afferma Valentina Anzini.

Le sessioni di circa tre ore che si sono svolte a Praga sono state seguite da scambi a distanza in gruppi linguistici. Non c’è pausa, «il ritmo è intenso». Avranno bisogno di tempo per «digerire tutto». Ma Maria Antonietta Lorwich ammette di essere venuta come militante e che forse se ne andrà placata, tanto è rimasta colpita dalle visioni contrastanti tra le Chiese in Europa. «Mi sono mossa quando ho sentito quello che ho sentito».

È stata una grande sorpresa per lei, condivisa anche da Malika Schaeffer. «Per esempio, la Chiesa in Lettonia, che è nuovissima, ha la traduzione del Concilio Vaticano II solo da cinque anni!». Malika ha potuto constatare la povertà delle Chiese nei Paesi dell’Est, dove il dogma è più importante delle considerazioni pastorali. E si è resa conto che i problemi di alcuni non hanno nulla a che vedere con le preoccupazioni di altri. «Siamo più ricchi in Svizzera, Francia, Belgio o Germania».

Lontano da Praga, l’atmosfera nel gruppo svizzero che ha seguito l’Assemblea da Wislikofen è molto buona», assicurano le tre donne, «abbiamo anche «allargato la tenda» (n.d.r riprendendo il tema del documento di lavoro) e abbiamo vissuto un mini processo sinodale locale. Tutti hanno fatto uno sforzo, soprattutto in termini di linguaggio, per comunicare e ascoltare. «Dopo tre giorni, gli scambi sono diventati più armoniosi», affermano le rappresentanti.

Tanto che il gruppo ha deciso di scrivere una lettera aperta su ciò che ha vissuto e la condividerà ampiamente dopo l’incontro. A Wislikofen, dove il gruppo svizzero contava rappresentanti delle tre regioni linguistiche il Röstigraben proprio non si è sentito (cath.ch/bh/adattamento e traduzione catt.ch)

Alcuni partecipanti del gruppo svizzero collegati online da Wislikofen | © cath
9 Febbraio 2023 | 08:17
sinodo2021-23 (220), svizzera (536)
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