Avvento: tempo di attesa, di silenzio, di speranza.

di Don Marco Dania

Avvento: tempo di attesa, di silenzio, di speranza. Ricomincia l’anno liturgico e, come ogni inizio, ci offre l’opportunità di ripartire, di riprendere il cammino. È bello rimettersi in moto. È bello farlo fisicamente, ma anche spiritualmente. L’acqua, se resta ferma si imputridisce, è così anche per nostro cuore, ha bisogno di essere in costante movimento, altrimenti non genera più vita.
La parola di Dio di questa prima domenica d’avvento ci propone alcuni imperativi che ci aiutano a riprendere con slancio il cammino della vita, che suscitano in noi il desiderio di qualcosa di nuovo. «È tempo di svegliarvi dal sonno».
Sì, proprio adesso è giunto il momento di venire fuori dal letto delle nostre abitudini che non ci offrono nulla di nuovo. Ci capita in effetti di essere assopiti, assonnati, direi quasi un po’ narcotizzati. Quanta gente si perde nelle proprie reali o presunte depressioni. Quante persone si stordiscono con l’alcool, con la droga, si ubriacano di lavoro, si annebbiano di divertimento, si addormentano nel costante sonno della realtà virtuale. È tempo di svegliarci, di essere pronti, di vigilare. Non sappiamo quando il Signore verrà. L’Avvento è il tempo del desiderio, dell’attesa trepidante, dell’apertura del cuore a un annuncio che ci proietta verso un futuro ricco di speranza. «Venite saliamo sul monte del Signore ad esso affluiranno tutte le genti… spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, le loro lance e ne faranno falci, non impareranno più l’arte della guerra». Conserviamo tutti nel più profondo di noi stessi una grande nostalgia di questo futuro di pace. Spesso siamo delusi, non crediamo che sia più possibile, potrà l’uomo imparare a vivere in pace? Da solo non è in grado di raggiungerla, di costruirla, è necessario che venga il Principe della pace, soltanto lui può donarla al mondo. Ma quado lui verrà, saremo capaci di riconoscerlo?
Solo chi è sveglio, vigile, attento, pronto, può riconoscere i segni della sua presenza. Una presenza nascosta, delicata, silenziosa, misteriosa, ma reale. Il Signore stesso ci dice che egli verrà come un ladro di notte, cioè quando meno ce lo aspettiamo, in modo improvviso. Egli è già venuto nella storia e viene ogni giorno nella nostra vita. Verrà anche alla fine dei tempi, per giudicarci. In questo tempo di attesa siamo invitati a «gettare via le opere delle tenebre a indossare le armi della luce». Mi piace questo verbo «gettare». Dobbiamo proprio sbarazzarci da tutto ciò che appesantisce il nostro cammino, da tutto ciò che ci impedisce di procedere con passo rapido incontro al Signore. Ognuno di noi lo sa bene, ha le sue pesantezze, sbarazziamocene e rivestiamoci delle armi della luce, viviamo come figli della luce, cioè con limpidezza. Non seguiamo la logica del doppiogiochismo, del compromesso, dell’apparire ciò che non siamo, ma lasciamoci aprire il cuore alla bellezza dell’essere nuove creature. Accendiamo allora la nostra prima candela d’avvento ed accendiamo il nostro cuore perché, ardente di passione, attenda il Signore come le sentinelle l’aurora. Buon Avvento!

27 Novembre 2016 | 06:24
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avvento (90)
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