Papa e Vaticano

Il card. Coccopalmerio spiega l'8°capitolo di «Amoris Laetitia»

Presentazione questa mattina alla Radio Vaticana del volume: «Il capitolo ottavo della Esortazione Apostolica Post Sinodale Amoris Laetitia» scritto dal card. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. All’incontro con i giornalisti mons. Maurizio Gronchi, professore ordinario di Cristologia all’Urbaniana e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, il vaticanista Orazio La Rocca, e don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana che ha pubblicato il testo. Il servizio di Adriana Masotti:

L’ottavo capitolo della Amoris Laetitia, dedicato alle unioni irregolari è certamente quello che ha suscitato più interesse e interrogativi riguardo all’Esortazione apostolica post sinodale. La domanda cruciale è se una pastorale più attenta alle singole persone, improntata ad accompagnare, discernere e integrare la fragilità sia in contrasto con la Dottrina tradizionale della Chiesa. Sentiamo il vaticanista Orazio La Rocca, oggi invitato alla presentazione del testo del card. Coccopalmerio:

” I dubbi sollevati, mi avevano creato un po’ di interrogativi. Tra questi che la dottrina viene ferita. Invece no: il cardinale con questo testo spiega con una forma di didattica molto penetrante che la dottrina non viene intaccata; viene preservata però, intanto, le persone ferite sono figlie della Chiesa che si apre come una madre».

Esistono serie condizioni per l’eventuale accesso ai Sacramenti dei divorziati risposati, spiega mons. Gronchi illustrando come il card. Coccopalmiero aiuta a comprendere ciò che il Papa scrive in «Amoris Laetitia»:

R. – Le cose in più che dice il cardinale si trovano a pagina 27 e a pagina 29 del libretto. Sono esattamente: «…la Chiesa dunque potrebbe ammettere alla Penitenza e all’Eucarestia i fedeli che si trovano in unione non legittima, i quali però verifichino due condizioni essenziali: desiderano cambiare situazione, però non possono attuare il loro desiderio». E a pagina 29: ” … è esattamente tale proposito l’elemento teologico che permette l’assoluzione e l’accesso all’Eucarestia, sempre ripetiamo, in presenza dell’impossibilità di cambiare subito la condizione di peccato». Queste sono le espressioni con le quali il cardinale fa un passo interpretativo nella linea dell’Esortazione.

D. – Che cosa significa questo? Che una coppia che si trova in una seconda unione illegittima deve avere coscienza di non essere in una situazione regolare e voler cambiare?

R. – Cambiare qui è inteso come il desiderio di conversione. Non si specifica se questo significhi tornare alla situazione precedente, magari commettendo una nuova colpa, questo lo dice il cardinale; non si specifica se questo vuol dire cercare di astenersi dai rapporti coniugali come indicato dalla «Familiaris consortio» al n. 84. Si parla di conversione. E quindi il proposito di essere più conformi a Cristo rende legittimo, perché è il proposito, l’accesso alla grazia santificante dei sacramenti. Questo non contraddice la dottrina dell’indissolubilità, perché si sa di non essere conformi al Vangelo, e non contraddice la dottrina del pentimento, come neppure la dottrina della grazia santificante. Queste sono le espressioni del cardinale.

D. – Il titolo dell’ottavo capitolo di Amoris Laetitia è «Accompagnare, discernere e integrare la fragilità». Lei ha detto che questo potrebbe essere un modello culturale anche per la società …

R. – Esattamente, anche per la politica. Che cosa significa per una comunità civile, sociale, politica, farsi carico delle situazioni di maggiore fragilità? Penso agli immigrati, ai poveri, ai disabili, alle persone socialmente escluse … questo è il compito di ogni società, della politica, della Chiesa. Pensiamo che cosa significa questo per l’economia, per i rapporti internazionali ecc…

D. – Tornando alla Chiesa, viene fuori l’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’ che però non è un’alternativa alla sicurezza della dottrina tradizionale…

R. – No, perché la Chiesa è sempre stata comunque il rifugio dei peccatori. «Non sono venuto a giudicare, ma a dare la vita». Bisogna capire se Gesù è considerato assolutamente il centro, e la sua morte e resurrezione è il centro della dottrina, intorno al quale gli aspetti dottrinali si corredano secondo una gerarchia di verità, oppure se mettiamo al centro qualche aspetto che invece sta alla periferia. Il Papa mette in evidenza molte volte l’importanza delle periferie quando si tratta di situazioni di marginalità. Quindi invita ad un decentramento. Ma è interessante che a volte questo discorso vale anche a rovescio: ci sono certe periferie dottrinali che si fanno diventare centri, dimenticando che il centro è Gesù.

(Da Radio Vaticana)

14 Febbraio 2017 | 18:11
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