Chiesa

A Barcellona il cardinale Baldisseri parla del prossimo sinodo. In ascolto dei giovani

Con il prossimo sinodo dei vescovi è tutta la Chiesa che si mette alla scuola dei giovani, per «imparare» da loro, facendosi attenta «alle persone concrete, che non sono automi replicanti a cui si chiede sottomissione», così come «la pastorale non è una semplice applicazione di regolamenti o prassi fredde e burocratiche, ma è ascolto, dialogo, confronto, progetto, verifica e rilancio». Lo ha sottolineato il cardinale Lorenzo Baldisseri intervenendo a un simposio svoltosi a Barcellona dal 28 al 31 marzo per iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee).

«Camminava con loro (Luca 24, 15). Accompagnare i giovani a rispondere liberamente alla chiamata di Cristo» il tema dei lavori, cui il segretario generale del sinodo dei vescovi è intervenuto nella giornata conclusiva. Dopo aver evidenziato come la prospettiva generale dell’assemblea del 2018 sia prettamente vocazionale, il porporato ha richiamato la necessità di uscire «dal circolo dell’autoreferenzialità narcisistica e mortifera del «chi sono io?», che è un tratto dominante della cultura globalizzata tardo moderna», per domandare «alla Chiesa stessa e a ogni giovane di entrare nel ritmo della più pertinente e decisiva domanda: «per chi sono io?»».

Per rispondere a tali interrogativi, la segreteria generale ha redatto e reso pubblico il documento preparatorio, «che è il primo momento importante del percorso» sinodale: «Il compito di questo breve e incisivo testo — ha spiegato Baldisseri — è interpellare la Chiesa universale nelle sue varie componenti».

Inoltre, al termine del documento preparatorio c’è un questionario, la cui compilazione rappresenta la seconda tappa dell’itinerario sinodale, «che si sta realizzando in questi mesi e durerà fino alla fine di ottobre». Non si tratta, ha avvertito il cardinale, di «una pura formalità», perché «in base alle risposte che perverranno, la segreteria del sinodo lavorerà per avere — presumibilmente entro la prima metà del 2018 — lo strumento di lavoro che sarà offerto ai padri come base della discussione e del confronto che si terrà» nell’ottobre del prossimo anno.

Spostando successivamente l’attenzione sull’Europa, il relatore ha accennato alla «crisi demografica in atto nel vecchio continente» e alla «sfida delle migrazioni», che «interpellano più che mai la nostra capacità di accoglienza della vita, di dialogo e di integrazione. Ridare fiducia e speranza ai giovani — ha commentato — significa ricominciare a sognare con loro, partendo dalla buona memoria dell’Europa». Anche perché, ha aggiunto facendo riferimento al disagio delle nuove generazioni europee, «la protesta, l’indignazione, il rifiuto sono segnali forti di una coscienza giovanile attenta e sensibile». Senza sottovalutare però, ha avvertito, l’emergere di «una crescente tentazione di percorrere le strade del terrorismo e del fondamentalismo anche di matrice religiosa, che trova in non pochi giovani europei un terreno fertile», visto che «senza una prospettiva e un senso, la vita, propria o altrui, perde ogni valore».

Infine il segretario generale ha ribadito come «vivere un’esperienza sinodale» significhi «camminare insieme sulla stessa strada» come totalità della Chiesa: «Papa, vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate, laici e laiche, giovani. Con il coraggio di mettersi in discussione, il desiderio di verificare le proprie convinzioni e la volontà di rilanciare le proprie pratiche». In tal senso il porporato ha indicato quattro priorità. La prima è che «il sinodo sia realmente un sinodo» e che «tutti si sentano interpellati, possano manifestare le loro convinzioni, siano felici di condividere le esperienze e proporre soluzioni». La seconda è che «ci sia un autentico ascolto del mondo dei giovani! Troppe volte nella Chiesa si parla dei giovani alla maniera in cui Giobbe a un certo punto parlava di Dio, ovvero «per sentito dire»». La terza priorità è un richiamo alla Chiesa affinché si metta «lealmente in discussione nel suo agire pastorale con i giovani, verificando quello che va e quello che non va, cercando strade nuove». E la quarta è un incoraggiamento «a sognare, a profetizzare e a rischiare, alla luce dello Spirito, sentieri nuovi» .

In sostanza, ha concluso il porporato, «nel percorso in atto non vi è nulla di predeterminato o di «già deciso», ma tutto dipende da quello che emergerà dal lavoro nelle Conferenze episcopali e dal questionario online». Ovvero quello rivolto direttamente ai giovani con lo scopo di favorire la loro partecipazione, che — ha assicurato — sta per essere messo online dalla segreteria generale (www.sinodogiovani2018.va).

(Osservatore Romano)

3 Aprile 2017 | 11:45
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giovani (724), sinodo2018 (100)
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