Cile: diocesi impegnate nella formazione e prevenzione degli abusi

Continua nelle diocesi cilene, come documenta il sito della Conferenza episcopale (Cech), un impegno a tutto campo nella formazione di sacerdoti e operatori pastorali e nella prevenzione degli abusi su minori. Nella diocesi di Chillán un gruppo di circa cento docenti ed educatori ha partecipato in questi giorni a un corso di prevenzione di abusi, portando così a circa 3.200 persone – tra sacerdoti, operatori pastorali, dipendenti delle strutture ecclesiali, educatori – il numero di coloro che ha frequentato in tre anni tale corso formativo, articolato in tre moduli, in seguito al quale viene rilasciato un apposito «patentino», un certificato ritenuto obbligatorio per svolgere qualsiasi servizio ecclesiale. Un corso di formazione e di prevenzione si è svolto anche nella diocesi di Los Angeles, il 18 e 19 luglio, da parte della Fondazione Giovanni XXIII. Il corso era rivolto a circa ottanta educatori. Centocinquanta giovani hanno invece preso parte a un corso di prevenzione della diocesi di Punta Arenas. Lo scorso fine settimana si sono ritrovati per una giornata di formazione e prevenzione sugli abusi anche i seminaristi di Temuco. I Consigli pastorali, gli operatori della pastorale diocesana, rappresentanti di fondazioni, organismi ecclesiali, associazioni e movimenti della diocesi di Copiapó si ritroveranno, infine, domani, sabato 28 luglio in tre località diverse della diocesi per leggere insieme la recente lettera del Papa al popolo di Dio che vive in Cile e per dibattere sulla situazione che vive la Chiesa in Cile, in particolare in seguito allo scandalo abusi.

Come si sa, sono 158 le persone coinvolte in accuse di abuso dal 2001, nell’ambito di 144 indagini: in 74 casi si tratta di vescovi o sacerdoti diocesani, in 65 di appartenenti a ordini o congregazioni religiose; ci sono anche 10 laici e 5 persone indagate per copertura o per aver ostacolato la giustizia. Le vittime di abusi sono 267, tra cui 178 tra bambini e adolescenti e 31 adulti. In 58 casi, relativi a denunce precedenti alla riforma, non è stato possibile precisare l’età della vittima al momento dei fatti. Mentre 104 indagini sono ormai chiuse, ne restano ancora aperte 34. Tra le 104 chiuse, 23 sono terminate con una condanna. In un caso si è registrata un’assoluzione. In 4 casi si è deciso una sospensione condizionale del procedimento. In 43 la causa è stata archiviata.

«Confermo il mio impegno personale e quello della Chiesa di Santiago verso le vittime e per la ricerca della verità, nel rispetto della giustizia civile. Ho la convinzione di non aver mai coperto qualcuno o impedito la giustizia e come cittadino farò il mio dovere di portare tutti gli elementi di conoscenza, per contribuire a chiarire i fatti». Lo dichiara intanto, attraverso un comunicato diffuso dall’arcidiocesi, il card. Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago del Cile. Martedì scorso, infatti, il cardinale Ezzati è stato citato dalla Procura regionale di Rancagua e convocato, in qualità di imputato, per il prossimo 21 agosto, con l’obiettivo di chiarire eventuali responsabilità nell’aver coperto situazioni di abuso, nell’ambito dei noti scandali che investono la Chiesa cilena.

Agenzie/red

27 Luglio 2018 | 13:20
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