Campo profughi in Libano (foto di archivio).
Internazionale

Caritas Libano: iniziato il rientro dei profughi siriani, ma «serve tempo».

Diverse famiglie siriane «sono rientrate» nel Paese di origine «grazie all’accordo» fra governo libanese ed emissari di Damasco», ma «non possiamo dire che la situazione sia cambiata in modo radicale e che la gran parte sia tornata». È quanto racconta ad AsiaNews p. Paul Karam, presidente di Caritas Libano, da anni impegnato nell’accoglienza di quanti fuggono dalla guerra in un contesto che resta «problematico». «Il desiderio dei libanesi – aggiunge – è che si possa arrivare a una pace stabile e duratura, che agevoli il rimpatrio. Ma l’emergenza non si risolve in breve tempo».

Intanto due giorni fa centinaia di rifugiati siriani in Libano sono rientrati nella madrepatria. Le famiglie sono partite a bordo di numerosi autobus dalle città di Tripoli, nel nord del Libano,  da Nabatieh nel sud, e ancora da Shebaa e da Bourj Hammoud. Le autorità libanesi «hanno agevolato il loro rientro» coordinando le operazioni con la controparte siriana.

Di recente il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu ha affermato che la Siria è pronta ad accogliere il rientro di un milione di rifugiati, grazie a un miglioramento della situazione sul terreno e all’opera di ricostruzione avviata in collaborazione con Mosca. Affermazioni che, secondo molti osservatori e la stessa Caritas, sembrano fin troppo ottimiste analizzando la situazione sul terreno.

L’esodo di milioni di disperati, che hanno cercato riparo all’estero in Medio oriente, Europa, Nord America e Australia, è una delle conseguenze più gravi del conflitto che, da sette anni, insanguina la Siria. Il Libano è fra quanti hanno pagato il prezzo più alto, accogliendo oltre un milione di esuli su un totale di quattro milioni di abitanti, che si sono aggiunti ai profughi palestinesi da tempo nel Paese.

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Campo profughi in Libano (foto di archivio).
7 Settembre 2018 | 17:10
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