Cristiani in Egitto: molta luce, ma ci sono ancora ombre

Dal 3 al 5 settembre 2021, il vescovo Kyrillos Samaan dall’Egitto sarà ospite nella Svizzera Italiana, per la precisione a Orselina e a Losone, dove darà testimonianza sulla situazione dei cristiani in Egitto.

Nell’intervista con l’organizzazione di soccorso pontificia «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)», il vescovo cattolico copto Kyrillos Samaan di Assiut parla della situazione della Chiesa cattolica, delle relazioni con l’Islam e dell’ecumenismo con la Chiesa ortodossa.

Eccellenza, due anni fa Papa Francesco, insieme al rettore dell’Università al-Azhar del Cairo, ha firmato ad Abu Dhabi un documento sulla comune fede in Dio e la fraternità che ne deriva. Questa iniziativa ha dato i suoi frutti in Egitto?

Assolutamente. Il documento è stato pubblicato e distribuito dalla nostra chiesa qui in Egitto e anche da parte musulmana ci si appella ancora ad esso. All’Università di al-Azhar, per esempio, a febbraio si sono tenute diverse conferenze per celebrare il secondo anniversario della firma. Siccome sono stato invitato come oratore, ho potuto illustrare l’apprezzamento del Papa per l’Islam, come espresso per esempio nella sua enciclica «Fratelli Tutti». Ho distribuito copie del testo al governatore e ad altre figure importanti, un gesto che è stato ben accolto.

Il vescovo Kyrillos Kamal William Samaan.

Papa Francesco in Egitto è apprezzato anche dai musulmani?

Molto. La gente lo paragona sempre a Papa Benedetto, che dopo il suo discorso di Ratisbona nel 2006 ebbe un momento difficile perché vi si lesse erroneamente una critica all’Islam. Ma purtroppo è così che è andata. Con Francesco l’atmosfera è ora completamente diversa: ha un legame privilegiato con il Grande Imam del Cairo e nel 2017 ha anche visitato l’Egitto. Sotto Francesco il rapporto tra l’Islam ufficiale e la Chiesa cattolica è davvero cambiato in meglio.

Tuttavia, con i salafiti o i Fratelli Musulmani esistono ancora dei gruppi molto anticristiani.

Sì, ma non sono più così forti. Dei salafiti, per esempio, si sente parlare molto poco. Erano molto forti sotto il governo del fratello musulmano Mursi nel 2012/2013, mentre ora sono isolati. La maggioranza del paese è diventata più tollerante verso i non musulmani.

Ancora oggi, però, gli attacchi contro i cristiani sono numerosi. Il rapporto sulla libertà religiosa di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» cita, per esempio, l’omicidio di un copto nel Sinai o il rapimento di ragazze cristiane nell’Alto Egitto.

Sì, ma questi attacchi sono molto meno numerosi e il governo sta facendo quello che può contro di essi. Recentemente, un musulmano è stato addirittura giustiziato per aver ucciso un cristiano. In passato sarebbe stato impensabile che un credente debba morire a causa di un miscredente.

Le chiese in Egitto lodano continuamente i progressi che sono stati fatti sotto il governo di al-Sisi. È cambiato davvero qualcosa con la legalizzazione delle chiese costruite senza permesso?

Proprio così. Ho letto che ormai circa il cinquanta per cento degli edifici ecclesiastici egiziani sono stati legalizzati. Qui ad Assiut, tuttavia, il processo sta avanzando molto lentamente, perché è laborioso.

Quali requisiti devono essere soddisfatti?

Essenzialmente due: si deve comprovare al di là di ogni dubbio la proprietà del terreno su cui è stata costruita la chiesa e si necessita di una piantina dell’edificio realizzata da un architetto registrato. Inoltre, ci sono alcuni requisiti di sicurezza.

Dove vede dei margini di miglioramento per quel che riguarda la situazione dei cristiani?

Non chiediamo molto e siamo realistici. Purtroppo, ci sono ancora molte persone che vedono i cristiani come cittadini di seconda classe. Questo richiederà ancora molto tempo.

Come si manifesta questo fatto?

