Amazzonia, devastata dal coronavirus e dall’incuria dello Stato

L’Amazzonia brasiliana sta vivendo un altro momento drammatico della sua storia. Innumerevoli massacri e atrocità sono stati commessi contro i popoli indigeni, così come da sempre è stata assente una vera politica pubblica per i popoli amazzonici: riberinhos, abitanti dei fiumi, seringheiros, raccoglitori di gomma, quilombolos, popoli di origine afro, e i molti migranti che popolavano questa terra. A denunciare questa situazione è il portale italiano Nigrizia.it

L’Amazzonia è sempre stata una frontiera economica per i gruppi avidi di denaro e di potere che la sfruttavano, e continuano a sfruttarla, senza alcuna considerazione per le persone che vi abitano e le loro reali necessità.

Lo scenario che abbiamo oggi in Brasile non è affatto consolante, con un aumento costante dei casi di contaminazione e dei decessi per Covid-19. Ad oggi contiamo più di novemila morti confermate con uno spaventoso aumento dei decessi per problemi respiratori, ben al di sopra di quanto registrato nello stesso periodo dello scorso anno, che il governo non contabilizza come morti per coronavirus. Questa situazione caotica ha portato al crollo dell’intero sistema sanitario del paese, già prima precario.

In Amazzonia la situazione è la peggiore di tutto il Brasile; manca l’assistenza sanitaria di base e la situazione è molto preoccupante. Nella maggior parte delle città mancano i servizi essenziali di base come servizi igienici e unità di salute pubblica. Nella regione amazzonica si concentrano solo il 10% di questi servizi, rispetto al resto del paese.

I sessantasette vescovi dell’Amazzonia brasiliana hanno pubblicato una nota in difesa della vita dei popoli indigeni e amazzonici. I vescovi dichiarano pubblicamente che «i popoli tradizionali richiedono maggiore cura e un trattamento differenziato, assieme alle popolazioni urbane più fragili, soprattutto quelle che vivono nelle periferie delle grandi città», e mettono in guardia: «La devastazione causata dal coronavirus e dalla crisi socio-ambientale, preannunciano l’immensa tragedia umanitaria causata dall’abbandono da parte delle autorità politiche regionali e nazionali».

La pandemia ha infatti rivelato la mancanza di attenzione da parte delle istituzioni alle comunità più lontane in Amazzonia, nei centri urbani e nelle periferie, prive di politiche pubbliche. Per quanto riguarda i popoli indigeni la situazione non fa che peggiorare, perché oltre al problema sanitario stanno aumentando in modo sistematico anche le minacce ai leader e alle loro comunità, con un preoccupante incremento della violenza e delle violazioni dei diritti umani.

La pandemia agisce di pari passo con un governo che destabilizza l’intera nazione, la cui retorica favorisce il pregiudizio e la discriminazione, la mancanza di rispetto per la Costituzione e la democrazia. Questa politica nefasta e genocida, vuole consegnare al capitale economico internazionale i territori indigeni e le unità di conservazione ambientale.

Lo sta facendo anche grazie alla Misura Provvisoria 910/19 che il governo ha inviato al Congresso Nazionale. Una misura che legalizza l’accaparramento delle terre, la deforestazione e di conseguenza l’invasione e la devastazione delle terre indigene e dei territori tradizionali.

Purtroppo, gli invasori non sono in quarantena e con più voracità stanno deforestando la foresta amazzonica e contaminando le acque e la terra. L’inefficienza dello Stato brasiliano nel frenare questa azione della criminalità organizzata nella regione fa si che deforestazione e violenza siano aumentate in questi ultimi mesi. E le popolazioni indigene sono le più vulnerabili.

È necessario, oggi più che mai, unire gli sforzi per garantire l’integrità fisica e culturale dei popoli indigeni e, soprattutto, dei popoli isolati. È necessario moltiplicare gli sforzi, investire molte risorse per la protezione e il controllo permanente dei territori, limitando qualsiasi azione illecita da parte degli invasori.

14 Maggio 2020 | 14:38
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