Papa e Vaticano

Bregantini: in Quaresima impegniamoci a non lasciare nessuno alla porta

Inizia oggi la Quaresima, il tempo liturgico che ci conduce alla Pasqua di Risurrezione del Signore: alle 16.30 di domani, il Papa guiderà la liturgia stazionale a cui seguirà la processione penitenziale, dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino verso la Basilica di Santa Sabina, dove avrà poi luogo la celebrazione della Santa Messa con il rito di benedizione e imposizione delle Ceneri. Oltre ai cardinali e ai vescovi saranno presenti i monaci benedettini e i padri domenicani. Il servizio di Cecilia Seppia:

La Chiesa, con il Mercoledì delle Ceneri, entra nel cammino quaresimale portando quest’anno nel cuore l’invito del Papa ad aprirsi all’altro, soprattutto a quel fratello bisognoso, malato, solo, che mendica amore sulla soglia di casa nostra. Nel messaggio per la Quaresima del 2017, dal titolo «La parola è un dono, l’altro è un dono», Francesco ha infatti insistito sulla necessità di uscire dall’egoismo, dal narcisismo, che ci rendono schiavi, per guardare davvero l’altro e nel suo volto riconoscere Cristo. Uno sforzo umanamente difficile, ma possibile con l’aiuto di Dio, che ogni cristiano, ogni uomo o donna di buona volontà è chiamato a compiere nello scenario attuale, segnato da crisi e contraddizioni profonde. La riflessione di mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso – Bojano:

«Come diocesi abbiamo scelto la figura di Giona per aiutarci in questa Quaresima. E Giona è proprio l’icona di quello che il Papa ci ha detto nel suo messaggio quaresimale. Anche lui è combattuto tra due città: tra Ninive – l’impegno, la serietà, la fedeltà, il sacrificio – e Tarsis, che è il piacere la comodità, l’autoreferenzialità, la pigrizia… Direi che è estremamente necessario quello che il Papa ci ha chiesto: vivere l’appello di Dio per andare a convertire Ninive. E’ un mondo difficile, sono le periferie, le realtà drammatiche, gli ambienti presso le quali è necessario portare il Vangelo».

Al centro della riflessione quaresimale di Francesco, la parabola dell’uomo ricco senza nome, e del povero Lazzaro che non solo ha un nome ma anche un volto, una storia, è amato da Dio e perciò non può che essere una ricchezza inestimabile, per quanto la gente continui a considerarlo un rifiuto umano. Il monito del Pontefice è allora tanto più forte verso quell’un per cento della popolazione mondiale, contro il restante 99, che ha in mano tutto il denaro, idolo tirannico che ostacola la pace e porta alla costruzione di muri difficili da abbattere. Ancora mons. Bregantini:

«Papa Francesco ci richiama a questa sobrietà di vita, a non lasciare nessuno alla porta. Anche se va detto che sempre più crescenti sono i poveri. Quindi sarà sempre più difficile gestire questo gesto. Per cui bisognerà ancor di più in questa Quaresima allenarsi a non lasciarsi travolgere dalla paura o dall’immensità del numero dei poveri. Il primo livello è il livello spirituale: sentire che il povero chiede ciò che anche a lui spetta e che quindi l’elemosina è restituzione e non beneficenza. La seconda cosa è quella di andare a monte delle concause e cause che creano la povertà, a non fermarsi all’elemosina ma a dare all’elemosina il sapore anche della riflessione di natura culturale, sociale, in modo che si riprenda l’appello di 50 anni fa, quello di dire: le realtà africane devono essere favorite e la reciprocità dell’aiuto che io do lì alla fine favorisce anche me. Se avessimo ascoltato Paolo VI non avremmo i barconi oggi. Per cui, l’Europa oggi piange gli errori egoistici di chiusura che abbiamo fatto a suo tempo. Sviluppare l’altro non é perdere ma è guadagnare due volte: lui cresce e anch’io cresco con lui».

Per generare questo moto di cambiamento, fondamentale secondo il Papa è l’esperienza della Parola di Dio, perché chi non la vive e non la mette in pratica, di fatto non ama nemmeno Cristo e perciò disprezza il prossimo. In questo cammino di conversione tracciato dalla Quaresima, il Papa rinnova poi l’invito ad usare tutti quei «santi mezzi» che la Chiesa ci offre per purificarci: la preghiera, il digiuno, l’elemosina. La riflessione dell’arcivescovo Bregantini:

«La Parola è fondamentale. Per esempio riaprire sempre di più la Bibbia, portarla nelle case, dare alla Via Crucis un sapore incarnato. La Parola di Dio che diventa nei cenacoli del Vangelo, nelle cucine e non solo tra l’incenso delle cattedrali. Ecco, queste sono le cose che la Quaresima chiede a noi di fare. Ma il primo digiuno è togliere la violenza, la cattiveria, il dito puntato. Isaia 58 che leggiamo in questi giorni è eloquentissimo. Queste sono parole da rimeditare nel cuore perché tutti noi sentiamo che la violenza che c’è dentro di noi, se noi riusciamo a vincerla attraverso la mitezza e la misericordia, è possibile realmente dare speranza e luce anche a casi estremi, come è avvenuto in questi giorni in Svizzera… Quanto avremmo voluto Madre Teresa accanto a questo giovane quarantenne in Svizzera, forse sarebbe ancora vivo…»

Una celebrazione, quella delle Ceneri, che verrà vissuta nelle chiese e nelle parrocchie di tutto il mondo nel ricordo della fragile condizione umana, ma anche come momento culmine del pentimento e dell’impegno a percorrere una strada di luce e conversione, lungo la quale tendere la mano, per aiutare a rialzare chi è caduto, chi ha perso tutto.

(Da Radio Vaticana)

1 Marzo 2017 | 09:14
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