Ticino e Grigionitaliano

Commento al Vangelo. VII Domenica del Tempo ordinario

Calendario romano: Matteo 5,38-48.

Tra i numerosi detti divenuti consuetudine nell’uso quotidiano, la definizione occhio per occhio, dente per dente è ancora tra le più comuni ed utilizzate. Magari non tutti sanno che l’esempio che Gesù cita in apertura del brano del Vangelo di questa settimana trae origine dal diritto romano arcaico: non vi è certezza, tra l’altro, che questa consuetudine fosse ancora in vigore al tempo di Cristo. Ed è incerta anche l’etimologia del suo nome originario, lex talionis: probabilmente è da accostare a talis, (stesso/tale), che fa riferimento al principio per cui, appunto, chi subiva un torto inflittogli intenzionalmente guadagnava il diritto di infliggerne uno a chi lo aveva provocato, anche della stessa entità. In effetti, in una società ancora piuttosto primitiva questa legge permetteva di contenere la vendetta entro certi limiti, evitando il prolungarsi delle rappresaglie e – quindi – delle conseguenze di un torto subìto. Ma se la legge del taglione cercava di porre un limite al male, nel discorso delle Beatitudini Gesù spinge alla pace, ed al superamento di rancori e conflitti: lasciar cadere il torto, cercando di stimolare in chi lo compie l’inutilità del suo gesto. Le telecamere di Caritas Ticino inquadrano, assieme a Dante Balbo, il giovane vicario don Carlo Vassalli. «Forse il concetto di nemico, oggi, va reinterpretato» esordisce don Carlo, «e noi siamo chiamati piuttosto a fare un passo verso l’altro, nella difficoltà dei rapporti odierni, frenetici e spesso superficiali, migliorando il rapporto con il prossimo, mettendo da parte i conflitti. Ma non basta avere buone relazioni: occorre coltivarle, migliorarle, armonizzarle sempre». E quel miglio (anzi, due) – si chiede Dante Balbo – da percorrere insieme? «Quel raddoppio è il tratto di strada che noi investiamo per donare fiducia al prossimo e rinforzare la relazione con lui».

Cristiano Proia, dalla rubrica televisiva Il Vangelo in casa di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

Calendario ambrosiano: Luca 15, 11-32

Siamo di fronte ad un padre fuori dagli schemi, che ha saputo creare intorno a sé una situazione confortevole per tutti. Una casa che è luogo di abbondanza e dove traspare attenzione e cura per chi vi abita. Nonostante questo, il figlio minore chiede al padre ciò che gli spetta, per poi andarsene. Senza obiezioni, il padre lo asseconda e lo lascia partire. I due figli scelgono quindi due strade diverse: uno si incammina verso altro, l’altro resta. Per uno, la casa paterna è luogo di restrizioni e di limiti a cui sottrarsi, per l’altro luogo di certezze e sicurezza. Quando il figlio che se n’era andato, fa rientro a casa, gli equilibri familiari si scombinano: tornato unicamente spinto dalla fame, il secondogenito fa invece esperienza del «di più d’amore» del padre e (forse) per la prima volta comprende la bontà della vita che conduceva prima. Mentre nell’animo dell’altro figlio, si fa largo il sentimento di essere stato trattato con ingiustizia e irriconoscenza. Entrambi i figli mostrano di non conoscere chi è il loro padre. Entrambi lo hanno pensato padre-padrone, sentendosi e comportandosi più da servi che da figli. A rivelare il padre in tutta la sua grandezza è il momento del ritorno del secondogenito. Da lontano il padre vede giungere il figlio e con gesti che sgorgano da una sovrabbondanza di amore che rimanda ad un Dio al contempo padre e madre, lo riveste col «vestito bello», restituendogli la dignità di figlio. A far da contraltare a questo amore che trabocca, il cuore del primogenito: talmente colmo di amarezza che neppure parla col padre per chiedergli spiegazioni, ma si fa raccontare da un servo quanto sta succedendo. La frattura è grande. I legami familiari sono a rischio. E’ necessario fare chiarezza e il padre «esce per pregarlo» e gli rivela quanto questo – ma anche l’altro figlio – non hanno capito. Non è un legame di soldi, di quote o di eredità quello che li lega al padre: ma un rapporto di condivisione totale («ciò che è mio è tuo») che ci rende al contempo figli dello stesso Padre e fratelli tra di noi.

Unione Femminile Cattolica Ticinese

23 Febbraio 2020 | 05:21
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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