Don Rolando Leo
Commento

Cosa vogliono dalla Chiesa i giovani ticinesi d'oggi? Don Rolando Leo: «Chiedono di essere seguiti e di essere presenti in tutte le realtà sociali»

È stato pubblicato questa mattina il Documento di lavoro della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 3 al 28 ottobre sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Da quello che emerge, cosa vogliono, dunque, i giovani di oggi? Soprattutto: cosa cercano nella Chiesa? All’interno del documento, per dare una risposta a questi interrogativi, si possono identificare sette parole chiave: «ascolto», «accompagnamento», «conversione», «discernimento», «sfide», «vocazione» e «santità». Ne abbiamo parlato con don Rolando Leo, responsabile della Pastorale giovanile diocesana, che quest’anno ha organizzato una serie di incontri proprio in preparazione del Sinodo; le esigenze dei giovani che si leggono nell’Instrumentum Laboris sono le stesse dei ragazzi ticinesi?

«Di sicuro, anche i nostri giovani avvertono che il mondo oggi ci pone davanti a sfide particolari. Anche alle nostre latitudini c’è un bisogno grande di combattere le discriminazioni, delle sacche di povertà verso le quali è importante non ghetizzarci. Il rischio è di stare bene tra noi e di andare avanti così. La nostra vocazione – questo i giovani ticinesi l’hanno capito bene – è altro: l’uscita, l’evangelizzazione«. «Chi è venuto ai nostri incontri – prosegue don Rolando – si è anche reso conto che la Chiesa non è amica per tutti. Come proporre allora un riavvicinamento, come andare verso gli altri? Questo interrogativo ci ha messo in discussione anche come Pastorale Giovanile. Vogliamo adagiarci sulle esperienze passate – per quanto belle –  o piuttosto riconoscere che ci manca ancora qualcosa? I nostri giovani hanno le idee in chiaro: sentono l’urgenza di essere presenti, in quanto cristiani, in ogni realtà sociale. Penso all’evento diocesano del 9 giugno, che si è da poco svolto in piazza Manzoni, in centro a Lugano: lì la nostra Chiesa ha mostrato con creatività, bellezza, arte, musica, danza il valore di ciò che portiamo dentro come cristiani. I giovani si auspicano che possiamo continuare su questa strada«.

Tuttavia, i giovani ticinesi sono anche consci che ci vuole equilibrio: «Qualcuno dei ragazzi ha effettivamente chiesto che la Chiesa riscopra anche la sua vocazione più «mistica»: non un ripiegamento su di sé ma un approfondimento, una ricerca dell’essenziale, del nucleo della fede senza disperdersi in attività sociali. È un discorso che, durante il dibattito, ci ha divisi. Si tratta di riuscire nel difficile compito di andare verso l’altro senza perdere la propria identità, che va coltivata per prima. Per questo i giovani sentono anche forte il bisogno di formazione, per rafforzare la loro identità di cristiani».

Al tema della formazione si ricollega quello del discernimento, altra parola centrale in vista del Sinodo: «Nel discernimento c’è un po’ di tiepidezza, a causa dell’attuale pretesa culturale, quella di fare a meno degli altri: ognuno crede di potersi gestire da solo la vita, persino senza Dio, né si pensa più che la Chiesa abbia a che fare con la propria vita; in tal modo il discernimento è lasciato in balia delle mode». È anche fondamentale la domanda sul senso della vita, che delle volte rimane un po’ offuscata: «Qualcuno nel nostro gruppo si è interrogato su questo ma penso che rimanga ancora un miraggio anche per i nostri giovani. Ciò non toglie nulla alla profondità delle loro esperienze. Ogni ragazzo ha la sua storia ed è bello cogliere come molti di loro si sono convertiti anche grazie alla Misericordia di Dio«.

L.Q.

 

 

 

Don Rolando Leo
19 Giugno 2018 | 17:45
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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