Ticino e Grigionitaliano

Beatificazione di Toni Zweifel: testimonianze dal Ticino

La Svizzera potrebbe avere un nuovo beato. Mons. Bürcher, amministratore apostolico della Diocesi di Coira, ha infatti ufficialmente terminato giovedì scorso la cosiddetta «fase diocesana » del percorso per la beatificazione di Toni Zweifel, ingegnere dell’ETH, morto in odore di santità sul finire degli anni Ottanta, a Zurigo. Gli atti di questa prima fase – iniziata ben 20 anni fa dall’allora vescovo di Coira, mons. Amedée Grab e che ora saranno inviati a Roma – sono impressionanti: si tratta di ben 13’000 pagine di materiale dal peso complessivo di 130 chili, raccolti in dieci scatoloni. I documenti riguardano le testimonianze delle oltre 500 grazie ricevute per intercessione di Toni in 46 Paesi del mondo.

Ma per conoscere Toni Zweifel bisogna fare qualche passo indietro. Bisogna tornare alla Zurigo degli anni Sessanta, quando Toni, cresciuto in una famiglia che gli ha trasmesso valori cristiani, sceglie di abbracciare il carisma dell’Opus Dei rinunciando alla direzione della fabbrica di famiglia, in quel di Verona, per restare in Svizzera e qui vivere una vita di donazione al prossimo. Nella sua vita, c’è così un «prima» e c’è un «dopo», ben definiti: c’è il ragazzo, che da poco maggiorenne, con tanto di auto sportiva e moderna macchina del caffè, approda a Zurigo per studiare in una delle scuole più prestigiose al mondo, e poi c’è l’uomo maturo che invece di macchine del caffè di ultima generazione, come unico «lusso» si concede quello di avere, durante giornate pienissime di lavoro, un momento per sé e per Dio nella recita quotidiana del rosario e per la Santa Messa. Ispirato dai valori cristiani diventerà anche direttore della residenza per studenti universitari «Fluntern» e poi fondatore della Fondazione benefica «Limmat». Alla fine di questo cammino arriverà anche la malattia.

Testimonianze dal Ticino

Mentre le informazioni raccolte dalla Diocesi di Coira giungono in queste ore a Roma, raccogliamo dalla voce di Marco Simona di Locarno – per oltre quarant’anni idrobiologo responsabile della qualità delle acque del Lago Ceresio – i ricordi della sua amicizia con Toni ai tempi dell’università. Il biologo locarnese ha curato la prima biografia in italiano di Toni. «L’ho incontrato – ci racconta – nel 1971 durante uno dei corsi che organizzava per i maturandi dei licei di tutta la Svizzera. Toni, ogni anno, invitava decine di studenti, anche dal Collegio Papio, a partecipare ad alcune giornate informative a Zurigo, nella prospettiva di scegliere la facoltà da seguire l’anno successivo. Per aiutarli nella scelta, invitava professori di sua conoscenza per consigliare i futuri studenti. Un’intuizione innovativa, quando ancora di orientamento professionale si parlava poco».

Una Fondazione per aiutare i giovani

Ed è proprio la combinazione di questi elementi e soprattutto l’idea che il proprio lavoro fosse anche un investimento sulla propria umanità, che contraddistingueranno sempre Toni, anche quando darà inizio alla «Fondazione Limmat», che sotto la sua guida, nell’arco di 17 anni, sosterrà centinaia di progetti di cooperazione in più di 30 Paesi di 4 continenti, con una particolare attenzione alla formazione professionale dei giovani di zone del mondo difficili. Molti di loro gli sono ancora oggi grati per aver fatto scorgere loro, nel mezzo delle attività più ordinarie, la possibilità di diventare santi. Ma Toni è quel tipo di laico che, nella fedeltà al suo percorso cristiano, vissuto fino alla fine e anche nella sofferenza, ha saputo ispirare i coetanei anche a vocazioni più specifiche.

Toni con don Arturo Cattaneo ai tempi dell’università.

Tra questi troviamo don Arturo Cattaneo, sacerdote luganese che ha scoperto la propria vocazione proprio grazie a Toni. «L’ho conosciuto – racconta – nel 1967, abitando quale giovane studente di architettura nella residenza universitaria che dirigeva. Grazie al suo esempio, oltre a me ci furono altri due studenti che, dopo aver concluso gli studi al Poli, seguirono la chiamata al sacerdozio. Uno è don Peter Rutz (l’attuale vicario dell’Opus Dei in Svizzera) e l’altro è don Nerio Medici di Mendrisio che da diversi anni ormai opera nella Svizzera francese. Ci furono naturalmente anche molti giovani che, grazie alla sua amicizia e aiuto, non solo conclusero gli studi e intrapresero con successo la professione, ma diedero alla loro vita un chiaro orientamento cristiano». I «fili» che legano Toni Zweifel al Ticino in realtà sono molteplici: «Toni era di lingua madre italiana. Ciò lo portò a venire spesso in Ticino per dare inizio alle attività apostoliche dell’Opus Dei; svolse anche il servizio militare al Ceneri». Se il processo andrà a buon fine, Toni potrebbe essere riconosciuto e pregato come beato. «La sua vita mostra che santi non si nasce, ma si diventa», conclude don Arturo.

Laura Quadri

6 Luglio 2020 | 13:09
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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