«Quando il cielo baciò la terra nacque Maria»

Come non pensare a Maria in questi giorni di Natale? Come non contemplarla nel presepe accanto al Bambino Gesù e a San Giuseppe? Come non restare rapiti dalla sua fedeltà, dalla sua umiltà e dal suo stupore?

«Questa è l’esperienza della Vergine Maria: davanti all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia. È lo stupore di vedere che Dio, per farsi uomo, ha scelto proprio lei, una semplice ragazza di Nazareth, che non vive nei palazzi del potere e della ricchezza, che non ha compiuto imprese straordinarie, ma che è aperta a Dio, sa fidarsi di Lui, anche se non comprende tutto(…)». (Papa Francesco)

Maria non comprende ogni cosa, non ha un piano chiaro davanti a sé, è stupita, sorpresa, spaventata, ma si lascia meravigliare dal Signore e pronuncia il «Sì» che cambia la storia del mondo.
La poetessa Alda Merini nella sua opera «Magnificat. Un incontro con Maria« (Frassinelli editore, 2002) celebra in prosa e in versi la Madre di Gesù e madre di ogni uomo. La maternità e la bellezza di Maria sono al centro di ogni testo e composizione, dall’Annuncio dell’angelo, fino ad arrivare alla morte in croce di Gesù e alla sua resurrezione. Abbiamo tratto dall’opera un gruppo di brani che riteniamo particolarmente intensi ed evocativi, gustarli in questi giorni darà ancora più sapore al vostro Natale.

Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.

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Germogliava in lei luce
come se in lei in piena notte
venisse improvvisamente il giorno.
Ed era così piena della voce di Lui
che Maria a tratti diventava grande
come una montagna,
e aveva davanti a sé
il Sinai e il Calvario,
ed era ancora più grande di loro,
di queste montagne ardenti
oltre le quali lei poneva
il grande messaggio d’amore
che si chiamava Vita.
E intanto si lavava
nelle fonti più pure
e le sue abluzioni
erano caste
perché Maria era fatta
di sola acqua.

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Maria vuol dire transito,
ascolto, piedi lieve e veloce,

ala che purifica il tempo.
Maria vuol dire una cosa che vola
e si perde nel cielo.

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Ella era di media statura e di straordinaria
bellezza, le sue movenze erano quelle di una
danzatrice al cospetto del sole.
La sua verginità era così materna che tutti i
figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle
sue braccia.
Era aulente come una preghiera, provvida come
una matrona, era silenzio, preghiera e voce.
Ed era così casta e ombra, ed era così ombra
e luce, che su di lei si alternavano tutti gli
equinozi di primavera.

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Se alzava le mani le sue dita diventavano uccelli,
se muoveva i suoi piedi pieni di grazia la
terra diventava sorgiva.
Se cantava tutte le creature del mondo facevano
silenzio per udire la sua voce.
Ma sapeva essere anche solennemente muta.
I suoi occhi nati per la carità, esenti da qualsiasi
stanchezza, non si chiudevano mai, né
giorno né notte, perché non voleva perdere di
vista il suo Dio.

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Salvate la madre di Gesù,
ella è dimora degli angeli,
ella è dimora della Parola.
La parola fiat
ha tagliato il suo grembo in due:
metà tenebra e metà dolore.

Salvate la valle del Signore.
Per camminare Dio bambino
ha bisogno di un prato,
per camminare Dio
ha bisogno del mondo.

Salvate la madre di Dio,
ella è tenera,
ella è solo una fanciulla,
ma tiene i coltelli della sapienza
nel grembo
per aprire un varco al demonio.

Lei lo affronterà,
la madre di Dio,
la migliore,
lo prenderà per sempre
lo caccerà all’inferno.
Lei,
l’eroina di tutti i tempi,
la dolce madre di Dio,
la tenera fanciulla d’amore,
lei aprirà un varco alla poesia,
lei aprirà un varco al sole.

Salvate la tenera madre di Dio,
i suoi seni acerbi,
le sue braccia bianchissime,
le sue mani che culleranno
il Dio vero.

Salvate i suoi fianchi di giada,
i suoi occhi che paiono stelle,
la sua pelle che è bianca
come il respiro.

Fu trapiantato in lei
l’albero e la luce,
il pesce dell’immanenza,
il Dio secolare,
ambrosia di tutte le genti.
Benedite la tenera ancella di Dio
e la sua signoria.
Ella diventerà la regina,
la regina dei cieli,
ella diventerà il manto secolare
che coprirà di gioia gli umani.

Salutate in lei
la porta del sorriso beato
e l’onniscienza futura:
ella ha previsto tutto
perché pur non avendo radici
Maria è la sola radice del mondo.

(Silvia Lucchetti/Aleteia)

 

29 Dicembre 2016 | 10:15
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Maria (55), poeta (1)
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