Cantalamessa: «Non rubiamo le risorse del creato, sottraendole al futuro»

In una cultura dominata dall’idea dell’evoluzionismo il rischio è che Cristo possa essere visto come «un incidente storico, isolato dal Cosmo», «un emarginato nella nostra cultura». Per questo bisogna rimetterlo al centro, anzitutto «al centro della nostra vita personale». Così padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella sua prima predica di Avvento pronunciata dinanzi al Papa e alla Curia romana nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano.

 

Partendo dalla domanda fondamentale «perché Dio si è fatto uomo?», il cappuccino richiama per la sua riflessione – riportata dalla Radio Vaticana – le prospettiva di sant’Atanasio e di sant’Anselmo, del beato Duns Scoto e del teologo gesuita Teilhard de Chardin. Il quale, ricorda Cantalamessa, affermava, «in realtà Cristo non solo non è estraneo all’evoluzione del cosmo, ma misteriosamente, la guida dall’interno e ne costituirà, al momento della Parusia, il compimento finale e la trasfigurazione».

 

La forza misteriosa che spinge la creazione verso il suo compimento è lo spirito Santo, afferma il predicatore: «In ogni sforzo disinteressato e in ogni progresso nella custodia del creato è all’opera lo Spirito Santo». Cristo, aggiunge, è anche «l’elemento chiave per un sano e realistico ecologismo cristiano»; Egli «svolge una funzione decisiva anche sui problemi concreti della salvaguardia del creato, ma la svolge in maniera indiretta, operando sull’uomo e – attraverso l’uomo – sul creato… Agisce nel creato come agisce nell’ambito sociale, e cioè con il suo precetto dell’amore del prossimo».

 

Su questo specifico tema della custodia del creato, padre Cantalamessa ricorda anche le parole di san Francesco d’Assisi ai suoi frati: «Non sono mai stato ladro di elemosine, nel chiederne o nell’usarne oltre il bisogno. Presi sempre meno di quanto mi occorreva, affinché gli altri poveri non fossero privati della loro parte; perché fare altrimenti, sarebbe rubare». «Oggi questa regola – commenta – potrebbe avere un’applicazione quanto mai utile per l’avvenire della terra. Anche noi dovremmo proporci: non essere ladri di risorse, usandone più del dovuto e sottraendole così a chi verrà dopo di noi. Tanto per cominciare, noi che lavoriamo di solito con le carte, potremmo cercare di non contribuire all’enorme e sconsiderato spreco che si fa di questa materia prima, privando così madre terra di qualche albero in meno».

 

Il Natale «è un richiamo forte a questa sobrietà e parsimonia nell’uso delle cose»: «Ce ne da l’esempio lo stesso Creatore che, facendosi uomo, si è accontentato di una stalla per nascere», afferma il frate. Che esorta tutti, «credenti e non credenti», ad impegnarsi «per l’ideale della sobrietà e del rispetto del creato».

VaticanInsider

18 Dicembre 2017 | 12:20
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