Commenti ai Vangeli della domenica

Calendario romano: Mc 3, 20-35 / X Domenica del Tempo ordinario

Sappiamo qual è il bene eppure lo ignoriamo

di Dante Balbo, dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

All’inizio della storia dell’uomo, o forse al suo fondamento, qualcosa è andato storto, o, come dice don Willy Volonté commentando le letture di questa decima domenica del Tempo Ordinario dell’anno B, ha scombussolato i piani di Dio. Cosa sia stato non si sa, se non attraverso i simboli della Scrittura, ma quello che è certo è che un essere personale, reale e non un’idea o un concetto, ha dato battaglia al Creatore, utilizzando la libertà umana e seducendola. Proprio il nostro limite, la fragilità della nostra mente corporea, ha impedito che questa rottura fosse irreparabile. Tuttavia ne vediamo gli effetti anche ora, in quella tensione che ci costringe ogni giorno a scegliere: sappiamo quale sarebbe il bene, eppure lo ignoriamo, siamo attratti da ciò che è illusione, fantasia di potere senza limiti. Il Tempo Ordinario, a cui siamo tornati dopo il culmine della festa della SS. Trinità, di ordinario ha solo la certezza di una battaglia che quotidianamente dobbiamo affrontare. Comprensibile allora il grido di san Paolo che vorrebbe fuggire dai limiti del corpo, il luogo dove questa battaglia si compie, così da chiedere chi mai potrà liberarci! Ma proprio qui sta la salvezza: il corpo non è rinnegato, la fragilità non è bandita, anzi, Gesù ha scelto un corpo per portare la battaglia fino alle estreme conseguenze, così che anche il corpo stesso fosse salvato e così l’interezza della persona. Grazie a Lui l’ordinaria battaglia è possibile, anzi, è il nostro modo di diventare santi, scegliendo il bene. Non è un combattimento contro noi stessi, ma per la nostra realizzazione, per la pienezza, la gioia di essere in un disegno che ci sorpassa e ci include. «Combattete fratelli la buona battaglia della fede! Questo è quasi un proposito, contro la mentalità di questo mondo, soprattutto quando ci vuole portare via i valori in cui crediamo. quindi non scoraggiatevi nel fare il bene!».

Calendario ambrosiano: Lc 12, 22-31/ II Domenica dopo Pentecoste

Non c’è forse un mondo su cui aprire la finestra?

di don Angelo Casati

In verità il brano di Luca oggi incominciava con un «per questo». «Per questo vi dico….». Che cosa aveva detto Gesù? Aveva raccontato una parabola, la parabola dell’uomo che aveva in mente solo i suo affari: aggiungere granai a granai e si sarebbe goduta la vita! Lo raggiunge nella notte la voce di Dio: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la vita; e quello che hai preparato di chi sarà? ». E Gesù aggiunse: «Per questo io vi dico…» E mette in guardia dall’affanno, dall’ossessione per i beni. Ed ecco una della pagine più luminose del vangelo, colme di poesia. Gesù era un poeta stupendo: accendeva immagini, e le immagini accendevano gli occhi. A volte si pensa che la poesia sia cosa da raffinati culturalmente. Va a leggere il contesto. È scritto: «Quel giorno si erano radunate migliaia di persone al punto che si calpestavano a vicenda». E Gesù usava immagini colme di poesia. Diceva loro: «Guardate». Come se fossimo in pericolo di non guardare, in pericolo di disattenzione. Come se fossimo in pericolo di contagio, contagio di superficialità. Come se malattia dei nostri occhi fosse la miopia dello spirito: nello sguardo non vai al di là di pochi metri, è tutto lì il tuo mondo. «Guardate!». Miopia dello spirito,catarattadell’anima.Eio?Sono così sicuro di non chiudere gli orizzonti della mia vita? Dove arrivo con i miei occhi? Non c’è forse un mondo su cui aprire la finestra? Il mondo dell’anima per esempio, il mondo della mia città, il mondo di questo nostro paese, il mondo di questa umanità che mi appartiene, cui appartengo? «Guardate!» Dove arriva il mio sguardo? Forse ai tentativi di prolungare la vita? E Gesù che dice: «Chi di voi può allungare anche di poco la sua vita?». Quando il desiderio dovrebbe essere ben altro. Ce lo ricorda anche Enzo Bianchi, il fondatore del monastero di Bose, quando scrive: «Voglio aggiungere vita ai giorni e non giorni alla vita». Facciamo che i nostri giorni siano vita. È vita, dico, se non hai occhi miopi, occhi offuscati da cataratta dello spirito.

6 Giugno 2021 | 09:13
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