Chiesa

Benedetto XVI interviene sul tema degli abusi

Il «collasso» dei costumi avviati dalla rivoluzione sessuale del 1968 e il «processo di dissoluzione del concetto cristiano di moralità», al quale non è estranea la recezione del Concilio vaticano II, sono all’origine dell’attuale crisi degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa, secondo Benedetto XVI.

In un testo inedito, scritto dopo il vertice voluto da Papa Francesco con i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo, a febbraio, e pubblicato integralmente in lingua inglese e tedesca da diverse testate, il Papa emerito torna ad intervenire pubblicamente su un tema di attualità della Chiesa, peraltro sviluppando una diagnosi della pedofilia già abbozzata nella sua lettera del 19 marzo 2010 ai cattolici irlandesi.

Nel lungo articolo, Joseph Ratzinger, che precisa di aver pubblicato queste «note» dopo aver sentito il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e lo stesso Papa Francesco, esordisce tracciando dapprima un quadro complessivo della società e afferma che «nei venti anni dal 1960 al 1980, i precedenti standard normativi relativi alla sessualità sono collassati interamente, ed è nata una nuova normatività che da quel momento è stata il soggetto di elaborati tentativi di spaccatura». Nella seconda parte «sottolineo gli effetti di questa situazione sulla formazione dei preti e nelle vite dei preti». E nella terza parte «vorrei sviluppare alcune prospettive per una risposta appropriata da parte della Chiesa».

Benedetto XVI si concentra innanzitutto sul «processo preparato da lungo tempo e ancora in corso di dissoluzione del concetto cristiano di moralità» che è stato «segnato da un radicalismo senza precedenti negli anni Sessanta». Il Papa emerito parte da alcuni ricordi personali, come la fila davanti a un cinema porno: «Ricordo ancora di aver visto un giorno, mentre stavo camminando per la città di Regensburg, folle di persone in fila davanti a un grande cinema, qualcosa che avevamo visto in tempo di guerra solo quando c’era qualche discorso ufficiale che si sperava di ascoltare. Mi ricordo anche di essere arrivato in città il Venerdì Santo nel 1970 e di aver visto cartelloni con un grande poster di due persone completamente nude abbracciate. Tra le libertà che la rivoluzione del 1968 ha tentato di combattere c’era la totale libertà sessuale, una libertà che non concedeva più alcuna norma. Il collasso mentale era anche connesso ad una propensione alla violenza. E’ per questo che sugli aerei non erano più ammessi film di sesso perché poteva esplodere la violenza tra la piccola comunità dei passeggeri. E poiché anche l’abbigliamento di quel tempo provocava aggressione, anche i presidi delle scuole hanno tentato di introdurre uniformi a scuola per facilitare un clima di apprendimento. Parte della fisionomia della rivoluzione del 68 è stata che la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata». Secondo Joseph Ratzinger, «il vasto collasso della generazione successiva di preti in quegli anni e l’altissimo numero di riduzioni allo stato laicale sono stati una conseguenza di tutti questi sviluppi» e dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) «la teologia morale cattolica ha sofferto un collasso che ha reso la Chiesa indifesa contro i cambiamenti nella società». In particolare «nella lotta del Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l’opzione della legge naturale è stata in gran parte abbandonata, e si è richiesta una teologia morale basata interamente sulla Bibbia». Alla fine, «é prevalsa l’ipotesi che la moralità fosse determinata esclusivamente dalle istanze umane». Joseph Ratzinger ricostruisce gli eventi di quegli anni, dalla «dichiarazione di Colonia» firmata da un gruppo di professori di teologia nel 1989 alla «contestazione del magistero della Chiesa» e delle posizioni di Giovanni Paolo II, dall’enciclica Veritatis Splendor alla opposizione del teologo morale Franz Böckle, al quale «Dio misericordioso» risparmiò di andare fino in fondo alla sua contestazione perché morì prima, infine all’idea che «il magistero della Chiesa dovesse avere l’ultima competenza solo in materie relative che riguardavano la fede stessa», una ipotesi che «ha conquistato crescente accettazione» e che ha «probabilmente qualcosa di giusto», senza però scordare che «c’è un insieme minimo di morali che è indissolubilmente legato ai principi fondativi della fede e che devono essere difesi se non si vuole ridurre la fede ad una teoria». Per questo, secondo Ratzinger, «coloro che negano alla Chiesa una competenza di insegnamento finale in quest’ambito la obbligano a rimanere in silenzio proprio laddove sono in discussione i confini tra verità e bugie».

Nella seconda parte del suo contributo, il Papa emerito si concentra sul tema della preparazione al sacerdozio, denunciando una decadenza sempre a partire dagli anni Sessanta: «In vari seminari si erano stabiliti gruppi omosessuali che agivano più o meno apertamente ed hanno significativamente cambiato il clima dei seminari. In un seminario in Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati al ministero laico della pastorale vivevano insieme. Mangiavano insieme, sacerdoti e laici sposati accompagnati dalle mogli e dai bambini o occasionalmente dalle fidanzate. Il clima nei seminari non poteva fornire sostegno alla preparazione della vocazione sacerdotale», secondo Ratzinger, per il quale «in molte parti della Chiesa gli atteggiamenti conciliari sono stati compresi nel senso di avere un atteggiamento critico nei confronti della tradizione esistente, sostituita da una relazione nuova e radicalmente aperta con il mondo», scrive ancora Ratzinger che menziona anche il fatto che «in non pochi seminari gli studenti trovati a leggere i miei libri erano considerati inadatti al sacerdozio. I miei libri venivano nascosti, come cattiva letteratura, e letti solo di nascosto».

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Il documento completo del Papa emerito

11 Aprile 2019 | 14:50
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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