Papa e Vaticano

Armenia. Una religiosa: il Papa a casa nostra, un grande dono

Gyumri, seconda città dell’Armenia, è il luogo scelto per la celebrazione della Messa di Papa Francesco durante il suo imminente viaggio apostolico. In questa città, dopo il devastante terremoto del 1988, vive Suor Arousiag, di origine siriana. La religiosa 71.enne è attualmente la superiora dell’Orfanatrofio dell’Immacolata Concezione che si sta preparando ad accogliere quello che lei stessa definisce il suo «ospite illustre». Davide Dionisi l’ha intervistata:

R. – Noi siamo arrivate dopo il terremoto del 1988. Prima abbiamo lavorato a Spitak, l’epicentro del terremoto. Eravamo due sorelle. La gente di Spitak era tutta in lutto, adulti e ragazzi, perché la maggioranza di loro aveva perso l’intera famiglia. Poi siamo andate al villaggio Arevik, un villaggio cattolico. La gente voleva che noi andassimo lì per fare la catechesi. Abbiamo insegnato nella scuola pubblica con il permesso del Ministero dell’educazione.

D. – Parliamo adesso della visita del Papa: come la state raccontando alla comunità?

R. – Quando hanno detto che il Papa veniva in Armenia, all’inizio ho detto: «No, mi prendono in giro! Il Papa, quest’uomo per il quale prego ogni giorno, una persona che mi piace molto, viene da noi in questo piccolo orfanotrofio per vedere i nostri piccoli ragazzi?». Ma l’arcivescovo mi ha detto: «È vero, il Papa viene da voi per pranzo e anche per riposare un po’. Preparate le camere». Ho detto: «Ma, per questo Papa io lascerò tutto così com’è», perché io so che lui non vuole che le persone facciano cose straordinarie per la sua visita.

D. – Quanti bambini avete nel vostro orfanotrofio?

R. – In totale 37, ma ne abbiamo 9 a Yerevan – ragazzi e ragazze – che studiano all’Università.

D. – Non farete niente di eccezionale, ma che cosa preparerete per il Papa?

R. – Prepareremo canti anche in lingua italiana per lui perché i nostri ragazzi sanno cantare in molte lingue. Abbiamo un coro professionale.

D. – Avete preparato un dono particolare?

R. – Sì, sì…

D. – Può anticiparcelo?

R. – Una statua di due ragazzi che cercano una casa, perché ospitiamo tanti ragazzi che provenivano dalla strada e che la polizia ha portato qui.

D. – Una statua in legno?

R. – In bronzo.

D. – E chi l’ha realizzata?

R. – Uno scultore di Yerevan, non molto famoso, ma che fa delle cose molto belle!

(Da Radio Vaticana)

21 Giugno 2016 | 14:21
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