Il cardinale prefetto della Congregazione per il clero sulla misericordia dei preti

I sacerdoti sono, prima che ministri, battezzati, fedeli cristiani. In questo senso, è essenziale che siano «fedeli» che approfittano dei mezzi ordinari della vita cristiana: la preghiera, la «recezione» e non solo la presidenza dei sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della riconciliazione, l’esperienza vissuta dalla comunità cristiana, l’esercizio della carità, la direzione o l’accompagnamento spirituale, la lettura meditata della Parola di Dio, oltre all’omelia che devono preparare.

Attraverso tutti questi mezzi «ordinari», comuni a tutti i fedeli cristiani, sperimentano l’amore e la misericordia di Dio, che a loro volta devono dare forma all’esistenza e alla missione che è stata affidata ai presbiteri.

Vorrei sottolineare l’importanza vitale per i sacerdoti di lasciarsi aiutare spiritualmente. La direzione spirituale ci deve accompagnare per tutta la vita, oltre la tappa di formazione nel seminario. Questo mezzo rende possibile che, lontani dal lasciarci cadere per il piano inclinato della mondanità e della infedeltà, saliamo per la scala della santità, della carità pastorale.

Tutta la nostra esistenza deve essere trasparenza della misericordia di Dio. Tuttavia, sarà bene soffermarci su aspetti concreti, che oggi risultano importanti e decisivi. La pastorale ordinaria offre molte occasioni di incontro con persone di ogni tipo, credenti e non credenti: l’attenzione alle famiglie dei bambini e dei giovani che partecipano alla catechesi parrocchiale, le visite alle famiglie che hanno perso un caro, l’accoglienza ai turisti che visitano le nostre chiese, la partecipazione alle feste o altri avvenimenti del quartiere.

(News.va)

20 Luglio 2016 | 18:00
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