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CINA – I nuovi regolamenti religiosi: annientare le comunità sotterranee, soffocare le comunità ufficiali

Roma (AsiaNews) – I nuovi regolamenti sulle attività religiose hanno come scopo l’annientare le comunità sotterranee e soffocare le comunità ufficiali, rendendo impossibile ogni missione all’esterno. È evidente dal testo pubblicato in questi giorni sul sito dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi (Sara). Essi dovrebbero andare in vigore il prossimo 1° febbraio 2018.

Una bozza dei nuovi regolamenti era stata pubblicata lo scorso settembre.

Il nuovo testo non cambia molto rispetto alla bozza, ma – se possibile – è ancora peggiore. I pochi articoli aggiunti (ne abbiamo contati tre) appesantiscono la lista delle pretese minacce e deviazioni che possono venire dalle religioni.

Nel capitolo VII sulle «Responsabilità legali», è stato aggiunto l’articolo 63 che predica: «Difendere, sostenere, dare fondi all’estremismo religioso, o usare la religione per ferire la sicurezza nazionale o la salute pubblica, minacciare l’unità etnica, dividere la nazione, o condurre attività terroristiche, offendendo i diritti dei cittadini nelle loro persone o nei loro diritti democratici, ostacolare l’amministrazione dell’ordine pubblico, o invadendo proprietà pubbliche o private…». L’articolo prevede poi le punizioni delle «responsabilità criminali secondo la legge», le «pene amministrative secondo la legge», le «ricompense» per i danni ai cittadini «secondo la legge».

In Cina gli attentati di matrice «religiosa» si contano sulle dita di una mano e sono spesso a carico di alcune sette con qualche migliaio di aderenti, a paragone di oltre 500milioni di credenti delle diverse religioni. Eppure l’articolo – la cui lista di azioni cattive viene ripetuta qua e là nel testo, ad esempio fra i «divieti» – dà l’impressione che le religioni tout court siano non solo «l’oppio dei popoli», come diceva Marx, ma la peste dei popoli.

Nel testo si sottolinea spesso che solo il controllo dall’alto – degli uffici per gli affari religiosi a tutti i livelli: nazionale, provinciale, di contea, di città o villaggio rende una religione vivibile e accettabile. I rappresentanti degli uffici per gli affari religiosi a tutti i livelli sono invitati di continuo a «lavorare», «organizzare», «verificare», «controllare» l’opera delle comunità dei fedeli (cfr. art. 6, 26, 27). Tale enfasi va di pari passo con le testimonianze che ci giungono dalla Cina: telecamere piazzate su tutti i sti religiosi; controllo poliziesco nelle celebrazioni; cani-poliziotto per verifiche anti-droga! Va notato che tali controlli avvengono per le comunità ufficiali, riconosciute dallo Stato e che si comportano già secondo le indicazioni del ministero.

Per i nuovi regolamenti le comunità sotterranee non devono nemmeno esistere. Per questo attività espresse in luoghi non registrati e con personale non registrato sono colpite da multe elevatissime: fra i 100 e i 300mila yuan per attività «non autorizzate» (art. 64); 50mila yuan per attività in un sito «non autorizzato»; 50mila yuan per aver offerto l’uso di un sito «non autorizzato» (art. 69); fra i 20mila e i 200mila yuan per viaggi all’estero «non autorizzati», anche se sono per educazione religiosa o per pellegrinaggio (hajj) (art. 70); fino a 10mila yuan ai singoli implicati in attività religiose «illegali» (art. 74). Tali multe sono molto alte, se si considera che lo stipendio minimo in una città come Shanghai è di 2300 yuan. Oltre alle multe si comminano anche la chiusura dei siti che hanno ospitato attività «illegali» e il loro sequestro e incameramento nei beni dello Stato.

Ancora prima che i regolamenti vengano messi in atto, da diversi mesi polizia e rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi stanno incontrando in modo capillare sacerdoti e fedeli laici delle comunità sotterranee per «bere una tazza di tè» e «consigliare» loro di registrarsi nelle comunità ufficiali. Soprattutto i sacerdoti sono davanti a una scelta difficile: la registrazione presso l’Ufficio affari religiosi implica in modo automatico l’appartenenza all’Associazione patriottica, che volendo edificare una Chiesa «indipendente», è «inconciliabile» con la dottrina cattolica (Benedetto XVI).

Un altro articolo aggiunto nel testo definitivo dei regolamenti è il 70b. Esso recita: «Dove vi è proselitismo, organizzazione di attività religiose, fondazioni di organizzazioni religiose o apertura di siti per attività religiose in scuole o istituzioni educative diverse dalle scuole religiose, l’organo di revisione o di approvazione, o un altro rilevante dipartimento devono ordinare una correzione e dare un avvertimento; se vi sono dei guadagni illegali, essi devono essere confiscati; dove le circostanze sono serie, si deve fermare l’iscrizione [alla scuola] e cancellare il permesso per l’educazione….».

Esso riguarda le attività religiose nelle scuole statali, i cui provvedimenti sono stati già applicati prima della promulgazione dei regolamenti: studenti sono stati espulsi dalle scuole perché trovati a pregare in privato negli edifici dell’università.

Secondo una ricerca dell’università di Shanghai, almeno il 60% degli studenti sono interessati a conoscere il cristianesimo e si nota una continua crescita di giovani catecumeni nelle comunità ufficiali e sotterranee.

Il fatto che nei nuovi regolamenti si sia aggiunto un nuovo articolo che voglia punire tale «proselitismo» nelle scuole è segno della vastità del fenomeno. Ma tutto questo è forse un simbolo che vale per tutti gli articoli dei regolamenti: si grida al controllo, ma il risveglio religioso della Cina è ormai incontrollabile

Bernardo Cervellera – AsiaNews

| © vaticanmedia
12 Settembre 2017 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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