Ticino e Grigionitaliano

Commento al Vangelo della I Domenica di Quaresima

Calendario romano: Matteo 4, 1-11.

«La carità non ha come misura il bisogno dell’altro, ma la ricchezza dell’amore di Dio. È infatti limitante guardare all’uomo e valutarlo a partire dal suo bisogno, poiché l’uomo è di più del suo bisogno». Lo scriveva Eugenio Corecco, in un testo del 1992. L’allora vescovo di Lugano, originario di Airolo, con la sua visione seppe dare l’impulso non solo a quella che diventerà l’attuale Facoltà di teologia di Lugano, ma anche a ciò che è, tutt’ora, Caritas Ticino con la sua missione di intervento sociale oltre le logiche assistenzaliste. Corecco non vedeva l’individuo condannato dalla sua condizione e dalle sue difficoltà, ma pronto a rialzarsi e a riconsegnarsi ad una vita – anche economicamente – attiva e soddisfacente. A causa di una malattia incurabile, il vescovo Corecco si spense a 63 anni, nel 1995; troppo presto, ma non abbastanza da non essere ricordato dalla Chiesa di Lugano nel 25esimo dalla sua scomparsa, il 1. marzo. La sua intuizione ha reso possibili questi 25 anni di produzione video, tra cui «Il Vangelo in Casa», in onda per questa prima domenica di Quaresima assieme a Dante Balbo e a don Mario Trulio, rettore del seminario «Redemptoris Mater» a Melano. Per Gesù inizia un nuovo viaggio, e la prima tappa è proprio l’arrivo delle tentazioni. «Il suo» dice don Mario «è il viaggio del popolo di Israele, che viene liberato dall’Egitto, e condotto nella Terra promessa». I 40 giorni e le 40 notti sono dunque i 40 anni del popolo nel deserto. «Dove Dio li conduce per conoscere Lui, e il loro cuore». La prima tentazione, dice Dante Balbo, è incarnata nella condizione umana di Gesù: la fame, dopo tutto quel digiuno. E l’offerta del pane dal Maligno. «Quel pane è quello che tutti gli uomini cercano. Quel pane di vita che però non soddisfa, perché quello che dà la vita eterna è uno solo: la Parola di Dio».

Cristiano Proia, dalla rubrica televisiva Il Vangelo in casa di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

Calendario ambrosiano: Matteo 4, 1-11.

All’inizio della sua missione Gesù è tentato da Satana. Il testo odierno adopera tre termini per indicare questa misteriosa presenza: diavolo, tentatore, Satana. Ma molti altri sono, nelle pagine evangeliche, i nomi del male: demonio, maligno, avversario, nemico, principe di questo mondo, Beelzebul. Il male assume volti e forme mutevoli e varie, così come si dice con nomi molteplici. Il primo, diavolo, in greco significa divisione: tutto ciò che scava inimicizia, erige muri di separazione, genera distanza ed estraneità, è opera diabolica. Il secondo nome è tentatore. Tutte le volte che le nostre scelte sono guidate da ciò che è seducente piuttosto che da ciò che è vero, giusto e buono, allora il tentatore è all’opera. E infine il terzo nome: Satana, cioè l’avversario. Indica tutto ciò che si oppone a Dio. E’ non volere che Dio sia l’unico Signore della nostra vita preferendogli altri pseudo-valori. L’evangelo odierno, ricordandoci questa presenza vuole tener viva in noi la consapevolezza del male che sfigura il volto dell’uomo e della terra. Guardiamo a noi stessi e al mondo con serena capacità di apprezzamento ma c’è una dura verità nella preghiera: «Liberaci dal male». Bisogna riconoscere che il mondo ha le sue notti, c’è una geografia del male, tanti i suoi volti e i suoi nomi. Venerdì 6 marzo l’Europa celebrerà la «Giornata dei Giusti» per ricordare uomini e donne che non si sono sottratti alla responsabilità di resistere all’alta marea della disumanità e in particolare alla follia nazifascista. Non hanno ceduto alla tentazione del quieto vivere, del farsi i fatti propri, del non guardare negli occhi le vittime. Grazie a loro tanti (ebrei ma non solo) sono stati salvati. Grazie a loro non dobbiamo vergognarci di far parte dell’umanità. Entriamo in Quaresima con l’aspro segno delle ceneri, memoria della nostra fragilità e di quella polvere del suolo con la quale il Creatore ci ha plasmati a sua immagine e somiglianza. Questa la nostra dignità.

Don Giuseppe Grampa

1 Marzo 2020 | 09:00
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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