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Burundi-Ticino: le letture del prof. Petraglio di Bibbia e Corano per promuovere la cultura della pace

Quando dici Burundi pensi all’instabilità politica del Paese africano, mentre più difficilmente sai che la speranza, per i burundesi, arriva anche dal Ticino. E invece un volto proprio ticinese è legato ormai da anni ad una realtà che di speranza ne porta tanta: il noto biblista ed insegnante Renzo Petraglio, per molti anni docente di greco e storia delle religioni al Liceo Cantonale di Locarno, che da oltre vent’anni – in realtà quasi trenta – mette a disposizione le sue conoscenze per contribuire all’attività didattica e formativa del Centro giovani Kamenge, nella capitale del Burundi, Bujumbura. Le sue proposte formative sono rivolte agli oltre 50’000 giovani che frequentano il Centro.

Quando lo raggiungiamo telefonicamente, nella sua casa di Magadino, è immerso in questa attività: da almeno un decennio, nei periodi di Avvento, Quaresima e Ramadan, infatti, il professore propone ai ragazzi burundesi delle brevi letture comparate di testi biblici e coranici; nel corso dell’attuale Ramadan, il tema scelto è la preghiera.

L’impegno a distanza del professore in favore dei giovani burundesi, anche sul piano interreligioso, arriva dopo diversi anni trascorsi di persona al Centro: «Dal 1993 al 2014 – racconta – ho dedicato tutte le mie estati ai giovani burundesi. Raggiungevo Bujumbura per tenere dei corsi che permettessero ai ragazzi di crescere umanamente, in un Paese che di umanità ne ha bisogno molta». Il Burundi infatti, versa in condizioni disastrose, «al di là di quanto si possa immaginare», sottolinea.

Il Centro giovani Kamenge a Bujumbura

Il prof. Petraglio, quel lontano 1992, quando tutto è iniziato, se lo ricorda molto bene: sua figlia Febe era appena rientrata da un viaggio con i Saveriani di Parma proprio al Centro e, di rientro, si è subito detta convinta che i suoi genitori dovessero fare la stessa esperienza. «Così è iniziata la collaborazione, mia e di mia moglie, con le migliaia di giovani che ogni anno passano dal Centro», racconta il professore.

Una cultura della pace e della tolleranza

La sfida che il Centro si è posto è ardua: educare i giovani, attraverso le più disparate attività – dal volontariato alla scuola e allo sport, ma poi anche con la lettura di testi biblici – a una cultura della pace e della tolleranza, in un contesto, quello burundese, attraversato da forti tensioni, che spesso sfociano in episodi di violenza.

Violenza e tensioni in Burundi

A destabilizzare il Paese, dove le cicatrici della guerra etnica bruciano ancora, l’impossibilità di eleggere in modo democratico il proprio presidente, dato che a ogni elezione l’attuale premier sembra trovare degli escamotage per farsi rieleggere: «È un governo che ti opprime; se sei dell’opposizione rischi la vita, anche se ti rifugi in un altro Stato. Alcuni giovani del Centro sono stati uccisi per questo».

Anche per questo il prof. Petraglio ha scelto, negli ultimi anni, un’altra forma di collaborazione con il Burundi, senza più recarsi personalmente sul posto: «Se dici o insegni qualcosa di «sbagliato» ai giovani, dal punto di vista del governo, rischi delle ritorsioni su di loro». Al professore è già capitato di dover interrompere dei momenti di incontro e riflessione: «Mi ricordo bene quella sera nei quartieri nord della capitale. All’improvviso ho sentito spari da tutte le parti e mi è stato caldamente consigliato di interrompere l’incontro. Tornato al Centro, dove c’era anche mia moglie, ho trovato di peggio: a 100 metri di distanza era caduta una bomba».

Il Centro, in questo senso, è una piccola isola felice, in mezzo a molta violenza: «Ho visto con i miei occhi un ragazzo staccare, come se nulla fosse, la foto dal proprio passaporto per incollarla sulla fototessera che ti rende membro a tutti gli effetti del Centro. Per lui contava di più essere membro del Centro che cittadino del Burundi».

Jérôme e la moglie Joêlle, una testimonianza luminosa

Tra i giovani con la speranza negli occhi c’era anche Jérôme, di cui il Centro ha appena fatto memoria nell’anniversario della morte: «Una storia triste», ricorda il professore. «Il ragazzo era il braccio destro del responsabile del Centro. Un giorno, un uomo cui le attività del Centro evidentemente non piacevano è venuto a cercarlo e ha ucciso lui e sua moglie Joêlle». In una recente lettera, alcuni compagni del Centro hanno voluto ricordare l’impegno di Jerôme:

«Costruiamo dappertutto un arcobaleno come hai fatto tu: i colori sono più vividi quando vengono messi assieme ».

L’importanza del dialogo interreligioso

Di fronte a questa realtà, anche il prof. Petraglio ha un sogno analogo, o meglio, un obiettivo: «D’accordo con il vescovo locale, siamo arrivati alla conclusione che bisogna evitare che il proprio credo religioso diventi occasione di ulteriore conflitto». È proprio a questo riguardo che il prof. Petraglio sta proponendo delle letture comparate di Bibbia e Corano, disponibili in francese anche sul sito dell’Associazione biblica della Svizzera italiana (www.absi.ch) e in italiano su catt.ch: «Solo a Bujumbura si contano oltre 100 comunità religiose. Vorrei fare in modo che queste differenti fedi, da possibile polveriera, diventino occasione di dialogo».

Le letture interreligione del prof. Petraglio, tradotte per catt.ch in italiano:

Qui invece la storia dell’Associazione ticinese che supporta anch’essa il Centro.

Laura Quadri

19 Maggio 2020 | 05:24
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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