Ticino e Grigionitaliano

Commenti ai vangeli di domenica 26 settembre

Calendario romano

Anno B / Mc 9,38-43.45.47-48 / XXVI Domenica del Tempo ordinario

Aprirsi a un amore consapevole e gratuito

Quali sono i confini della Chiesa? Chi è fuori è condannato? Chi opera il bene, anche se non è a conoscenza della rivelazione cristiana, dove si colloca? Queste le domande che scorrono fra le pagine bibliche della domenica 26sima del tempo ordinario. Si potrebbe dire un meccanismo naturale, per cui quando facciamo un’esperienza di appartenenza, se facciamo un incontro che ci ha cambiato la vita, mal tolleriamo chi senza alcuno sforzo vive le nostre stesse esperienze e si impossessa di un patrimonio prezioso che pensavamo fosse unicamente a noi riservato. Lo sperimentano gli amici di Mosè, quando in un giorno in cui l’assemblea degli anziani, dei profeti designati, dei chiamati, si trova nella tenda del convegno e due che non c’entrano nulla si mettono a profetizzare, a parlare in nome di Dio, in giro per l’accampamento. Niente rituali, niente mandato, niente investitura, eppure si permettono di annunciare l’opera di Dio al popolo. Mosè ridurrà al silenzio i suoi amici, esortandoli a riconoscere che il popolo non è il loro, né il suo, ma del Signore, che sceglie chi vuole e semmai sarebbe meraviglioso se tutti fossero profeti. La storia si ripete un migliaio di anni dopo, in una comunità molto più piccola, quella dei discepoli di Gesù, che si lamentano con il maestro, perché ci sono due che scacciano i demoni nel suo nome. Gesù in questa circostanza ricorderà che non può esserci uno che sta con Lui e che è contro di Lui allo stesso tempo, anche se in altre occasioni dirà il contrario, ma in un contesto diverso. Si domanda don Willy Volonté se non vi sia una differenza, se chiunque può fare le opere di Dio e salvarsi. La chiave sta nella consapevolezza, perché chi opera il bene obbedendo ad una sensibilità interiore è lodevole, ma chi opera nell’amore di Gesù che ha dato la vita per noi si spalanca ad un amore consapevole e gratuito che si apre all’infinito e in certo senso dona significato anche alla bontà inconsapevole.

*di Dante Balbo, dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e su YouTube


Calendario ambrosiano

Anno B / Gv 6, 41-51 / IV Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

Camminare assieme a Dio, nostro compagno di vita

I tre testi di questa domenica svolgono un unico tema: il pane del cielo. Incominciamo dal primo testo. La storia di Elia, sull’orlo della disperazione fino a chiedere la morte, può essere la storia di tanti, prostrati dalle fatiche della vita, delusi, disperati. Eppure se c’è un pane, una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua, il cammino può continuare. Anche il popolo di Israele durante il lungo itinerario nel deserto ha avuto bisogno di un cibo, la manna, misteriosamente provveduto da Dio. Non c’è cammino se manca il pane che sostiene. Come a Elia, come a Israele nel deserto, così anche a noi è donato un pane per il cammino dell’esistenza. Prima di stupirci per questo pane misterioso che è il corpo del Signore, vorrei che sostassimo su questo dono del pane per il cammino della vita. C’è un tratto di singolare tenerezza in questa volontà di Dio nostro Padre di provvederci non solo del pane quotidiano che ci sostenta, ma anche di questo pane che discende dal Cielo e di cui abbiamo bisogno per non venir meno lungo la strada della vita. Questo pane, infatti, non è cosa, oggetto; questo pane è la presenza stessa del Signore Gesù: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo». Per il cammino della vita ci è data quindi la presenza, la compagnia di qualcuno: la compagnia del Signore Gesù. Che questo pane non sia pane ma sia la viva presenza di qualcuno è parola stupenda ma sconvolgente: la nostra intelligenza esita, forse anzi rifiuta. Ancora una volta sembra impossibile che in un uomo, un uomo qualunque di una povera famiglia qualunque, Dio stesso si manifesti, si riveli, si comunichi a noi irrevocabilmente. Peggio: che quest’uomo doni se stesso come pane, nutrimento per la fatica del vivere. Questo è il cuore della nostra fede: che in un uomo qualsiasi, un tale chiamato Gesù, figlio del falegname, Dio si faccia compagno della nostra condizione; che in un pezzo di pane, semplice e povero nutrimento, Dio si faccia compagno della nostra condizione.

di don Giuseppe Grampa

26 Settembre 2021 | 10:08
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