Per esempio, nelle università i cristiani sono sottorappresentati. Questo riguarda non soltanto gli studenti, ma soprattutto i professori e la direzione dell’università. Ogni tanto ne viene nominato uno per salvare le apparenze, ma nel complesso i cristiani vengono generalmente superati nonostante le qualifiche comparabili. Nella pubblica amministrazione o nell’esercito succede la stessa cosa.

Che cosa si può fare al riguardo?

È la mentalità che deve cambiare. Il presidente al-Sisi parla continuamente dell’uguaglianza di tutti gli egiziani, il che è molto importante. Rispetto al fratello musulmano Mursi, sotto al-Sisi noi cristiani stiamo vivendo dei tempi d’oro. Quando in una città viene costruita una nuova moschea, al-Sisi chiede sempre quando verrà costruita una chiesa accanto ad essa. Ci ricorda sempre che tutti, ebrei, cristiani e musulmani, devono poter praticare liberamente il loro culto e poter costruire luoghi per farlo.

Tuttavia, anche sotto al-Sisi alcuni cristiani sono presi di mira dallo Stato. L’attivista copto e critico del governo Ramy Kamel è stato accusato di gravi crimini, incluso il terrorismo, il che viene considerato assurdo dagli attivisti dei diritti umani. Quindi sotto al-Sisi per i cristiani c’è solo la libertà di culto, ma nessuna libertà politica?

Senza voler entrare nel caso specifico, esistono delle restrizioni per tutti gli egiziani, indipendentemente dalla loro religione. Queste non sono specificamente dirette contro i cristiani.

Guardiamo alle relazioni ecumeniche con la Chiesa ortodossa copta. Da alcuni anni, da parte cattolica, ci si aspetta una rinuncia al rinnovo del battesimo per le conversioni alla Chiesa copta. Tuttavia, nonostante le buone relazioni personali tra Papa Francesco e Papa Tawadros, finora non è successo nulla. Perché?

Già durante la prima visita di Tawadros a Roma, tra i due leader si è sviluppata una stretta relazione. Tawadros ha poi promesso di chiarire la questione del battesimo, ma ha fatto notare che doveva prima convincere il suo Sinodo dei vescovi, perché altrimenti potrebbe esserci uno scisma. Tuttavia, il Sinodo è ancora molto influenzato dai vescovi nominati dal predecessore di Papa Tawadros, Shenuda, che sono molto critici nei confronti dell’ecumenismo.

Tawadros si è arreso di fronte alle critiche?

No. Tawadros ha incaricato l’ormai defunto abate Epiphanios del monastero di Makarios di convincere del contrario i sostenitori del rinnovo del battesimo. Ha fornito argomenti molto convincenti tratti dalla tradizione copta e gli fu anche affidata la redazione di un documento appropriato. Secondo la prima versione del testo, sembrava che il riconoscimento del battesimo cattolico fosse imminente. Abbiamo anche inviato una traduzione a Roma. Ma poco prima della pubblicazione, ci fu una rivolta dei sostenitori della vecchia linea e all’ultimo minuto è stata scelta una nuova formulazione, nella quale si parlava soltanto di uno sforzo per cambiare la pratica copta, non più di una ferma intenzione o addirittura di un impegno.

Quindi Tawadros è stato frenato?

Sì. Viene osteggiato anche per la sua apertura su altre questioni, come i cambiamenti nella pratica liturgica. Durante la pandemia, ad esempio, per ragioni igieniche voleva sospendere la distribuzione della comunione con il cucchiaio. Di conseguenza, fu accusato di cercare di introdurre pratiche cattoliche. Alcuni si oppongono anche pubblicamente a lui e vogliono la sua deposizione.

Si tratta di una minoranza?

Non è così chiaro. Se lo è, è una minoranza forte. Dopo tutto, tra di loro ci sono dei vescovi.

Il che significa che in materia di rinnovo del battesimo non bisogna aspettarsi dei risultati rapidi.

No, ci vuole molto tempo. Ciò che è stato seminato per quarant’anni sotto Shenuda non può essere cancellato in pochi anni. Ma Tawadros è un uomo paziente.

ACN

27 Agosto 2021 | 17:55
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