Chiesa

«A Cuba la Chiesa cattolica è chiamata a costruire un Paese degno, solidale e pacifico»

Venerdì 23 giugno il ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, verrà in Vaticano per incontrare in tre appuntamenti successivi il sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu (già nuncio nell’isola caraibica), il segretario per i rapporti con gli Stati, Paul Richard Gallagher, e infine il Segretario di Stato, Pietro Parolin. È l’occasione per fare il punto sui rapporti tra la Santa Sede e il governo cubano. Vatican Insider ha intervistato l’ambasciatore Jorge Quesada Concepción.

Che significato ha la visita in Vaticano del ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla?

«La visita ufficiale si colloca in un quadro di relazioni positive tra la Santa Sede e Cuba. E conferma il buono stato dei rapporti reciproci che si caratterizzano per un dialogo franco e rispettoso da entrambe le parti».

Il prossimo settembre saranno due anni dal viaggio di Papa Francesco a Cuba: cosa ha lasciato quella visita?  

«Il viaggio apostolico di Papa Francesco a Cuba, il terzo di un Pontefice dopo quelli di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è stato un momento importante per le relazioni tra Cuba e la Santa Sede, oltre che il segno dell’affetto e della vicinanza di Papa Francesco alla popolazione cubana. Quel viaggio è stata l’occasione per l’incontro del Successore di Pietro con un popolo umile, lavoratore e generoso che ha apprezzato la sua presenza».

Nel febbraio 2016 il Papa è tornato a Cuba per l’incontro con il Patriarca di Mosca, Kirill. Che ruolo ha avuto il suo Paese?  

«Cuba si è sentita onorata di essere stata scelta dal Papa e dal Patriarca come luogo dello storico incontro tra le due Chiese. Come sempre Cuba ha offerto la totale ospitalità e tutti i servizi possibili, consapevole dell’importanza che quella riunione rivestiva».

Durante la sua visita, il Papa non ha potuto salutare davanti alla nunziatura e poi nella piazza del Duomo alcune dissidenti appartenenti alle «Signore in Bianco» (le «Damas de Blanco», movimento di opposizione al governo cubano che riunisce mogli e familiari di persone accusate di azioni contro lo Stato, ndr). Perché la polizia ha impedito di raggiungere questi luoghi?  

«Come succede in tutti i Paesi, gli accessi a luoghi vincolati con le visite dei Capi di Stato sono controllati dalle autorità locali, che hanno l’alta responsabilità di garantire la sicurezza ai dignitari ospitati. Ciò comporta misure di sicurezza che non possono essere violate».

Da meno di un anno l’Avana ha un nuovo arcivescovo. Come sono le relazioni tra il governo cubano e il nuovo pastore della diocesi della capitale?  

«Il governo cubano mantiene relazioni di rispetto e cooperazione tanto con il nuovo arcivescovo dell’Avana quanto con tutti gli arcivescovi e vescovi che compongono la Conferenza episcopale cubana».

Dopo le speranze degli anni passati – le relazioni con il presidente Obama e l’intermediazione della Santa Sede – con la nuova presidenza degli Stati Uniti si annuncia una nuova epoca difficile. È cambiato qualcosa fino ad oggi?  

«Il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti è stato un passo importante di riavvicinamento tra i due Paesi in vista di una futura normalizzazione dei rapporti. Eravamo sicuri che non sarebbe stato un cammino facile finché persiste nei settori politici e governativi l’interesse a invertire il sistema politico vigente a Cuba, che è il risultato della decisione sovrana della maggioranza politica della popolazione. Ci auguriamo che prevalga il buonsenso nella politica degli Stati Uniti e che, nonostante le nuove misure annunciate dal presidente Donald Trump, che rappresentano un passo indietro rispetto al cammino degli ultimi anni, si perseveri negli interessi fondamentali delle relazioni per il bene di entrambi i popoli. Cuba ha ribadito la propria disponibilità a continuare a lavorare per mantenere una relazione rispettosa, al di là delle differenze che sussistono, tutelando sempre la sua sovranità e la sua indipendenza».

Crede che la Chiesa cattolica cubana possa contribuire alla costruzione della pace e a migliorare le relazioni tra il suo Paese e gli altri Paesi?  

«Il governo e il popolo cubano hanno profondamente apprezzato il contributo personale del Papa nell’avvicinamento tra gli Stati Uniti e Cuba che ha posto fine ad oltre cinquant’anni di distacco bilaterale. È stato un esempio della volontà, spesso reiterata dal Santo Padre, della Chiesa a tendere ponti di pace. A Cuba la Chiesa cattolica è chiamata a contribuire, come parte della nazione cubana, all’impegno di costruire un Paese degno, solidale e pacifico, nel pieno rispetto delle sue tradizioni e della libertà guadagnata dopo anni di lotta per l’indipendenza»

Andrea Tornielli (VaticanInsider)

21 Giugno 2017 | 11:40
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