Attentato in Congo, il cordoglio del Papa

«Con dolore ho appreso del tragico attentato avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo, nel quale hanno perso la vita il giovane ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere trentenne Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese Mustapha Milambo».

Si apre con queste parole il messaggio di cordoglio di Papa Francesco indirizzato al presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.

Servitori della pace

Il Pontefice esprime inoltre il suo cordoglio ai familiari delle vittime, al corpo diplomatico e all’arma dei carabinieri «per la scomparsa di questi servitori della pace e del diritto». Il Papa ricorda inoltre «l’esemplare testimonianza del signor ambasciatore, persona di spiccate qualità umane e cristiane, sempre prodigo nel tessere rapporti fraterni e cordiali, per il ristabilimento di serene e concordi relazioni in seno a quel Paese africano». Come pure «quella del carabiniere, esperto e generoso nel suo servizio e prossimo a formare una nuova famiglia».

Preghiere

Francesco eleva infine «preghiere di suffragio per il riposo eterno di questi nobili figli della nazione italiana» ed esorta a confidare «nella provvidenza di Dio, nelle cui mani nulla va perduto del bene compiuto, tanto più quando è confermato con la sofferenza e il sacrificio». «A lei, signor presidente, ai congiunti e ai colleghi delle vittime e a tutti coloro che piangono per questo lutto – si legge infine nel telegramma – invio di cuore la mia benedizione.

Una testimonianza: «Era buono e alla mano»

«Sabato scorso, il 20 febbraio, l’ambasciatore era a Bukavu (Sud Kivu). È stato ospite della missione dei saveriani dove ha tenuto un breve incontro con gli italiani, presente anche il direttore aggiunto del Programma alimentare mondiale (Pam). La domenica mattina, dopo la messa, sono partiti entrambi alla volta di Goma.

Ci siamo lasciati con grande entusiasmo, anche perché ci ha detto che aveva avuto il nulla osta dal governo per un’adozione di bambini e ci aveva promesso un console fisso a Goma per espletare pratiche burocratiche senza dover andare a Kinshasa. Con il Pam abbiamo discusso di alcuni progetti per far fronte al problema dei bambini malnutriti».

Così il missionario saveriano Giovanni Magnaguagno, sul sito Nigrizia, che continua: «Era affezionato a noi ed era già venuto a trovarci con sua moglie. Ci aveva aiutato con attività agricola per una cooperativa e ci aveva procurato un finanziamento per una latteria. Si stava dando da fare per aiutare i bambini di strada. Era una persona molto buona e alla mano, ci davamo del tu. Sua moglie stava gestendo un attività di recupero di ragazzi e bambini di strada con l’organizzazione Sofia».

Agenzie/red

24 Febbraio 2021 | 12:17
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