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«Basta violenza, è disumano ciò che accade in Siria»

«In questi giorni il mio pensiero è spesso rivolto all’amata e martoriata Siria, dove la guerra è riesplosa, specialmente nel Ghouta orientale – afferma il Papa all’Angelus – Questo mese di febbraio è stato uno dei più violenti in sette anni di conflitto: centinaia, migliaia di vittime civili, bambini, donne, anziani; sono stati colpiti gli ospedali; la gente non può procurarsi da mangiare. Tutto questo è disumano. Non si può combattere il male con altro male. Pertanto rivolgo il mio appello accorato perché cessi subito la violenza, sia dato accesso agli aiuti umanitari – cibo e medicine – e siano evacuati i feriti e i malati. Preghiamo Dio che questo avvenga senza indugio».

 

Nei giorni scorsi la Santa Sede, attraverso il segretario di Stato Pietro Parolin, è intervenuta alle Nazioni Unite per chiedere una risoluzione che aprisse la strada alla «fine della violenza, l’accesso degli aiuti umanitari e infine una soluzione negoziata» riferendo anche della «grande preoccupazione» del Papa, per la «situazione drammatica, disastrosa soprattutto nel Ghouta orientale e in altre regioni come Afrin».

 

Prima di recitare la Preghiera mariana con i fedeli riuniti in piazza San Pietro, Francesco invita in Quaresima a «farsi più attenti alla voce di Dio», riflette sulle Letture proposte dalla liturgia domenicale e in particolare sottolinea che il Vangelo di oggi invita a contemplare la trasfigurazione di Gesù.

 

Questo episodio, secondo il Pontefice, va collegato a quanto era accaduto sei giorni prima, quando Gesù aveva svelato ai suoi discepoli che a Gerusalemme avrebbe dovuto «soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere». Questo annuncio, prosegue Jorge Mario Bergoglio, aveva messo in crisi Pietro e tutto il gruppo dei discepoli, che respingevano l’idea che Gesù venisse rifiutato dai capi del popolo e ucciso. «Attendevano un Messia potente e dominatore, invece Gesù si presenta come umile e mite servo di Dio e degli uomini, che dovrà donare la sua vita in sacrificio, passando attraverso la via della persecuzione, della sofferenza e della morte – spiega Francesco – Come poter seguire un Maestro e Messia la cui vicenda terrena si sarebbe conclusa in quel modo? La risposta arriva proprio dalla trasfigurazione: un’apparizione pasquale anticipata».

 

Gesù prese con sé i tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni e «li condusse su un alto monte» e là, per un momento, mostra loro la sua gloria, gloria di Figlio di Dio. «Questo evento della trasfigurazione permette così ai discepoli di affrontare la passione di Gesù in modo positivo, senza essere travolti – evidenzia il Papa – La trasfigurazione aiuta i discepoli, e anche noi, a capire che la passione di Cristo è un mistero di sofferenza, ma è soprattutto un dono di amore infinito da parte di Gesù. L’evento di Gesù che si trasfigura sul monte ci fa comprendere meglio anche la sua risurrezione».

 

Se prima della Passione non ci fosse stata la trasfigurazione con la dichiarazione da parte di Dio: «Questi è il Figlio mio, l’amato», la risurrezione e il mistero pasquale di Gesù, puntualizza il Pontefice, non sarebbero stati facilmente compresi in tutta la loro profondità.

 

«Per comprenderli è necessario sapere in anticipo che Colui che soffre e che è glorificato non è solamente un uomo, ma è il Figlio di Dio, che con il suo amore fedele fino alla morte ci ha salvati – sostiene il Pontefice – Il Padre rinnova così la sua dichiarazione messianica sul Figlio, già fatta sulle rive del Giordano nel giorno del battesimo, ed esorta: «Ascoltatelo!». I discepoli sono chiamati a seguire il Maestro con fiducia e speranza, nonostante la sua morte».

 

La divinità di Gesù, aggiunge Jorge Mario Bergoglio, deve manifestarsi proprio sulla croce, proprio nel suo morire «in quel modo», tanto che qui l’evangelista Marco pone sulla bocca del centurione la professione di fede: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Questa rivelazione della divinità di Gesù «è avvenuta sul monte, che nella Bibbia è luogo emblematico dove Dio si mostra all’uomo».

 

Quindi «è necessario, specialmente nel tempo di Quaresima, salire con Gesù sul monte e sostare con Lui, farsi più attenti alla voce di Dio e lasciarsi avvolgere e trasformare dallo Spirito». È, secondo Francesco, «l’esperienza della contemplazione e della preghiera, da vivere non per evadere dalla durezza del quotidiano, ma per godere la familiarità con Dio, per poi riprendere con rinnovato vigore il cammino faticoso della croce, che porta alla risurrezione». E «ci rivolgiamo ora in preghiera alla Vergine Maria, la creatura umana trasfigurata interiormente dalla grazia di Cristo. Ci affidiamo fiduciosi al suo materno aiuto per proseguire con fede e generosità il cammino della Quaresima».

 

Dopo l’Angelus il Papa rivolge un saluto «a tutti voi pellegrini di Roma , dell’Italia e di diversi Paesi, in particolare a quelli venuti da Spis, in Slovacchia». Saluta in particolare «i rappresentanti dell’emittente televisiva diocesana di Prato con il loro vescovo, i giovani dell’orchestra di Oppido Mamertina, gli scout di Genova, i cresimandi e i ragazzi della professione di fede provenienti da Serravalle Scrivia, Verdellino, Zingonia, Lodi, Renate e Verduggio».

 

Rivolge un pensiero inoltre al gruppo venuto in occasione della «Giornata per le malattie rare», con un incoraggiamento alle associazioni che lavorano in questo campo. A tutti augura «una buona domenica: non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».

Giacomo Galeazzi – VaticanInsider

26 Febbraio 2018 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
angelus (230), PapaFrancesco (1457), siria (231)
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