Anche se la «Chiesa brucia», lo Spirito continua a soffiare

È il 15 aprile 2019, quando la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi prende fuoco riportando danni gravissimi. In serata il crollo della flèche, l’alta guglia simbolo dell’architettura neogotica, getta nel panico i fedeli accorsi davanti alla chiesa e gli spettatori che seguono la diretta in tutto il mondo. Si teme che Notre-Dame possa collassare, poi per fortuna l’incendio viene domato dopo oltre ventiquattr’ore. Una scena evocativa che ha suscitato la riflessione di Andrea Riccardi, 71 anni, storico italiano e voce nota nel cristianesimo europeo. Riccardi è il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, una delle realtà laicali più vivaci tra quelle sorte dopo il Concilio Vaticano II. Da poche settimane è uscito il suo ultimo saggio intitolato appunto «La Chiesa brucia», edito da Laterza. Abbiamo incontrato il professor Riccardi a Roma per una lunga intervista che andrà in onda nella puntata odierna di «Strada Regina», su RSI La1 alle 18.35. Le sue considerazioni muovono proprio dall’incendio di Notre-Dame. È l’immagine simbolica di una Chiesa cattolica che vive una crisi che Riccardi definisce «preoccupante» e rischia di crollare a causa di vari fattori: la mancanza di vocazioni, il calo dei credenti praticanti, la difficoltà a parlare ai giovani, la debolezza di una struttura avvertita da molti come verticistica e maschilista. Davanti alle fiamme di Parigi, però, si fanno spazio nel fondatore di Sant’Egidio, anche altre due considerazioni. In primo luogo la reazione di un mondo laico ugualmente preoccupato dalla fragilità della Chiesa: «Che cosa sarà dell’Europa senza il cristianesimo? », chiede provocatoriamente Riccardi. Una domanda che angoscia anche tanti intellettuali del nostro tempo, consapevoli che il patrimonio di umanità, di cultura, di dedizione morale portato dalla fede cattolica è un valore troppo prezioso per le nostre società divise e frammentate. E ancora, il fuoco che brucia la Chiesa madre di Francia ricorda quello dello Spirito, che soffia in modo imprevedibile e apre strade di rinnovamento. Riccardi non ha dubbi: «In passato, dagli anni Sessanta fino agli anni Ottanta, erano molto diffusi sentimenti di ostilità verso la Chiesa e il cristianesimo. Oggi non è più così, e lo si è visto anche nell’ultimo anno di pandemia. Da un lato sono affiorati molti comportamenti riconducibili alla dimensione cristiana, come le ondate di solidarietà o il semplice affidarsi alla preghiera. E in secondo luogo sono riemerse tante domande di senso». La Chiesa di oggi, però, riesce a intercettare questa ricerca spirituale? «Qui sta il punto», riflette Riccardi: «Occorre prendere sul serio le domande della gente. A volte, invece, sembra che ci interroghiamo su come rabberciare il presente. Ma la crisi forse non è un segno di declino, bensì di passaggio verso il futuro». Da dove ripartire? In estrema sintesi: «Bisogna lavorare per una Chiesa che sia vera comunione di uomini e donne». Le riflessioni di Riccardi hanno l’autorevolezza di chi ha attraversato da protagonista oltre mezzo secolo di vita della Chiesa europea e mondiale. La comunità di Sant’Egidio nacque nel 1968 come gruppo di giovani che s’incontravano per leggere insieme la Bibbia e offrire assistenza ai poveri delle borgate di Roma, soprattutto gli immigrati giunti dal sud Italia nelle baracche in riva al Tevere. Oggi Sant’Egidio è presente in oltre 70 Paesi del mondo dove anima la vita parrocchiale e diocesana, in particolare con momenti di spiritualità e attività caritative. La Comunità ha costruito nel corso del tempo una rete di relazioni che le permette di esercitare un ruolo diplomatico in vari contesti: per esempio fu storica, nel 1992, la mediazione in Mozambico da parte di Riccardi e dell’attuale cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, che consentì la pace in un Paese distrutto dalla guerra civile. Riccardi ha poi avuto modo di conoscere da vicino gli ultimi tre Pontefici: San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Una storia personale intrecciata con quella della Chiesa cattolica, che secondo lui sta bruciando come Notre-Dame, ma ha ancora tanto da dire al mondo. A patto che, come si legge in un testo di padre David Maria Turoldo citato al termine del libro, si salvi dal «colore grigio » per ritrovare «la poesia e la fede».

di Gioele Anni

30 Maggio 2021 | 12:05
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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